Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

12 settembre 2006

codice deontologico

Il protagonista di questa storia è un signore deceduto durante il turno di lavoro di quella mattinata, nella quale ero presente anch’io, nell’indifferenza più totale dell’intero reparto e, secondo me, nella più totale mancanza assoluta di semplici e basilari forme di rispetto per lui e per i suoi famigliari. In particolar modo, la moglie.
Purtroppo le condizioni di quel signore, ricoverato in reparto da più di venti giorni, stavano di giorno in giorno peggiorando.
Io mi ero ormai abituato a rivedere giorno dopo giorno, durante la visita dei parenti, la maschera di dolore che divideva ormai il volto felice di una volta di sua moglie, dal volto addormentato e non del tutto in pace del proprio marito di oggi.
Non è difficile ricordare.
Di tutti i reparti che ho visitato, questo è forse l’unico luogo, dove l’amore per un proprio caro, è visibile a tutta l’equipe nel modo più sincero e trasparente possibile.
Ricordo la cura e l’amarezza nello sguardo di quella donna per suo marito, ricco di ricordi e sfregiato a sangue da quel pizzico di tremendo destino, che se ne stava andando via, con la stessa velocità di com’era arrivato, portandosi via suo marito, portandosi con sé il loro futuro.
Futuro che non arriverà mai.
Poco prima scrivo che di tutti i reparti che ho visitato, la rianimazione è forse l’unico luogo dove l’amore per un proprio caro, è visibile a tutta l’equipe nel modo più sincero e trasparente possibile. Purtroppo quel giorno però ho avuto la conferma che non tutti se ne erano accorti, e la pensavano come me. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Perché i miei colleghi restavano indifferenti a quel MOMENTO?
Il paziente è morto, si spegne tutto.
Il mio orecchio abituato ormai al rumore delle strumentazioni provenienti da quella posizione non sente più nulla. Ma credo che il tutto duri solo per un attimo. Ed ecco il punto.
Ora il mio orecchio sente le strumentazioni di tutti gli altri pazienti rimasti in vita: perché il reparto non è morto, tutto va avanti, tutto come prima. O quasi.
Di diverso c’è solo un letto libero in più.
Noto nelle facce dei miei colleghi, la più totale indifferenza.
La routine va avanti.
I divertenti discorsi privati delle colleghe s’intrecciano con il dolore della moglie.
Le risate, si uniscono al pianto.
La voglia di silenzio inciampa sul menefreghismo. Ferendosi.
In più noto sulla faccia della moglie, una sensazione di timore e paura nei nostri confronti, quasi come se si sentisse in colpa per il suo dolore, quasi come non volesse disturbarci!! A noi!!
Sono convinto che se avesse potuto, avrebbe lei stessa, con la sua forza, preso suo marito e lo avrebbe portato via, verso il silenzio.
Pensavo nei giorni precedenti la morte, come si sarebbe comportata la moglie quando sarebbe accaduto, come avrebbe reagito?
Ci ripenso ora, con la convinzione che non ha reagito nel modo che voleva. Mancava tutto: silenzio, comprensione, empatia, dolore.
L’ho ritrovata quindi ancora più ferita. Ancora più segnata.
Oltre al dolore della perdita se ne aggiungeva un altro: il dolore del mancato rispetto.
Non mi sembrava giusto, ma subii anch’io la situazione.
Ora mi vendico, raccontandola.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Quanto hai ragione...ho passato una specie di incubo quando mia mamma stava male, ma più di me la lucy, che la portava in giro per tutti gli ospedali...l'abbiamo vista stare in piedi senza la forza di starci, con una stronza che raccontava i cazzi suoi al telefono ed era in grado solo di dire "sono 100 euro" alla fine della "visita" e se andava bene ti beccavi anche dei nomi...credo che ci sia molta gente preparata e competente nel tuo ramo ma ce ne sono altrettanti che non hanno ancora capito che le persone non sono macchine rotte, sono appunto PERSONE con problemi, incertezze, sentimenti e paure..soprattutto paure..proprie e dei famigliari che gli stanno accanto...ci vorrebbe solo un po' di buona educazione e di RISPETTO, cosa che i miei m'hanno insegnato fin dall'asilo...senza questi presupposti basilari con la laurea ti ci puoi pulire il culo quando vuoi..scusa per la mega torta e BEN TORNATO...PS (un applauso al giannino che si è occupato di aggiustare internet) un bacio LALLA.

Anonimo ha detto...

FINALMENTE UN GRAZIE, BELLA LALLA!!!!!!!!!!!!!!!

viveresisteresistendo ha detto...

ciao lalla!!

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