Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

07 agosto 2010

la notte con la coda

Turno notturno, in pronto soccorso. Saranno state le due o forse tre.
Una notte tranquilla.
Il reparto deserto ed i "rumori" tipici dell'ospedale, quel suo rispettabile e compassionevole silenzio, che avvolge come una calda coperta i malati proteggendoli, e che permette a medici ed infermieri di inabissarsi nei propri pensieri. Quel suo caratteristico silenzio ansioso e triste che da sempre lo contraddistingue, d'un ospedale in piena stagione estiva, come unica arma di difesa ad una calda ed afosa notte fradicia ed intrisa di urla, bicchieri, tuffi e quant'altro, scatenati appena fuori dalle sue mura.
Per far passare semplicemente il tempo parlavamo tra colleghi del più e del meno. Finchè uno di noi raccontò d'un uomo, giovane, affetto da un tumore devastante, entrato qualche giorno prima. Discutemmo della sua pena, della sua croce. Di quando implorò al personale in servizio di aiutarlo a farla finita. Della sua voglia di morire. La breve storia pietrificò tutti; Eppure durò meno di quattro, cinque minuti

e poi il campanello del pronto soccorso suonò ed il tutto svanì.

Allo smonto, quando timbrai l'uscita, trovai una collega. Gli chiesi di quell'uomo. Se sapeva qualcosa. Mi disse che era morto, poco dopo l'ingresso.
Mi salutò poi augurandomi buona giornata. Correva perchè avrebbe passato un intero giorno al fiume con i propri figli. La salutai anch'io, indossai quindi gli occhiali da sole e varcai le porte dell'ospedale. Mi avvicinai dopo una breve passeggiata alla macchina, allungai il percorso, volevo camminare un pò. Fuori dall'ospedale la luce estiva faceva già da contorno ad un nuovo giorno, caldo e straordinariamente meraviglioso. Andaì poi al bar, ordinai un caffè e feci finta di leggere il giornale. Ascoltai attentamente il suono delle campane...ben presto sovrastate, qualche secondo dopo, dalle sirene di un'ambulanza che conoscevo bene. Erano le otto, non avevo sonno.

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