Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

30 dicembre 2010

L'Enkutatash



Vi sembrerà strano ma io capodanno quest'anno l'ho già vissuto!
Non mi credete? Adesso vi spiego...

Il calendario etiope è costituito da 12 mesi di 30 giorni ciascuno, seguito da un periodo di 5 giorni.
Ogni quattro anni, durante l'anno bisestile, viene aggiunto un giorno supplementare nell'ultimo periodo, quindi l'anno è mediamente composto da 365,25 giorni. Il primo dell'anno corrisponde al nostro 11 settembre (il 12 negli anni bisestili). Oggi secondo il calendario gregoriano, in uso in Italia ed in tutti i paesi occidentali, è il giorno 30-12-2010, in Etiopia invece è il 21 Tahesas 2003.

L'11 settembre del 2007 l'Etiopia è entrata nel 2000!

L'ora viene calcolata dall'alba e non dalla mezzanotte come avviene da noi. Non è raro quindi che chiedendo l'ora a pranzo vi dicano che sono le sette!

Mentre vi sto scrivendo qui in Italia sono le 0:18, in Etiopia sono le 1:18 secondo l'ora straniera e le 6:18 secondo l'ora locale!

Stranezze vero?

Scrivevo che in Etiopia il primo dell'anno corrisponde all'11 settembre. Il capodanno viene chiamato Enkutatash e coincide con la festa di San Giovanni Battista. Quest'anno a settembre mi trovavo a quasi tremila metri di altitudine in un villaggio a nord di Addis Abeba di nome Mendida. Eravamo ospiti come sempre delle Suore. Dopo una splendida cena ricordo che siamo usciti dalla grande casa per festeggiare l'Enkutatash e ci siamo diretti sull'altopiano dove è collocata la bellissima chiesetta di Mendida. Fuori da essa ho festeggiato il mio secondo capodanno che mi ha fatto "rivivere" l'ingresso nel 2003 e tra qualche giorno per me sarà il secondo capodanno nel giro di quattro mesi!

L'Enkutatash è una festa di primavera; i bambini danzano per le strade distribuendo fiori e dipinti miniaturizzati, si accendono falò (i quali vanno attraversati saltandoci sopra!), si danza e si balla.
Insomma ci si diverte davvero con poco.

Ogni capodanno è bello proprio perché luccica di una sua  unicità, di  memorabili momenti.
E' fatto di luce caratterizzata da storiche credenze locali o semplicemente frivole mode annuali. Vi presenziano scherzosi celebrativi, divertenti riti, musiche, colori, persone. In determinate zone dell'Etiopia manca tutto, dalle scarpe alla luce elettrica, dai giochi ai medici. Da noi invece il capodanno è sempre più legato al consumismo. Vi è una dannata voglia di eccesso, di cose esclusive e costose, che spesso si confondono con tante altre cose... che, ad essere sincero, in Etiopia non mi sono mancate. Molto probabilmente ho vissuto tale esperienza con una intensità superiore e molto diversa rispetto ai capodanni vissuti in Italia. Oserei quasi dire che ho vissuto un capodanno intensamente umanicizzato.

Sarà quindi strano festeggiare tra qualche ora il capodanno al ristorante spagnolo della mia città e venerare e gioire nel pagare quaranta o cinquanta euro nel nome del "gran cenone di capodanno" solo perché è l’ultimo dell’anno e non capire in fondo il perché.

Con l'inevitabile rischio di ripensare l'Etiopia e rovinarmi la festa nella noche mas caliente dell'anno.

In attesa di scoprirlo...












1 commento:

Anonimo ha detto...

non potevi descriverlo meglio...!
sei grande dany !
lucy

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