Sarà stato emozionarmi ancora una volta all'ascolto di una versione live del '74 di Heroin, firmata Lou Reed e con essa rievocare l'ingresso in ambulatorio di un ragazzo della mia tenebrosa vallata in overdose, avvenuta quache mese fa, che stasera ho deciso di scrivere di "Lulu ", l'album studio nato dalla collaborazione dell'amato cantautore statunitense con il famoso gruppo musicale Metallica (pubblicato recentemente).
L'album è impegnativo; lo scontro in apparenza affettuoso ma, sinceramente, osservandoli e ascoltandoli grazie anche ad un video tratto da "Che tempo che fa", non ci si può nascondere nell'affermare che la "dinamica dell'impatto" sia t-o-s-t-a per entrambe le parti in palcoscenico!
Lewis Allan Reed stona, è vero e forse realmente qualcosa non quadra... non torna: la voce è traballante, appesa ad un filo, acuminatamente in ritardo e non si sa come... eppure...
Eppure quella voce traballante e che sembra mordacemente appesa ad un filo, quei grezzi settant'anni di storia del rock e di delicate quanto ruvide strimpellate... stanno-in-piedi.
Stanno-in-piedi.
E con i suoi piedi, o meglio, con le sue gambe si è allontanato dal nostro piccolo pronto soccorso quel fragile ragazzo che, in una calda notte d'estate, ha firmato per dileguarsi frettolosamente nell'oscurità, per ritornare a sbavare in un angolo della Val Tidone chissà dove, dopo aver rischiato di lasciarci la pelle a causa di un'overdose.
Ci giunse in coma, ancora cianotico, dopo essere stato rinvenuto in arresto respiratorio.
A salvarlo ci pensò poi il Naloxone, l'antidoto degli oppiacei.
Dopo essere resuscitato, oltre che insultarci ripetutamente, di dileguò al più presto enlla buia notte, forse per nascondersi, prima che da tutto il mondo... da se stesso.
Ma a non tutti piace nascondersi a se stessi, anzi.
Così come fortunatamente c'è ancora qualcuno che non ha affatto paura del buio e che resiste combattendolo.
Irma Zetinha nelle favelas non si nasconde. Irma Zetinha non ha paura del buio.
Questa piccola quanto coraggiosa e caparbia suora, con la sua piccola luce, tutti i giorni, s'impegna nelle favelas Brasiliane guerreggiando contro le oscurità che è capace di provocare l'uomo. L'ho conosciuta un mese fa a Maceio, la capitale dell'Alagoas. Zetinha è ua persona luminosa, solare, raggiante, radiosa! Credetemi non esagero. Il suo impegno a favore degli ultimi è immenso e non "solamente" indistinto e racchiuso in una preghiera ma si realizza con incontri di gruppo, con le ragazze madri o insegnando a leggere e scrivere ai piccoli delle favela.
E' commovente.
Non è affatto semplice lavorare nelle favela.
Prima di poter entrare in una di esse infatti bisogna che, chi la dirige, decida di poterti fare entrare..senza che ti venga conficcato un proiettile o un coltello da qualche parte del corpo, ancor prima di scegliere l'angolo dove avvicinare gli "ultimi" ben inteso. Che ti piaccia oppure no. Non esistono compromessi, ma solamente le "sue" regole: le regole della favela.
Solamente quando si è stati autorizzati ad entrare..iniziano i problemi; quando si sbatte la faccia con la prostituzione minorile, le ragazzi madri (quattordicenni in attesa del primo o secondo figlio..), la violenza, le gang ma, soprattutto, la droga.
Qui la droga è tutto.
Qui la droga cammina, respira, non ha confini e, a differenza delle sue vittime, essa è beffardamente immortale. E' coltivata, sniffata, immagazzinata, venerata, impacchettata, pesata, venduta e calcolata. S'impossessa dei bambini che giocano ancora in strada e che hanno appena imparato a camminare; delle loro madri, delle ragazze gravide e dei loro feti.
Qui le conseguenze della droga vengono anche combattute, oltre che dai mezzi blindati e dalle forze speciali calati giù dagli elicotteri della polizia militare, da persone come Irma Zetinha ..
.. e che rabbia godersi Lou Reed che canta impietoso
L'album è impegnativo; lo scontro in apparenza affettuoso ma, sinceramente, osservandoli e ascoltandoli grazie anche ad un video tratto da "Che tempo che fa", non ci si può nascondere nell'affermare che la "dinamica dell'impatto" sia t-o-s-t-a per entrambe le parti in palcoscenico!
Lewis Allan Reed stona, è vero e forse realmente qualcosa non quadra... non torna: la voce è traballante, appesa ad un filo, acuminatamente in ritardo e non si sa come... eppure...
Eppure quella voce traballante e che sembra mordacemente appesa ad un filo, quei grezzi settant'anni di storia del rock e di delicate quanto ruvide strimpellate... stanno-in-piedi.
Stanno-in-piedi.
E con i suoi piedi, o meglio, con le sue gambe si è allontanato dal nostro piccolo pronto soccorso quel fragile ragazzo che, in una calda notte d'estate, ha firmato per dileguarsi frettolosamente nell'oscurità, per ritornare a sbavare in un angolo della Val Tidone chissà dove, dopo aver rischiato di lasciarci la pelle a causa di un'overdose.
Ci giunse in coma, ancora cianotico, dopo essere stato rinvenuto in arresto respiratorio.
A salvarlo ci pensò poi il Naloxone, l'antidoto degli oppiacei.
Dopo essere resuscitato, oltre che insultarci ripetutamente, di dileguò al più presto enlla buia notte, forse per nascondersi, prima che da tutto il mondo... da se stesso.
Ma a non tutti piace nascondersi a se stessi, anzi.
Così come fortunatamente c'è ancora qualcuno che non ha affatto paura del buio e che resiste combattendolo.
Irma Zetinha nelle favelas non si nasconde. Irma Zetinha non ha paura del buio.
Questa piccola quanto coraggiosa e caparbia suora, con la sua piccola luce, tutti i giorni, s'impegna nelle favelas Brasiliane guerreggiando contro le oscurità che è capace di provocare l'uomo. L'ho conosciuta un mese fa a Maceio, la capitale dell'Alagoas. Zetinha è ua persona luminosa, solare, raggiante, radiosa! Credetemi non esagero. Il suo impegno a favore degli ultimi è immenso e non "solamente" indistinto e racchiuso in una preghiera ma si realizza con incontri di gruppo, con le ragazze madri o insegnando a leggere e scrivere ai piccoli delle favela.
E' commovente.
Non è affatto semplice lavorare nelle favela.
Prima di poter entrare in una di esse infatti bisogna che, chi la dirige, decida di poterti fare entrare..senza che ti venga conficcato un proiettile o un coltello da qualche parte del corpo, ancor prima di scegliere l'angolo dove avvicinare gli "ultimi" ben inteso. Che ti piaccia oppure no. Non esistono compromessi, ma solamente le "sue" regole: le regole della favela.
Solamente quando si è stati autorizzati ad entrare..iniziano i problemi; quando si sbatte la faccia con la prostituzione minorile, le ragazzi madri (quattordicenni in attesa del primo o secondo figlio..), la violenza, le gang ma, soprattutto, la droga.
Qui la droga è tutto.
Qui la droga cammina, respira, non ha confini e, a differenza delle sue vittime, essa è beffardamente immortale. E' coltivata, sniffata, immagazzinata, venerata, impacchettata, pesata, venduta e calcolata. S'impossessa dei bambini che giocano ancora in strada e che hanno appena imparato a camminare; delle loro madri, delle ragazze gravide e dei loro feti.
Qui le conseguenze della droga vengono anche combattute, oltre che dai mezzi blindati e dalle forze speciali calati giù dagli elicotteri della polizia militare, da persone come Irma Zetinha ..
.. e che rabbia godersi Lou Reed che canta impietoso
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