Ieri notte, durante il mio turno notturno in ambulanza, ho ricevuto una chiamata dalla mia centrale operativa per un codice rosso proprio dove abito io, nel mio paese natale. L'indirizzo, ironia della sorte, coincideva esattamente con la casa della mia ottantacinquenne nonna. Una volta sul posto le ho prestato le prime cure e, dopo averla ospedalizzata, si è deciso di ricoverarla causa un lieve addensamento polmonare.
Oggi sono andato a trovarla.
Accanto al suo letto vi era un'altra donna allettata in ossigenoterapia con al capezzale la badante filippina.
Sia mia nonna che la sua vicina di letto continuavano a ripetermi di quanto sia brutto invecchiare e che forse converrebbe morire più giovani; insomma per farvi capire sono i soliti discorsi che portano a pensare gli acciacchi e le invalidità della vecchiaia. Noi infermieri siamo parecchio abituati a queste conversazioni e ognuno di noi cerca, in qualche modo, utilizzando la propria personale esperienza e qualche "trucchetto", di sdrammatizzare questa gravosa atmosfera di tristezza che regna in tante stanze d'ospedale, cercando il più possibile di non emettere le solite frasi banali -tanto-per- (io almeno faccio così) ma ambendo a "controbattere" i tristi stati d'animo dei vecchietti, mirando quindi ad "alleggerire", in qualche maniera, con piccoli gesti o semplici frasi, la loro esperienza con la malattia, con il tempo che passa, con i ricordi, con l'avvicinarsi della morte. Non è affatto facile (anche se lo può sembrare in apparenza, quando si tratta di relazionarsi con persone anziane..) e vi assicuro che trovare parole di conforto in momenti delicati, davanti alla realtà delle cose (malattia, vecchiaia, crudeltà, ingiustizzia; vita?) è veramente difficile; a meno che non si decida di emettere le solite frasi di circostanza, banali e frettolose che non fanno altro che anestetizzare ancora di più una semplice richiesta d'ascolto del triste vecchietto. Perché? Perché il vecchietto\a ti spiazza, ti fa sembrare un emerito imbecille credetemi, quando si tratta di discutere di tempo che passa, disgrazie e di come difendersi dalla vita.
Io credo alle loro parole. Credo alla loro tristezza e alla tragicità della vecchiaia (ma anche a tutte le ricchezze che comporta essa non dimentichiamocelo). Ma l'infermiere deve guardare oltre, utilizzare l'arte infermieristica ed è suo dovere intervenire per alleviare un disturbo, di qualsiasi natura, è nel nostro DNA.
Deve riconoscere le priorità e scovare ciò che conta.
Io utilizzo un piccolo metodo che spesso lascia sbigottiti i vecchietti, dovreste vedere le loro facce (..e quelle delle badanti!).
Allargo le braccia cercando di far considerare la distanza che esiste da mano a mano la lunghezza temporale della propria vita. Se è pur vero che l'ultima parte comporta grandi sofferenze e limitazioni e che è giusto per tutti noi, compresi loro stessi, considerarla con cura, tuttavia fanno male a soffermarsi solo esclusivamente su quell'ultimo ritaglio d'esistenza demoralizzandosi. Una volta infatti tolta quella piccola parte il resto è stato molto .. molto altro!
Una vita splendida, vissuta intensamente fatta di tanti sacrifici ma anche tante soddisfazioni, diventando ESEMPI. Arricchendo il prossimo .. l'umanità. Tutti pregi che ha comportato invecchiare.
Mia nonna mi ha cresciuto e, prima di me, ha cresciuto mio padre. Ha lavorato fin da bambina nei campi di riso; ha lavorato sodo, guadagnando niente e con umiltà. Non ha mai rubato nulla e ha sempre rispettato il prossimo. Si è innamorata d'un giovanotto accompagnandolo fino alla sua morte avvenuta sessantanni dopo. Ha indicato i colori, ha insegnato migliaia di parole, di numeri, comportamenti, gesti. Ha collezionato ricordi, gioie, passioni, sconfitte. Ha vissuto, esistito e resistito (a tuttora). Togliete la brutta parte della vecchiaia (che non inizia a sessantanni e, per alcune persone, nemmeno a ottanta..inizia per tanti altri spiacevoli motivi..) il resto è stata poesia vitale.
Cerco sempre di far considerare spavaldamente la ricchezza della propria vita a tutti quei audaci vecchietti che sfidano la propria storia.
Magari (anzi sicuramente) sono malato io e forse non servirà a niente. A volte mi sento stupido e, tante altre, non faccio nemmeno in tempo ad iniziare il discorso che suona un campanello o il telefono di turno.. ma non importa ..
..oggi, per esempio, una volta finito il mio piccolo monologo, mia nonna, la sua vicina di letto (e la filippina!), versavano tenere lacrime di gioia (..tranquilli che l'infermiere riconosce anche quelle!) e me ne andai davvero felice quando mi salutarono un po' più sollevate e serene di quando le vidi una volta entrato.
Questo è ciò che conta.
Oggi sono andato a trovarla.
Accanto al suo letto vi era un'altra donna allettata in ossigenoterapia con al capezzale la badante filippina.
Sia mia nonna che la sua vicina di letto continuavano a ripetermi di quanto sia brutto invecchiare e che forse converrebbe morire più giovani; insomma per farvi capire sono i soliti discorsi che portano a pensare gli acciacchi e le invalidità della vecchiaia. Noi infermieri siamo parecchio abituati a queste conversazioni e ognuno di noi cerca, in qualche modo, utilizzando la propria personale esperienza e qualche "trucchetto", di sdrammatizzare questa gravosa atmosfera di tristezza che regna in tante stanze d'ospedale, cercando il più possibile di non emettere le solite frasi banali -tanto-per- (io almeno faccio così) ma ambendo a "controbattere" i tristi stati d'animo dei vecchietti, mirando quindi ad "alleggerire", in qualche maniera, con piccoli gesti o semplici frasi, la loro esperienza con la malattia, con il tempo che passa, con i ricordi, con l'avvicinarsi della morte. Non è affatto facile (anche se lo può sembrare in apparenza, quando si tratta di relazionarsi con persone anziane..) e vi assicuro che trovare parole di conforto in momenti delicati, davanti alla realtà delle cose (malattia, vecchiaia, crudeltà, ingiustizzia; vita?) è veramente difficile; a meno che non si decida di emettere le solite frasi di circostanza, banali e frettolose che non fanno altro che anestetizzare ancora di più una semplice richiesta d'ascolto del triste vecchietto. Perché? Perché il vecchietto\a ti spiazza, ti fa sembrare un emerito imbecille credetemi, quando si tratta di discutere di tempo che passa, disgrazie e di come difendersi dalla vita.
Io credo alle loro parole. Credo alla loro tristezza e alla tragicità della vecchiaia (ma anche a tutte le ricchezze che comporta essa non dimentichiamocelo). Ma l'infermiere deve guardare oltre, utilizzare l'arte infermieristica ed è suo dovere intervenire per alleviare un disturbo, di qualsiasi natura, è nel nostro DNA.
Deve riconoscere le priorità e scovare ciò che conta.
Io utilizzo un piccolo metodo che spesso lascia sbigottiti i vecchietti, dovreste vedere le loro facce (..e quelle delle badanti!).
Allargo le braccia cercando di far considerare la distanza che esiste da mano a mano la lunghezza temporale della propria vita. Se è pur vero che l'ultima parte comporta grandi sofferenze e limitazioni e che è giusto per tutti noi, compresi loro stessi, considerarla con cura, tuttavia fanno male a soffermarsi solo esclusivamente su quell'ultimo ritaglio d'esistenza demoralizzandosi. Una volta infatti tolta quella piccola parte il resto è stato molto .. molto altro!
Una vita splendida, vissuta intensamente fatta di tanti sacrifici ma anche tante soddisfazioni, diventando ESEMPI. Arricchendo il prossimo .. l'umanità. Tutti pregi che ha comportato invecchiare.
Mia nonna mi ha cresciuto e, prima di me, ha cresciuto mio padre. Ha lavorato fin da bambina nei campi di riso; ha lavorato sodo, guadagnando niente e con umiltà. Non ha mai rubato nulla e ha sempre rispettato il prossimo. Si è innamorata d'un giovanotto accompagnandolo fino alla sua morte avvenuta sessantanni dopo. Ha indicato i colori, ha insegnato migliaia di parole, di numeri, comportamenti, gesti. Ha collezionato ricordi, gioie, passioni, sconfitte. Ha vissuto, esistito e resistito (a tuttora). Togliete la brutta parte della vecchiaia (che non inizia a sessantanni e, per alcune persone, nemmeno a ottanta..inizia per tanti altri spiacevoli motivi..) il resto è stata poesia vitale.
Cerco sempre di far considerare spavaldamente la ricchezza della propria vita a tutti quei audaci vecchietti che sfidano la propria storia.
Magari (anzi sicuramente) sono malato io e forse non servirà a niente. A volte mi sento stupido e, tante altre, non faccio nemmeno in tempo ad iniziare il discorso che suona un campanello o il telefono di turno.. ma non importa ..
..oggi, per esempio, una volta finito il mio piccolo monologo, mia nonna, la sua vicina di letto (e la filippina!), versavano tenere lacrime di gioia (..tranquilli che l'infermiere riconosce anche quelle!) e me ne andai davvero felice quando mi salutarono un po' più sollevate e serene di quando le vidi una volta entrato.
Questo è ciò che conta.
1 commento:
Questo è ciò che conta. Sottoscrivo. Bellissimo.
Posta un commento