Spulciando tra file e cartelle ho scovato queste vecchie bozze di appunti... appartenenti all'ultimo mio viaggio in Etiopia.
12 febbraio 2011, ore 23.26 - Primo giorno
Siamo arrivati. Il viaggio è stato lunghissimo. Decollati da
Milano abbiamo fatto scalo ad Amsterdam, poi ci siamo fermati a Khartoum ed
infine siamo atterrati ad Addis Abeba. Come al solito vivo l'impatto come una perdita,
infinite perdite. Mi manca già tutto. Mi
succede sempre... ed è una sensazione spiacevole che si prolunga fino a tarda
notte del primo giorno. Fortunatamente però Addis Abeba trova come sempre il modo di non farmi
sentire troppo solo, facendomi rivivere, ancora una volta, quella fantastica
sensazione che mi regala appena atterrato una volta varcate le porte di uscita
dell'aeroporto: un tiepido calore, coinvolgente, adrenalinico, materno. Una
brezza felice, quasi fosse una carezza... tutto ciò mi trascina verso il parcheggio
e solo allora mi sento veramente felice e pronto per iniziare a lavorare!
13 febbraio
Prime visite. Arriviamo ad Hosanna. Incontro un bimbo che cammina con le ginocchia conseguenza, penso, di una bruttissima paralisi infantile, noto poi anche una bimba con gravi esiti sicuramente causati da poliomielite. Mi parlano di una bacca che sarebbe in grado di provocare l'aborto, usata come rimedio tradizionale da diverse comunità rurali... rimango sorpreso e curioso di approfondire antropologicamente il significato che danno alla cosa. Eseguiti i primi elettrocardiograrammi. Bimbi
visitati 76. In camera leggo un libro scritto da Zanotellli.
14 febbraio
Secondo giorno di visite, bambini visitati 130, farmaci necessari comprati. C'è sempre tantissima gente in strada che si reca al mercato, la maggior parte arrivano da fuori, da altri villaggi; attraversano intere valli, alcuni solo con una gallina in mano, dopo aver camminato per diversi chilometri con la speranza di venderla e racimolare qualche soldo. Eseguiti altri elettrocardiogrammi. Spesso la sera siamo a lume di candela venendo a mancare la corrente. Ciò che mi colpisce più di tutto è la straordinaria educazione che posseggono tutti i bambini. Che gioia nel
visitarli. Nutro grande rispetto per le comunità, tutto si plasma in un senso.
15 febbraio
Suor Hiruit, davanti ad una candela, ci ha donato stasera alcuni spunti legati alla spiritualità; ricorda a tutti noi che la fede più autentica è spesso custodita nelle persone più semplici, in quelle più umili. Troppa ricchezza, ma anche troppa razionalità e superficialità spesso infatti sovrastano la fede. Ci sono momenti nella quale addirittura perfino lei si ritiene di essere troppo razionale, sentendosi quasi in colpa per aver perso quell'istinto di fede
che poche persone posseggono in modo innato ma che custodendo questo dono, rappresentano loro stessi
la parola di Dio... l'esempio vivente del vangelo. Tali concetti mi fanno riflettere molto... le mie orecchie non sono forse abituate...
Nel pomeriggio piccola gita fuori porta, di ritorno ad Addis la lunga strada che collega l'Etiopia con la dogana per Gibuti. Osservo tracce di colonizzazione moderna... infinite serre olandesi sui cigli delle strade, complessi industriali cinesi, traffico micidiale. Un'altra faccia d'Africa.
16 febbraio
Giornata da Almaz... nel suo orfanotrofio. Che bello scoprire la sua vita. Molto interessante l'incontro con l'infermiera Hanna.
Poco prima di andare via rimango solo davanti al portone, sento da fuori il
chiasso dei bambini all'interno dell'orfanotrofio... la cosa mi colpisce molto.
17 febbraio
Durante un viaggio per Debre chiedo a Fekre (nostro grande amico nonché storica guida) se Addis nel corso del tempo è
cambiata. Come la vede lui oggi rispetto ad una trentina di anni fa per esempio... è cambiato davvero qualcosa? Mi risponde che è meglio per quanto riguarda le
strade, il benessere generale... ma poi gli scappa << ma non c'è più... >> e si blocca. Quel -non-c'è-più- mi basta.
Durante il pranzo rivedo padre Felice. Parlando dei
sorrisi dei bambini dice << Quando vediamo tutti questi bambini, i loro
splendidi sorrisi... si capisce quanto Dio in fondo ci voglia ancora bene >>.
Che bellissima frase.
Ritrovo Sunnet, Hellen, Veronica, i palloncini.
Iniziamo a fare i tamponi (tamponi faringei per lo streptococco...) saranno più di quattrocento.
Finiti i tamponi verso le cinque di sera in ambulatorio, davanti all'aula di
musica, ci portano una bambina di
sei anni cerebrolesa. Conosciamo la sua triste storia...l'ennesima.
E' giovedi mancano cinque giorni alla partenza. Durante
queste fantastiche giornate di sole e visite ripenso a quanto tutto abbia un
senso quaggiù. La fatica è tanta ma i sorrisi dei bambini e la gente locale ti
risarcisce di tutti gli sforzi. Ci sono attimi dove mi sento così vivo che mi
metterei ad urlare dalla gioia, altri invece dove rimango paralizzato per
qualcosa che ho visto e che mi ha fatto riflettere in particolare: bambini malnutriti, cerebrolesi (post parto), disabili abbandonati, mendicanti, orfani... penso a quanto ancora si
possa fare. E' un mix di carica e
speranza quello che spesso vivo quaggiù. Ripenso continuamente a tutte le infinite sensazioni che sto provando, a tutte le storie incontrate, con l'intento di scolpirle dentro di me per per sempre. Non voglio farmi scappare nulla, sarebbe imperdonabile.
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