
Vi avevo promesso che vi avrei dato qualche dettaglio in merito alla scuola etiope Michele Isubaleu dopo che, a questo link, avevo già descritto scopi e motivazioni che hanno spinto un piccolo gruppo di persone a far nascere, qualche annetto fa, l'Associazione Michele Isubaleu.
Voglio farlo per correttezza, per tutti quelli che magari non mi conoscono di persona e che magari vorranno contribuire (o l'hanno già fatto) alla raccolta fondi associata al cicloviaggio che mi vedrà protagonista, insieme al mio amico Franco, tra pochi giorni per le strade dell'Umbria, seguendo la via francigena e che ci porterà dritti dritti verso i monumentali rami del faggio di Rivodutri che speriamo ci abbracceranno una volta arrivati con tutta la loro imponenza.
In questo momento di difficoltà per tante persone, pensare a chi ha più problemi di noi è comunque uno sforzo maggiormente impegnativo e io di certo non mi tiro indietro.
La scuola elementare “Michele Isubaleu”, inaugurata nel settembre 2004, è inserita all’interno della missione cattolica delle suore di Mons. Torta a Debre Berhan (Ethiopia), un’importante cittadina di circa 60.000 abitanti situata a 130km a nord della capitale Addis Abeba. Fino a qualche mese fa la scuola era composta da una dozzina di aule che permettevano lo svolgimento dell’attività di altrettante classi, dalla prima elementare alla sesta con doppia sezione.
Tuttavia, da circa tre anni, il governo etiope ha disposto l’obbligo per le scuole private di completare l’intero ciclo scolastico delle primarie e cioè dalla prima fino all’ottava classe. Nell'estate 2012, quindi, l'Associazione ha deciso di compiere un grande sforzo economico contribuendo a far fronte alle spese di costruzione delle classi rimanenti (settima e ottava).
I bambini che attualmente frequentano la scuola oggi dunque sono circa 600, con una media di alunni per classe di circa 40 bambini. Si può dire che la scuola è privata? Direi proprio di si ma cosa non lo è in Africa? In compenso ho scoperto, con l'esperienza, che c'è privato e privato e in questo caso i prezzi per le famiglie sono abbordabili (il rapporto costo qualità in paragone a quelle statali è spaventoso purtroppo). I bambini sono impegnati a scuola dalle 9 della mattina fino alle 16 del pomeriggio. A metà mattina viene dato a tutti i bambini un pacchetto di biscotti iper-vitaminici forniti dalla stessa associazione così come la preparazione di circa 100 pasti da somministrare ad altrettanti bambini (purtroppo quelli più poveri) che non possono portarsi il pranzo da casa.
La mia personale raccolta fondi vuole semplicemente contribuire, nel suo piccolo, a far fronte a tutte le numerose spese che ogni anno servono per gestire la scuola garantendone la sopravvivenza. Perché sono fortemente convinto che la crescita e il diritto allo studio, soprattutto in un paese del Sud del mondo, vadano di pari passo con l'opportunità di aver garantita una qualità formativa adeguata e giusta per tutti i suoi bambini; così come lo è per tutti i nostri figli che vivono in un paese del Nord del mondo. Perché, e questo lo dico perché l'ho visto con i miei occhi, spesso non basta che ci siano quattro mura e la scritta scuola all'ingresso (semplice trucchetto di molti governi criminali) per considerare quella una scuola degna... che garantisca ai suoi bambini l'opportunità di crescere, arricchirsi e formarsi. Nella maggior parte dei casi esse puzzano di propaganda o sono solo conti su carta da far tornare a fine anno in uffici climatizzati localizzati a migliaia di chilometri da quel villaggio. Invece servirebbero scuole (pubbliche sarebbe il sogno... ) che permettano a quei medesimi bimbi un giorno anche e soprattutto di dire NO, di saper firmare le carte giuste per non farsi fregare dal primo che passa con l'anello d'oro al dito e un pick-up da 50.000 dollari posteggiato a pochi metri. Una scuola che permetta a tutti loro di aprire le menti, rendendoli curiosi, forti e coraggiosi. Onesti e affidabili. Consapevoli della propria storia.
Sarò pure un utopista ma anche in quel modo, son convinto, un paese cresce e si sviluppa.
Sono queste, dunque, le motivazioni che mi hanno spinto a ideare questo cicloviaggio.
Il faggio, con i suoi lunghi e imponenti rami, è solo un simbolo: un gigante buono che vuole abbracciare tutti quei bambini proteggendoli e garantendogli una preziosissima opportunità: il diritto allo studio... il diritto a essere liberi.
Raggiungerlo sarà per tutti loro.
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