In questa rassegna ho voluto raggruppare due libri (d'inchiesta e denuncia) particolarmente significativi e criticati per chi si occupa o s'interessa (semplicemente come il sottoscritto) di solidarietà e di tutto quello che ruota attorno agli aiuti e al non profit.
Sono scritti da due donne e hanno fatto parecchio discutere...
Sono scritti da due donne e hanno fatto parecchio discutere...

L'industria della carità - Da storie e testimonianze inedite il volto nascosto della beneficenza
Chiarelettere
Ero curioso di leggerlo. E devo dire che non mi pento affatto di averlo fatto anche se non nascondo che non è stato facile finirlo (un po' per la rabbia un po' per le cose che purtroppo sono vere e fanno pensare). Il libro non vuole essere -contro- a tutti costi al mondo solidale; semplicemente vuole responsabilizzare la persona intenta a donare a farlo con giudizio, con attenzione... e fin qui va benissimo. Tuttavia, a mio avviso, il libro è un po' confuso e spara all'impazzata a destra e a sinistra senza un vero fine costruttivo, senza proporre alternative e senza mirare ad un potenziale dibattito (di un altro livello quello dell'economista Moyo per intenderci, lo scopriremo a breve... ). Si passa dai bilanci e rendiconti gestionali delle associazioni solidali (vero comunque che sono ancora pochi, poco chiari e non del tutto trasparenti...), al mondo equo solidale, alle donazioni internazionali (il nocciolo del problema sta a pag. 224), a testimonianze di cooperanti delusi, a perché mai Cecilia Strada è toccata la nomina di nuovo presidente di Emergency (dopo la morte della mamma... ). Insomma a tratti mi ha ricordato un servizio di Studio Aperto. Tuttavia lo consiglierei. Per una recensione molto ma molto più seria della mia vi rimando a questo link.
Rizzoli
Che dire... di un altro pianeta. Il suo libro mi ha convinto.
Per prima cosa non bisogna farsi abbindolare solo per il fatto di avere tra le mani finalmente un libro che analizza "l'aiuto solidale ai pvs" che è stato scritto da una nera africana: se è pur vero che la Moyo è nata e cresciuta nello Zambia non bisogna dimenticare che la sua formazione deriva fortemente da una matrice americana e anglosassone (Harvard, Oxford... ). Piccoli grandi particolari che le hanno permesso di coltivare un curriculum notevole e il libro in questione, a onor del vero, esprime grande competenza e autorevolezza in materia. L'opera non generalizza mai, è affidabile precisa e convincente. La Moyo è brava a beffeggiarsi degli aiuti internazionali descrivendone l'evoluzione (dalla metà degli anni quaranta fino ai giorni nostri) arrivando perfino, già nella prima parte del libro, a dichiarare con sicurezza che gli aiuti non servono. Successivamente l'autrice ne spiega le motivazioni concentrandosi sul nocciolo del problema: il circolo vizioso che corruzione e crescita(presunta) infettano il sistema (fondamentalmente governato dai paesi industrializzati) legato agli aiuti internazionali provocando dipendenza. Ma la Moyo si spinge oltre immaginandosi uno stato (Dongo) che abbia le stesse caratteristiche di mote realtà di parecchie nazioni africane e offrendo ad esso la ricetta giusta per guarire: acquisendo rating, rincorrendo i mercati, cercando di attirare gli IED, favorendo sistemi di tassazione favorevoli in modo da attirare più investitori possibili ma anche fidandosi più della Cina che dell'Occidente...
Per prima cosa non bisogna farsi abbindolare solo per il fatto di avere tra le mani finalmente un libro che analizza "l'aiuto solidale ai pvs" che è stato scritto da una nera africana: se è pur vero che la Moyo è nata e cresciuta nello Zambia non bisogna dimenticare che la sua formazione deriva fortemente da una matrice americana e anglosassone (Harvard, Oxford... ). Piccoli grandi particolari che le hanno permesso di coltivare un curriculum notevole e il libro in questione, a onor del vero, esprime grande competenza e autorevolezza in materia. L'opera non generalizza mai, è affidabile precisa e convincente. La Moyo è brava a beffeggiarsi degli aiuti internazionali descrivendone l'evoluzione (dalla metà degli anni quaranta fino ai giorni nostri) arrivando perfino, già nella prima parte del libro, a dichiarare con sicurezza che gli aiuti non servono. Successivamente l'autrice ne spiega le motivazioni concentrandosi sul nocciolo del problema: il circolo vizioso che corruzione e crescita(presunta) infettano il sistema (fondamentalmente governato dai paesi industrializzati) legato agli aiuti internazionali provocando dipendenza. Ma la Moyo si spinge oltre immaginandosi uno stato (Dongo) che abbia le stesse caratteristiche di mote realtà di parecchie nazioni africane e offrendo ad esso la ricetta giusta per guarire: acquisendo rating, rincorrendo i mercati, cercando di attirare gli IED, favorendo sistemi di tassazione favorevoli in modo da attirare più investitori possibili ma anche fidandosi più della Cina che dell'Occidente...
Insomma un libro autorevole, forte e convincente. Assolutamente da leggere.
P.S. Ce ne sarebbe anche un terzo scritto da Linda Polman un anno prima di quello della Moyo, intitolato L'industria della solidarietà (pubblicato da Mondadori Bruno, 2009) ma per mille motivi (solite cose... lavoro, mancanza di tempo ecc.) l'ho iniziato più volte senza mai portarlo a termine; ho deciso quindi di non esprimere nessun giudizio tuttavia ve lo segnalo volentieri perché diciamo che, tra tutti, è forse quello che ha aperto un dibattito e un certo pensiero critico un po' in tutto il mondo in merito agli aiuti ai pvs da un punto di vista letterario...
Ho deciso quindi di recensire questi due libri in quanto quello della Furlanetto è fortemente legato alla situazione italiana e poi perché è davvero recente (gennaio 2013); quello della Moyo invece è molto famoso in ambito internazionale, ben discusso in ambito accademico e, a mio modesto parere, davvero importante.
Buona lettura!
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