Ripulire Bosco Tosca significa non abbandonarlo.
Ripulire la sua isola ecologia (ma potrebbe davvero essere una a caso di un qualunque altro paese o quartiere... ) devastata dal degrado significa, per me, anche coltivare coesione sociale. Da pazzi? No! Tutt'altro. E, simbolicamente parlando, ha per me un grande senso: non si tratta solo di fare o aver fatto pulizia. Con questo post vorrei spiegarne i motivi.
Prendiamo ad esempio proprio il mio paesino.
Paesino di poche decine di abitanti, ad un passo dal Po (ci divide un argine) con una grande presenza di migranti misti ad anziani del posto, cittadini originari, qualche giovane, molti bambini (figli di migranti, piccoli, piccolissimi... ) cani e gatti fortunatamente ancora liberi nel loro essere. E' un cerchio, circondato da campi, composto da case attaccate, viuzze nascoste. E’ caratteristico e bello. Vivo e contaminato da musiche di ogni parte del mondo che scappano dalle finestre, abiti eccentrici (secondo gli anziani del posto) o troppo scuri, tristi (per Amida, marocchina trentaduenne mamma di due figli)... dipende se i primi nell'indossarli sono magrebini o i secondi i "nostri" vecchietti.
Uno dei principali problemi che lo caratterizza è spesso l’assoluto degrado che ruota attorno alla sua isola ecologia nella quale vengono abbandonati, dentro e fuori i cassonetti, rifiuti di ogni genere senza rispetto della raccolta differenziata e dell’ambiente circostante. E proprio oggi, io e Natalina (una seconda madre), abbiamo ripulito con le nostre mani, come si deve, l’isola ecologica e raccolto erbacce nei canali e sull’argine limitrofo. Abbiamo inoltre posizionato, appendendolo alla rete laterale dell'isola, un foglio con scritti alcuni accorgimenti da seguire onde evitare di trasformare il nostro storico (di origine arbëreshë) e stupendo paesello in una discarica a cielo aperto: E’ tradotto in romeno e presto ne seguiranno altri: in arabo, in italiano. Piccoli gesti. Nessuna ripicca, nessuna offesa o affronto ignorante. Nessuno slogan.
Semplici azioni, strategie, che cercano di "combattere" questi piccoli degradi quotidiani e collettivi, comuni a tutti. Dovrebbero pensarci le imprese private che gestiscono il servizio e i vari Comuni ma per vari motivi non ci riescono. Alcuni di questi motivi sono veri e fondati, senza ombra di dubbio, ma ve ne sono altri assurdi, carenti di una reale presa di consapevolezza del problema (si chiamano scuse). Spesso gli amministratori sono assenti, distanti, soprattutto nelle piccole frazioni. La colpa è loro, non nostra. Un politico deve stare in mezzo alla gente e riconoscere i veri problemi, la campagna elettorale dovrebbe durare solo per quel periodo delle elezioni e basta. Discorso complesso, meglio lasciare stare. Mentre per quanto riguarda le imprese private che gestiscono il servizio, secondo me, dovrebbero adottare strategie informative multilingue, ogni anno, porta a porta, quartiere per quartiere, frazione per frazione. I vari raccoglitori dell'immondizia, inoltre, dovrebbero essere "etichettati" in base a ciò che devono smistare in varie lingue.
Inutile nascondersi, le frazioni di campagna, i luoghi più isolati, distanti dal "centro", i quartieri popolari, le periferie, la montagna ... subiscono tale problema come molti altri e i motivi sono tanti. Gli “attacchi” al senso civico e alla natura provengono sia dall’"interno" che dall’"esterno". Sicuramente molti abitanti non rispettano minimamente la raccolta differenziata e le regole del senso civico. Alcuni disponerebbero di tutto ciò che serve per farla come si deve per esempio ma, per chissà quale motivo al mondo, non la fanno. Altri invece, non disponendo dei raccoglitori che la predispongono (e il motivo è semplice…. ) fanno di tutta l’erba un fascio (magari fosse solo erba… ) gettando a caso, di tutto e di più, i propri rifiuti dentro e fuori ai cassonetti. Ma vi sono anche “attacchi” esterni: più di una volta infatti ho notato macchine "forestiere" abbandonare i propri rifiuti qui, lungo l'argine o a pochi chilometri: sotto ponti o lungo canali, forse perché troppo ingombranti e lontani da centri cittadini. Insomma come dire “me-ne-libero-in-campagna-tanto-non-mi-vede-nessuno...”. E questa cosa è davvero triste (ma prima o poi riuscirò a "fotografarli" nel mentre ve lo assicuro...). Problema comune direte voi, succede un po' dappertutto.
Si, è vero ma noi (alcuni di noi) stiamo cercando di affrontarlo senza nascondersi, senza menefreghismo, evitando scontri inutili o strumentalizzazioni di qualsiasi tipo tra i piedi.
Per ora siamo in pochi, pochissimi, con la scopa in mano... un giorno chissà.
Non scrivo tutto ciò per far vedere quanto son bravo, per vantarmi o altre cazzate del genere, ne farei anche a meno… Credo però che, per quanto riguarda queste realtà, questo paesello come altri abbia un’enorme potenzialità di ricchezza umana e, senza inciampare nell’odio o perdersi nelle nevrosi collettive sono convinto che se sarà in grado di coltivarla nel modo giusto, possa diventare veramente un bello esempio di multiculturalità e rispetto reciproco, distaccandosi dall’idea malsana di "ghetto in balia degli eventi..." dove “oramai è tutto perduto”, dove tutti curano il proprio orticello: di piccole realtà, paesi, quartieri, condomini paesini “invasi" nella quale non si è più abitanti né cittadini ma individui. No, noi non vogliamo lasciar spazio all’indifferenza e al degrado di pensiero.
Sicuramente ciò che abbiamo fatto oggi io e Natalina non servirà a molto. Non siamo degli illusi, lo sappiamo benissimo. Domani, o fra tre giorni, sarà tutto come prima? Noi la ripuliremo. Il cartello tradotto non servirà a nulla? Ne faremo altri con parole diverse. Tuttavia credo in una cosa: C’è chi pensa che, nel caso si abbia a che fare con persone italiane o straniere e che non rispettano alcune semplici abitudini del vivere comune "nostre" per esempio, siano loro a dover fare il primo passo per adattarsi a "noi". Io dico invece che non sempre deve essere così: Se teniamo davvero a "noi" e a ciò che ci circonda è proprio da noi che deve venire "l'esempio", il “primo passo”. Come? Impegnandosi. E per farlo, quasi spinti da un dovere "dharmico", fare il primo passo spesso comporta intraprendere gesti simbolicamente significativi (non nevrotici o inutili... ), capaci di colmare quei vuoti che si creano quando si ha a che fare con le diversità, le scissioni umane, il vuoto, i conflitti.
Se saremo in grado di farlo, un giorno raccoglieremo i frutti di tale impegno ne sono convinto.
Ovvio che la strada dovrà essere percorsa insieme però.
Chiediamoci, per esempio, quali politiche sociali o urbanistiche siano state intraprese nel corso degli anni dalle amministrazioni in questione, per far fronte alle problematiche sempre più evidenti delle frazioni o zone periferiche? Quale piano di coinvolgimento è stato adottato contro l'isolamento sociale, il degrado generale? E ancora... Quali controlli vengono effettuati ai contratti d'affitto di case fatiscenti, al pagamento delle tasse (quella dei rifiuti per esempio...), al controllo dei documenti... Quanto dovremo aspettare ancora che una personalità politica locale (maggioranza o opposizione che sia) venga "a farsi due passi" per le vie del paese solamente per raccogliere qualche informazione o visionare le principali problematiche che ci circondano (non si chiede la luna... basterebbe una volta ogni sei sette mesi). Passeggiata che, possibilmente, non coincida con una festa o ricorrenza paesana dove mangiare o bere...
Questa, per me, è politica.
Come avrete capito dunque, non la faccio solo ed esclusivamente una questione di “pulizia" dell'isola ecologica, l'avrete capito ed il bello è che c’è tantissimo altro. Ed è affascinante lavorarci ogni giorno, nell'ombra, insieme a persone che non posseggono ancora oggi un Pc e pensare che un gesto, una chiacchierata, una stretta di mano ma anche un rimprovero, un consiglio deciso, una battaglia sana o un confronto accesso possano servire a creare, nel proprio piccolo, coesione vera.
Questa la sfida.
Ecco perché il mio paesino come tante altre realtà (ognuno vive la sua), sono convinto che abbia la grandissima opportunità di arricchirsi di umanità e, se per farlo, servirà ripulirlo da solo altre mille volte (siamo già a tre), sono disposto a farlo, se servirà salutarsi qualche volta con un "salam ‘alayk” per le viuzze, anche se mi suonerà strano, lo farò perché son convinto che possa davvero servire a migliorare il mondo che viviamo e che lasceremo in eredità.
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