Anche stanotte, ho sognato l'Africa.
Ho sognato di essere tra le strade polverose e trafficate di Addis Abeba, insieme ai miei più cari amici. Cercavo un posto per dormire. Spaventato, mi rivolsi a più persone, ma non riuscivo a comunicare e mi sentivo in pericolo. Pertanto di colpo...
mi svegliai.
Mi svegliai, e davanti ad un toast farcito ed a una birra, cercai di interpretare uno dei tanti e numerosi sogni che mi vengono spesso a trovare durante la notte, da quando son tornato da quel fantastico viaggio.
Questo è solo uno dei tanti. Sono "veloci". Sogni senza un apparente significato. Non c'è una trama, non hanno un senso, non devo arrivare o compiere qualcosa. Sono veloci ed ansiosi. Punto e basta.
Dopo mesi, filtrata l'emozione del ritorno in Italia, posso però fermarmi e pensare. Scrivere che è stata un'esperienza importantissima per la mia esistenza. L'ho vissuta e ne sono fiero, insieme a persone bellissime, conoscendo persone straordinarie.
Se penso a Frekree che in Italiano significa amore, racconto di una persona che lavora con il cuore per la sua famiglia e per le suore che abbiamo conosciuto durante la nostra permanenza. Una persona solare, felice, libera. Un grande lavoratore. Sono subito entrato in sintonia con Frekree. Anche l'ultima sera, alla cena d'addio, quando con un cenno mi fece capire di seguirlo al bancone del bar/ristorante. Ci bevemmo due wisky, e capimmo di essere diventati buoni amici. Lo capii perchè ci raccontammo delle nostre vite. E due persone, che quasi non si conoscono, al bancone di un bar, con in mano un wisky, che parlano per più di un'ora delle proprie vite, cosi' diverse da non poter nemmeno immaginare di riuscirci, non possono essere altro che due buoni potenziali amici. Mi parlò della sua famiglia, della gente d'Etiopia, delle donne, della miseria e di bambini. Mi parlò di economia, politica, di liquori, di jeep e della età che, inesorabilmente col tempo, ci schiaffeggia uno ad uno. Mi regalo', il giorno dopo, un liquore tipico d'Etiopia che rimane ancor ora un ricordo stupendo di quella fantastica avventura.
L'amore mi parlo' anche di Suor Chiarina.
Dissi all'amore che una donna come Suor Chiarina non l'avevo mai incontrata. Dissi che quando la vidi, pensai che fosse troppo minuta per gestire tutto quanto; dove trovava la forza?
Mi dovetti subito ricredere, perché la scoprii grande grande. Con una forza, un coraggio ed una speranza contagiosa.
Era strano perché Suor Chiarina parlava con le parole di Dio ma con uno stile che era tutto suo. La "sua" fede l'accompagnava di giorno in giorno. Era la sua forza. La "parola di Dio" in realtà era la "Sua parola".
Questo era il suo piu' grande pregio. Suor Chiarina immedesimava la parola di Dio nel migliore dei modi, rendendola perfettamente realista ed idonea per la miseria che la circondava. Durante le sere trascorse ad ascoltarla ci raccontava di povertà, sofferenza, dolore, carità perché le conosceva davvero.
Perché le aveva totalmente vissute sulla sua pelle.
Sembrava quasi arrabbiata con Dio perché non le dava quella forza necessaria a fare meglio, di giorno in giorno. Voleva e cercava da sè stessa ogni giorno di più. Pretendeva, più che dagli altri, da se stessa di piu.
A volte, durante le preghiere, "richiamava"o "bacchettava" addirittura il suo Dio, quasi a spronarlo a "fare" di più per la gente che da trent'anni accudiva.
Tutti i giorni, dal 1971, anno in cui sbarco' in Etiopia, al 2009, ai giorni nostri.
Quel Dio che l'aveva accompagnata durante il rapimento che l'ebbe suo malgrado protagonista in Somalia, la grande siccità, la guerra, i tremendi abbandoni famigliari di centinaia di bambini, le infinite morti dovuti all'AIDS.
E' difficile fare un post per Suor Chiarina.
E' da settimane che ci provo, ma non ci riesco e non ci riuscirò mai.
E' troppo forte, è stata una donna troppo straordinaria, per raccontarla, con un semplice post.
Suor Chiarina ha vissuto.
Senza banalità, senza quei frivoli abbagli di serenità che circondano l'essere umano; In particolar modo noi occidentali. Abituati ad avere e volere sempre di più, sempre di più...sempre di più.
Lei si è concessa e sacrificata per tanti,
che mai nulla hanno avuto dalla loro misera vita. Fin dall'inizio.
Noi, non ne saremo forse mai capaci.
Ogni singola parola risulta quasi "piccola" per raccontarla.
Tutto qui.
Suor Chiarina, il primo aprile,
ci saluto' con grande affetto nel piazzale dell'aeroporto di Addis Abeba.
Morirà il trenta luglio nella sua Piacenza.
Fu una donna straordinaria.
Tutta la sua vita fu straordinaria.
Ho sognato di essere tra le strade polverose e trafficate di Addis Abeba, insieme ai miei più cari amici. Cercavo un posto per dormire. Spaventato, mi rivolsi a più persone, ma non riuscivo a comunicare e mi sentivo in pericolo. Pertanto di colpo...
mi svegliai.
Mi svegliai, e davanti ad un toast farcito ed a una birra, cercai di interpretare uno dei tanti e numerosi sogni che mi vengono spesso a trovare durante la notte, da quando son tornato da quel fantastico viaggio.
Questo è solo uno dei tanti. Sono "veloci". Sogni senza un apparente significato. Non c'è una trama, non hanno un senso, non devo arrivare o compiere qualcosa. Sono veloci ed ansiosi. Punto e basta.
Dopo mesi, filtrata l'emozione del ritorno in Italia, posso però fermarmi e pensare. Scrivere che è stata un'esperienza importantissima per la mia esistenza. L'ho vissuta e ne sono fiero, insieme a persone bellissime, conoscendo persone straordinarie.
Se penso a Frekree che in Italiano significa amore, racconto di una persona che lavora con il cuore per la sua famiglia e per le suore che abbiamo conosciuto durante la nostra permanenza. Una persona solare, felice, libera. Un grande lavoratore. Sono subito entrato in sintonia con Frekree. Anche l'ultima sera, alla cena d'addio, quando con un cenno mi fece capire di seguirlo al bancone del bar/ristorante. Ci bevemmo due wisky, e capimmo di essere diventati buoni amici. Lo capii perchè ci raccontammo delle nostre vite. E due persone, che quasi non si conoscono, al bancone di un bar, con in mano un wisky, che parlano per più di un'ora delle proprie vite, cosi' diverse da non poter nemmeno immaginare di riuscirci, non possono essere altro che due buoni potenziali amici. Mi parlò della sua famiglia, della gente d'Etiopia, delle donne, della miseria e di bambini. Mi parlò di economia, politica, di liquori, di jeep e della età che, inesorabilmente col tempo, ci schiaffeggia uno ad uno. Mi regalo', il giorno dopo, un liquore tipico d'Etiopia che rimane ancor ora un ricordo stupendo di quella fantastica avventura.
L'amore mi parlo' anche di Suor Chiarina.
Dissi all'amore che una donna come Suor Chiarina non l'avevo mai incontrata. Dissi che quando la vidi, pensai che fosse troppo minuta per gestire tutto quanto; dove trovava la forza?
Mi dovetti subito ricredere, perché la scoprii grande grande. Con una forza, un coraggio ed una speranza contagiosa.
Era strano perché Suor Chiarina parlava con le parole di Dio ma con uno stile che era tutto suo. La "sua" fede l'accompagnava di giorno in giorno. Era la sua forza. La "parola di Dio" in realtà era la "Sua parola".
Questo era il suo piu' grande pregio. Suor Chiarina immedesimava la parola di Dio nel migliore dei modi, rendendola perfettamente realista ed idonea per la miseria che la circondava. Durante le sere trascorse ad ascoltarla ci raccontava di povertà, sofferenza, dolore, carità perché le conosceva davvero.
Perché le aveva totalmente vissute sulla sua pelle.
Sembrava quasi arrabbiata con Dio perché non le dava quella forza necessaria a fare meglio, di giorno in giorno. Voleva e cercava da sè stessa ogni giorno di più. Pretendeva, più che dagli altri, da se stessa di piu.
A volte, durante le preghiere, "richiamava"o "bacchettava" addirittura il suo Dio, quasi a spronarlo a "fare" di più per la gente che da trent'anni accudiva.
Tutti i giorni, dal 1971, anno in cui sbarco' in Etiopia, al 2009, ai giorni nostri.
Quel Dio che l'aveva accompagnata durante il rapimento che l'ebbe suo malgrado protagonista in Somalia, la grande siccità, la guerra, i tremendi abbandoni famigliari di centinaia di bambini, le infinite morti dovuti all'AIDS.
E' difficile fare un post per Suor Chiarina.
E' da settimane che ci provo, ma non ci riesco e non ci riuscirò mai.
E' troppo forte, è stata una donna troppo straordinaria, per raccontarla, con un semplice post.
Suor Chiarina ha vissuto.
Senza banalità, senza quei frivoli abbagli di serenità che circondano l'essere umano; In particolar modo noi occidentali. Abituati ad avere e volere sempre di più, sempre di più...sempre di più.
Lei si è concessa e sacrificata per tanti,
che mai nulla hanno avuto dalla loro misera vita. Fin dall'inizio.
Noi, non ne saremo forse mai capaci.
Ogni singola parola risulta quasi "piccola" per raccontarla.
Tutto qui.
Suor Chiarina, il primo aprile,
ci saluto' con grande affetto nel piazzale dell'aeroporto di Addis Abeba.
Morirà il trenta luglio nella sua Piacenza.
Fu una donna straordinaria.
Tutta la sua vita fu straordinaria.
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