Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

27 dicembre 2009

Paris, Plane-Guide 2


Pigalle è una zona di Parigi famosa per essere un quartiere a luci rosse, con molti sex shop e prostitute che operano nelle strade laterali. A Pigalle vi si trovano anche alcuni dei più famosi cabaret della capitale, il Divan du Monde ed il Moulin Rouge. Proprio davanti ad esso, la gente, elegantissima, rimane ore in attesa al di fuori del locale, realizzando il sogno di entrare al Bal du Moulin Rouge situato in Montmartre, boulevard de Clichy.

La fila, dopo poche decine di minuti, diventa quindi molto lunga ed in breve tempo si forma una grande catena di persone che si protrae per molti metri occupando l'intero marciapiede della via, ostacolando addirittura l'ingresso di altri locali che animano la zona.

Di questi, ne scelgo uno in apparenza bellino, dall'esterno, tramite la vetrata trasparente, vedo un lungo bancone e di fronte ad esso delle scale ricoperte da una ben curata moquette rossa con i bordi dorati che portano al secondo piano. A fianco delle scale, nella sala principale all'ingresso, degli strumenti: una batteria, una basso, una tastiera una chitarra ed un sax. A breve suoneranno. Di fronte agli strumenti, tanti piccoli e rotondi tavolini e qualche divanetto.

All' ingresso, mi colpiscono molto le insegne al neon soffiato rosse e gialle fiammanti appese alla parete esterna, a varie sagomature, che formano il nome del locale, che ora non ricordo e che alla lunga si rivelerà molto, molto trash.

Decido quindi di entrare e bere velocemente qualcosa.

Mi siedo al centro della sala. Dietro di me, osservo il bancone. Alla mia sinistra il gruppo. Alla mia destra la vetrata e l'uscita. Di fronte a me un uomo ed una donna. Seduti attorno ad uno di quei tavoli da poeta francese, li osservo mangiare piccoli pezzetti di carne affumicata, sorseggiano del vino. Li ascolto... sono francesi. Parlano molto, in modo garbato, a bassa voce.

Lui elegantissimo e dai modi raffinati e pacato, vestito in nero. Sulla cinquantina, un viso lungo, una bocca ampia ed un sorriso magnifico, occhi profondi, grandi e scuri. Amante d'altri tempi, mi è subito simpatico. Somiglia a Jacques Brel: sulla testa tiene l'implacabile basco francese, sembra fatto in lana feltrata di colore blu scuro.

Lei, anch'esa sulla cinquantina, elegante ed affascinante, misteriosa, avvolta da una lunga pelliccia maculata in grigio-bianco. Capelli biondi, ottimamente pettinati. Truccatissima, un viso stanco segnato dal tempo, ricco di rughe e due labbra color rosso fuoco; due occhioni penetranti neri ed allungati, divenuti immortali dal frutto di lavoro durato nostalgici anni, tenutosi davanti allo specchio ogni sera, prima di uscire, quegli stessi occhioni scelti ogni volta da nuovi teneri, porci e bizzarri amanti; tratti di matita nera come tocco finale per sottolineare quello sguardo unico, fatale ed invincibile che per anni ha dominato Parigi e le sue notti.

Li trovo graziosi, diversi, avvolti da una cappa che li protegge dall'esterno, dalla routine, dalla banalità delle cose. Forse innamorati per una sola notte ma non mi importa saperlo. Unici al mondo, d'altri tempi. COMPLICI.

D'una eleganza raffinata, graditissima ai miei occhi.

Si tengono sempre per mano, lo fanno per tutto il tempo. Si sorridono numerose volte teneramente, parlano sempre a bassa voce, in modo garbato. Sorseggiano spesso vino e sembrano molto infastiditi, come tutti del resto, dai volumi del sax (microfonato!) e dalla voce di quel delinquente di un cantante che riesce a rovinare in gran parte parte il loro momento. Evito di esprimermi a lungo riguardo la band, assolutamente fuori luogo, suonano della pessima musica ed hanno volumi allucinanti.

La musica alta e fastidiosissima non è altro che il primo attacco che cerca di infrangere la cappa di poesia di questa coppia che trovo per caso quella sera. Ci proverà poi più tardi un rozzo inglese accompagnato dalla sua triste quanto tragica compagna.

Nel frattempo, penso al contrasto di due mondi, così vicini, così lontani. A Parigi che osservo quella pittoresca coppia, ai miei occhi così esclusiva d'una Paris di fine anni trenta-quaranta, la osservo in quel piccolo locale trash per nulla famoso e molto normale, mangiare piccoli bocconcini di carne affumicata e mi prometto di scriverne la loro esclusiva delicatezza e poesia, all'esterno, poco più in là, il Moulin Rouge la sua fama, le sue mode, i suoi balli, i suoi fan da tutto il mondo, la sua eternità.

Qualcosa non torna, ma oramai è tropo tardi.
Scatta in me la voglia di raccontare.

Decido quasi di allontanarmi quando entra un'altra coppia; dall'accento mi sembrano inglesi. Lui sulla cinquantina, leggermente sovrappeso, comunque bruttino, capelli castani pettinato con un grottesco riporto, rozzo fin dal primo momento che l'ho visto, con due grossi occhiali, che continuano a scendergli e che, con un abile movimento, grazie ad un eccellente controllo dei muscoli facciali, riesce sempre a far risalire senza l'uso delle mani.

Lei, apatica vittima eccellente del suo uomo, per esso sacrificata per una vita intera. Una bella donna, leggermente più giovane di lui, garbata e gentile. Non parla (...con quale voglia, quale interesse a farlo e soprattutto con chi?). Sono sicuramente marito e moglie in vacanza a Parigi.

Subito esiliata in un angolino del divanetto, rimane indifferente ad osservare le mosse latin-lover del marito.

Contemporaneamente l'uomo distinto francese descritto prima afferra il bocchino della sigaretta e si dirige verso l'uscita. E' molto alto, corporatura robusta. Un uomo di bell'aspetto.

Si ferma quindi davanti al locale e si accende una sigaretta.

La nuova coppia invece, decide di posizionarsi a fianco della coppia francese, per un attimo rimasta orfana dell'uomo, nel frattempo fuori a fumare, e con la sola donna che, lasciandomi di stucco, mi accorgo che riesce subito ad abbagliare con uno sguardo il rozzo inglese.

Le è bastato un attimo, nulla più.

Posteggiata quindi la tragica triste compagna infatti all'estremità del divanetto, l'inglese, che sembra a dir poco su di giri ed alticcio, si avvinghia subito a lato della francese iniziando una grottesca e frivola conversazione che la donna d'altri tempi, troppo gentile e raffinata per scaraventarlo via ed offenderlo, reagisce con la sua più grande arma in possesso: l'ascolto ed i sorrisi di circostanza.

L'elegante signore, una volta tornato al tavolino da poeta francese, riposto il bocchino di sigaretta sul tavolo, dopo aver assaporato ancora quel vino per niente eccezionale e ripreso la mano della sua dama, nota fin da subito in lei qualcosa di strano. Si accorge dell'inglese che le sta accanto, così vicino, che la fissa continuamente, che prova addirittura a conversare con lei, ponendole delle domande, che le ride davanti senza contegno, a bocca aperta spalancando le fauci e mettendo in bella vista tutte le costose otturazioni..

Si accorge poi di quella donna inglese, esiliata ai margini del divanetto, abbandonata ai suoi pensieri, che nel frattempo sorseggia un bicchiere di vino rosso (forse per scappar via da quella tragica scena, uguale a tante altre già sopportate) e che lì fissa inerte poco più in là.

"Chi-sarà-mai-quel-rozzo,da-dove-è sbucato?" si chiede.

Nota infine la sua donna. La ritrova eccitata e contenta come una gatta che dopo averne accarezzato il pelo, inizia a fare felicemente le fusa. Lei, astutamente, gli fa capire di non temere, è indifferente all'orco ma gli concede il dubbio. Lui, ne è sicuro, la vede compiaciuta ed orgogliosamente divertita d'avere l'ennesimo ammiratore tutto per sè, ed inizia quindi ad agitarsi, a pensare a sentirsi attaccato.
E' geloso, lo vedo, lo capisco. 
L'inglese, rozzo ed ubriaco. Futuro amante, chissà.

Ma la dama non è affatto stupida, intelligente com'è riesce così velocemente a sbarazzarsi del rozzo inglese quanto è stata ad abbagliarlo grazie alla sua innata femminilità, rimanendo così complice e fedele al suo uomo fino alla fine.

Per tutta la notte almeno. Questo glielo deve. Fino all'ultimo centesimo.

Il rozzo inglese intanto, oramai ubriaco ed eccitato fino al midolllo dall'interessante e piacevole incontro, chiede ingenuamente alla donna se conosce Parigi.

La dama francese, invecchiata tristemente sotto migliaia di lune nel cielo d'innumerevoli incontri d'una Parigi beata ancora una volta dalla neve, destinata ad appassire troppo velocemente sotto gli occhi di centinaia di amanti, teneramente lo guarda facendogli un cenno di "si" con un sorriso smarcante e sbarazzino.

Essa poi si gira verso il suo uomo (ferito e così diverso e nel frattempo isolatosi in un mondo tutto suo) gli stringe ancora più forte la mano ed insieme abbandonano il locale, facendosi portare via.

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