Ci siamo addormentati dopo un lungo viaggio durato dodici ore, ci siamo svegliati, io ed il mio batterista compagno di tante note, di tante serate ricche di quel blues che, ancora una volta, insieme ad una fantastica compagna di viaggio, ci ha incantato. Quello stesso blues che ci appassiona da quasi dieci anni, che mentre lo suoni non credi davvero che possa farti venire ancora una volta la pelle d'oca e, sovrastato dal suo incanto, dal suo calore, dalla sua bellezza scopri piacevolmente che le emozioni vanno lentamente assaporate.
Siamo partiti con niente, siamo tornati con tutto quello che ci serviva.
Abbiamo incontrato un amico che in quel posto incantato ci vive. Come un grande prestigiatore che con le mani accompagna gli occhi stupiti di tanti bimbi che a bocca aperta lo osservano ubriachi d'incanto, facendo scomparire le carte, la nostra guida, prendendoci per mano, ci trascinava con le sue note meravigliose dentro la città, alla scoperta di un mondo che non avresti mai creduto potesse esistere ancora ai giorni nostri.
Vi racconterò in modo breve Parigi, a modo mio, dopo averla osservata attentamente deliziandomi di incontri e particolari affascinanti. Con la speranza d'aver rispolverato momenti che il turismo moderno forse non bada più.
Scrivere d' una coppia seduta attorno ad un tavolino d'un locale normale e per nulla esclusivo in zona Pigalle, accanto al Moulin Rouge, scovata per caso, dove la trasgressione, la moda d'ultimo grido della gente in fila davanti al locale più famoso al mondo, la rozzezza d'un ubriaco inglese accompagnato dalla sua tragica compagna, tutti figli della nostra epoca, si schianteranno brutalmente contro quella coppia d'altri tempi, così unica al mondo, d'una eleganza graditissima ai miei occhi.
Scrivere della nostra frettolossa fuga dalle famose "Galeries Lafayette" in boulevard Haussmanndal, per il famoso "mercatino delle pulci" della capitale, del contrasto che si creò, mischiandoci nei colori e nella gente del mercato più famoso d'Europa, universo di mondi, fatto di odori e attrentanti misteri, per poi trovare pace definitivamente dentro un localino dove sembrava di essere stati catapultati negli anni trenta e respirare i suoni di allora, di quel jazz che porta il nome del suo creatore, Django Reinhard, suonato dal vivo da un via-vai di musicisti incredibili. Facendo si che si creasse un atmosfera irripetibile ed inarrivabile per la realtà alla quale appartengo quotidianamente.
Infine, farvi assaporare le stesse note di quel blues suonato per strada, a Montmartre, ai piedi della basilica del Sacro Cuore, rimasto sottofondo per centinaia di persone in visita alla basilica situata alla sommità della collina, regalandoci incontri ed emozioni indescrivibili su un palcoscenico unico al mondo, d'una Parigi innevata di poesia.
"...E Parigi che batte il tempo
Parigi misura la nostra emozione
E Parigi che batte il tempo
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