Faccio un lavoro che mi porta spesso a riflettere sulla vita, a chidermi perchè succedano certe tragedie personali, a chi di fatto se li va cercare ed a chi invece li subisce implacabilmente, senza una seconda possibilità.
Penso che non tutto dipenda da noi. Che la malattia sia destino.
Ricordo il mio turno di notte di qualche giorno fa, in pronto soccorso. Venni chiamato dalla centrale operativa per uscire con l'ambulanza verso l'una, per un dolore toracico associato a difficoltà respiratoria in una anziana signora di centouno anni. Con grande stupore, una volta saputo l'indirizzo, capii che stavo andando a soccorrere la mia vicina di casa. Anche lei, quando mi vide, rimase molto stupita e contenta, si sentì quasi rassicurata nel vedermi; Conoscere qualcuno in quel momento la tirò un po' su di morale. In effetti anch'io ero "contento" di vederla, avrei preferito in un'altra cirscostanza ma ad ogni modo, la considero un po' come se fosse la mia terza nonna, mi conosce da quando ero bambino ed è un vero e proprio mito del mio piccolo paese. Tutti le vogliamo un gran bene.
Una volta in ospedale, fatti tutti gli accertamenti, una volta esclusi problemi a livello cardiaco (elettrocardiogramma, esami del sangue e lastra al torace perfetti!!) scambiata qualche simpatica chiacchiera e risata, decidemmo insieme ai parenti di dimetterla per farla riposare a casa propria.
Verso le 4.30 della notte poi, suonò il campanello dell'accettazione. Andai ad aprire e mi ritrovai davanti agli occhi, seduta su di una carrozzina, una ragazza non cosciente di vent'anni, con addosso solo un reggiseno e delle mutandine, completamente ubriaca, accompagnata da due amici. La ragazza, una volta distesa e soccorsa con le prime cure del caso, piano piano si risvegliò, notevolmente offuscata ancora dall'alcol, in evidente stato di agitazione psicomotoria, iniziò ad offenderci tutti minacciandoci, allontanandosi frettolosamente ed urlandoci contro che sarebbe tornata ad ammazzarci.
Nulla di strano per un pronto soccorso, sono scene che capitano spesso.
Mi ha fatto comunque una certa pena, una pena umana, derivata semplicemente nel vedere come sia facile rovinarsi per nulla.
Io di solito non condanno, non giudico.
Non penso a ciò che è successo fuori, penso a cosa devo fare dentro.
Mi concentro e agisco. Ma alcune cose, credetemi, non puoi far finta che non succedano, non puoi far finta di non vederle; Non puoi timbrare e buttarle nel cestino. Te li porti con te, a casa, in giro, ed ogni tanto le ripensi e ne tiri fuori un pezzo. Quel pezzo te lo mastichi cercando di assaporarne il gusto, buono o cattivo che sia, per poi buttarlo giù.
Purtroppo la ragazza è nota, nel senso che a volte ritorna per il medesimo problema. Spero solo che non entri definivamente in un brutto giro, perchè poi, sarebbe forse troppo tardi per uscirne.
Ciò che mi ha colpito, ancora una volta, è stato pensare al contrasto delle cose che spesso il mio lavoro mi concede. Riflettere sulla vita, su cio' che decidiamo di farne. Forse allora non dipende tutto dal destino, dal caso; Forse l'essenza della vita, la consapevolezza di viverla, di non sprecarla, è così grande, così enorme ed immensa che non si riesce a vedere, e si passa tutta l'esistenza a dannarsi ed a cercarne il senso, i confini, per oltrepassarli e cercare di infraggere nuovi record. Senza mai riuscirci. Forse è già tutto ben troppo chiaro fin da subito, è tutto davanti ai nostri occhi. Basta solo strizzarli, strofinarli una volta per tutte, per rendersi conto.
Ricordo l'anziana signora, Luisa, di centouno anni, gentile nei modi, rispettosa, quasi in colpa per averci "disturbato". Ricordo la giovane ragazza, l'odore di alcol e vomito, le sue lacrime.
2 commenti:
"Oltrepassare i confini"..sembra questo l'obiettivo principale della maggior parte della gente oggi..che si sente onnipotente, in grado di poter fare qualsiasi cosa voglia perchè "la vita è una sola e me la voglio godere!" Onnipotente ed onnivora, ingorda, che vuole sempre di più, senza saziarsi mai.
Hai ragione Daniele, è tutto davanti a noi, basta accorgersene..però a volte per alcuni è difficile vedere, c'è qualcuno che durante questa ricerca si perde e smarrisce la strada..
ed è surreale quando stai a contatto con le persone più anziane, così dignitose e sagge, che ti raccontano di un mondo che oggi non esiste più, o meglio è
nascosto da un altro mondo più meschino e pieno di gente che vuole "infrangere nuovi record"..
sono poche le persone riescono ad accorgersi dello stridere tra questi due mondi..che lascia molta amarezza..
Hai colto in pieno il significato del post greta, sono molto contento. Oggi se non vai a duecento all'ora non sei nessuno. Ed è molto triste. Credo che la vera gioia delle cose, quelle particolarità che sai che un girno ti serviranno, sai che un giorno dovrai tirarle fuori per sfruttarle, non sono quelle che si scoprono ubriacandosi tutte le sere. Vanno ricercate, attentamente, nell'intimo e nella profondita delle persone. Solo allora, forse, avremo una possibilità.
ciao
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