
La vedete questa foto?
Stavo giocando a pallone, nel cuore dell'Africa. A quasi tremila metri di altitudine.
Dopo aver visitato decine di bambini per tutta la giornata, nel tardo pomeriggio, era abitudine trovarsi nel cortile della missione per rilassarci un po'. Poi un giorno, a Mendida, sentii delle voci provenire da fuori la "grande casa"; Mi avvicinai al portone quando vidi dei ragazzi che giocavano al calcio.
Vidi un pallone fatto di stoffa, un campo impolverato e sconnesso e tre assi di legno per porta. Non resistetti; Mi venne una voglia incredibile di giocare anch'io. Dopo essermi tolto gli scarponi uscii dal cortile indossando le mie belle scarpe adidas da ginnastica, convinto di padroneggiare in mezzo al campo. Poi, quando i ragazzi mi accolsero come Kakà, ci volle davvero poco per sentirmi davvero invincibile. Ci misi ancora meno a capire che, a dire il vero, tanto in forma non lo ero. Sarà per l'altitudine, sarà per il campo o il pallone che feci non poca fatica a comprendere dove ero girato. Tutto fu più chiaro quando capii di aver iniziato in difesa per essere poco dopo spostato a metà campo. Successivamente, i ragazzi, sempre gentili, mi fecero intuire di giocare sulla fascia ed io, sempre più isolato stanco e dispnoico, afferrai di morire in attacco. Ero oramai troppo solo ed abbattuto moralmente, completamente fuori dal gioco.
A questo punto, decisi quindi che la mia esperienza con il calcio africano poteva chiudersi dopo circa quindici, venti minuti. Abbandonai il campo tra gli applausi dei ragazzi, che mi accompagnarono con delle risate. Insomma una figuraccia. Fortissimi tecnicamente, dotati di una grande corsa ed un senso del'equilibrio veramente invidiabile, agili, tostissimi fisicamente. Erano veramente forti. Troppo.
Feci una pessima figura ma l'emozione fu incredibile. Il calcio è veramente una lingua universale.
E quest'altra foto?

Sono solo palloncini. Ne gonfiavamo così tanti fino a riempire la macchina, per poi abbandonarli, durante la corsa, di villaggio in villaggio, regalandoli al vento, ossservandoli volare via ed essere rincorsi dalla gente: bambini, adulti, tutti! Cercando di offrire, nella maniera più semplice possibile, un momento di gioia tanto breve quanto ci metteva il sole a farli scoppiare. Ma è stato bellissimo comunque.
Sono solo palloncini, mi dicevo, ma voi non potete immaginare la gioia, la festa e l'entusiasmo che suscitavano nella gente. Veramente incredibile. Difficile da raccontare.
Oggi sono iniziati i mondiali di calcio nel continente nero, per la prima volta nella storia di tale competizione.
Il Sudafrica ha pareggiato con il Messico uno a uno. Chissà quanta gioia nel continente per l'arrivo di tale evento. Ma è doveroso ricordarsi che dove arrivano grosse quantità di denari però, arrivano anche la malavita e la speculazione soprattutto di quei fondi assegnati e che rischiano poi di essere usati per attività per la quale non erano stati per niente destinati. Fu così anche per noi, con Italia'90, non oso immaginare cosa potrebbe accadere con Sudafrica 2010.
Io insomma non mi fido tanto. Ma è troppo presto per dirlo. Vedremo tra qualche anno, quando il circo dei mondiali avrà già cambiato città, cosa ci avrà lasciato. Quando la McDonald's, la Coca Cola, la Visa, l'adidas, i media e le televisioni, spegneranno le luci, le illusioni, le promesse, sul Soccer City di Johannesbrug, lo stadio dove si giocherà la finale dei mondiali di calcio in Sudafrica, per accenderle da un'altra parte.
Nell'attesa di capirlo, finchè il palloncino non esplode, osserviamolo pure volare via; Sognando di veder migliorata, se pur di poco, la giornata di colui che lo raccoglierà.

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