Qualche settimana fa un numeroso nucleo famigliare rumeno, una quindicina di persone, verso sera decise d'incamminarsi, in fila indiana sul ciglio della strada, verso la statale che porta fuori dal paese. Destinazione? La casa di uno di loro. Essa si trova in una piccola frazione in campagna facente parte del mio comune, lontana all'incirca cinque, sei chilometri.
La strada era stretta, buia, molto trafficata considerando l'ora.
Gli uomini davanti, in mezzo i bambini, per ultime le donne.
Tra gli adulti, capi di famiglia, ve ne era uno con una preziosissima fisarmonica a tracolla.
Quando giunse in pronto soccorso vestiva con una giacca di flanella di color marrone piuttosto sciupata, sotto ad essa una spessa camicia nera di lana accompagnata da pantaloni scuri troppo larghi pensai per il suo esile corpo, stretti da una sottile cintura in pelle, anch'essa marrone. Una scarpa era bucata. Mi colpirono la sua magrezza ed i suoi lunghi baffi, le mani sporche e le dita lunghissime. Con quegli occhi scuri e quel viso scavato, una volta attenuatosi lo spavento, mi raccontò un po' di lui mentre lo medicavo in ambulatorio.
Rimasi colpito dalla sua storia. Piangeva Nicolae, la sua fisarmonica, Dorina, era andata completamente distrutta. Era disperato, piangeva come un bambino. Rimase sconvolto non tanto dagli acciacchi e dalle ferite ma da ciò che era accaduto alla fisarmonica. Come avrebbe fatto ora? -Dorina!-Dorina!-Dorina!- sbraitava con grande disperazione.
Nicolae, durante il tragitto, venne urtato da una macchina, perse l'equilibrio rotolando goffamente a lato della strada, finendo dentro un canale. Dorina, l'amata fisarmonica che possedeva a tracolla, venne schiacciata dal suo stesso peso, frantumandosi in mille pezzi.
Padre di cinque figlie, smise improvvisamente di piangere e divenne d'un tratto impassibile quando mi disse i loro nomi, in ambulatorio: Anina, Steluta, Karla, Carmen, e poi la quinta, l'ultima: Dorina.
Dorina morì poco dopo essere venuta al mondo.
Un giorno in Romania faceva il pane ma spesso veniva chiamato per delle feste, dei matrimoni o per vere ed autentiche serate, dove si dilettava con la fisarmonica in una piccola orchestrina di amici. Oggi in Italia chiede l'elemosina e con Dorina capita di vederlo qualche volta in giro, nelle le vie, per strada o davanti a qualche supermercato, intento a suonare le canzoni della sua terra per racimolare qualche spicciolo.
Mi spiegò che in Romania la fisarmonica è uno strumento da concerto, importante quanto il violino e che esiste musica di alto livello composta appositamente per tale strumento. Mi parlò orgogliosissimo di Ionica Minune, fisarmonicista rumeno riconosciuto come migliore al mondo, "...ed-è-amico-di-Nicolae!-mio-caro-amico!- ".
Mi parlò dell'importanza della musica tradizional popolare, della gioia nel suonare tra la gente per "resistere-alla-gente".
E' piuttosto abituato Nicolae a resistere alla gente. A persone come quelle che se lo videro passare davanti agli occhi quella sera, una volta fuori dall'ambulatorio, mentre veniva trasportato in radiologia per accertamenti.
-Ma-è-ubriaco-vero?- mi domandò una signora con la pelliccia, parente di un simpaticissimo vecchiettino addormentatosi sulla barella.
-L'hanno-stirato?-così-la-prossima-volta-impara-a-stare-sul-ciglio-della-strada-quel-coglione- mi disse un ragazzo con il giubbotto della Napapirijri, appoggiato alla parete, in attesa di essere dimesso dopo essere stato coinvolto in una rissa.
-Quella-è-gentaglia...gentaglia-brutta!- aggiunse una vecchietta, come se volesse mettermi in guardia dal pericolo. Se ne stava seduta su di una carrozzina, in attesa degli esami ematici. Mi disse quella frase puntandomi il dito tremante. Di lei ricordo i suoi occhiali da vista, e quelle incredibili lenti a fondo di bottiglia.
Quanti di loro sarebbero stati disposti a soffermarsi un attimo su Nicolae e sulla sua fisarmonica? Un solo attimo; Qualche minuto.
A raschiare il fondo del barile, oltre i pregiudizi, l'etichettature, per arrivare invece alla persona, all'anima, alla storia. A ben pochi, pensai. Compresi noi forse che, una volta accertato che non avesse nulla, lo dimettemmo ben presto.
E Nicolae se ne andò così; Varcando l'uscita dell'ospedale come il rumeno ubriaco di turno, molesto, rompi balle e causa di guai. In fondo erano addirittura intervenuti i Carabinieri...e poi l'ambulanza..ed anche una volta in pronto soccorso sbraitava, si disperava; Poi era sporco, vestito male, parlava nella sua lingua, non sapeva l'italiano, era accompagnato da tanti parenti che riempivano la sala di attesa, eravamo sotto le feste...
Nicolae risultò negativo all'alcool test.
Chi lo urtò con la macchina non venne mai trovato, né tantomeno si costituì.
Quel giorno, accompagnato da sua moglie, voleva personalmente andare a dare il benvenuto ad un gruppo di parenti attesi da giorni alla stazione dei treni, giunti in Italia per festeggiare le feste insieme. La sua idea era quella di accompagnarli a casa sua con l'unica macchina che possedeva, facendo quindi più viaggi se solo essa non avesse avuto un problema meccanico lasciandoli quindi tutti a piedi davanti alla stazione al freddo. Non conoscendo nessuno, senza sapere cosa fare e senza un soldo, decisero perciò di incamminarsi verso casa.
Pochi giorni fa davanti ad un supermercato rividi Nicolae intento a suonare. Mi riconobbe, ci salutammo.
-Chi-ti-ha-dato-una-nuova-fisarmonica-Nicolae?- Gli chiesi sorridendogli, passandogli davanti velocemente..
-Le-mie-figlie..un-loro-regalo!- Mi rispose orgoglioso.
La strada era stretta, buia, molto trafficata considerando l'ora.
Gli uomini davanti, in mezzo i bambini, per ultime le donne.
Tra gli adulti, capi di famiglia, ve ne era uno con una preziosissima fisarmonica a tracolla.
Quando giunse in pronto soccorso vestiva con una giacca di flanella di color marrone piuttosto sciupata, sotto ad essa una spessa camicia nera di lana accompagnata da pantaloni scuri troppo larghi pensai per il suo esile corpo, stretti da una sottile cintura in pelle, anch'essa marrone. Una scarpa era bucata. Mi colpirono la sua magrezza ed i suoi lunghi baffi, le mani sporche e le dita lunghissime. Con quegli occhi scuri e quel viso scavato, una volta attenuatosi lo spavento, mi raccontò un po' di lui mentre lo medicavo in ambulatorio.
Rimasi colpito dalla sua storia. Piangeva Nicolae, la sua fisarmonica, Dorina, era andata completamente distrutta. Era disperato, piangeva come un bambino. Rimase sconvolto non tanto dagli acciacchi e dalle ferite ma da ciò che era accaduto alla fisarmonica. Come avrebbe fatto ora? -Dorina!-Dorina!-Dorina!- sbraitava con grande disperazione.
Nicolae, durante il tragitto, venne urtato da una macchina, perse l'equilibrio rotolando goffamente a lato della strada, finendo dentro un canale. Dorina, l'amata fisarmonica che possedeva a tracolla, venne schiacciata dal suo stesso peso, frantumandosi in mille pezzi.
Padre di cinque figlie, smise improvvisamente di piangere e divenne d'un tratto impassibile quando mi disse i loro nomi, in ambulatorio: Anina, Steluta, Karla, Carmen, e poi la quinta, l'ultima: Dorina.
Dorina morì poco dopo essere venuta al mondo.
Un giorno in Romania faceva il pane ma spesso veniva chiamato per delle feste, dei matrimoni o per vere ed autentiche serate, dove si dilettava con la fisarmonica in una piccola orchestrina di amici. Oggi in Italia chiede l'elemosina e con Dorina capita di vederlo qualche volta in giro, nelle le vie, per strada o davanti a qualche supermercato, intento a suonare le canzoni della sua terra per racimolare qualche spicciolo.
Mi spiegò che in Romania la fisarmonica è uno strumento da concerto, importante quanto il violino e che esiste musica di alto livello composta appositamente per tale strumento. Mi parlò orgogliosissimo di Ionica Minune, fisarmonicista rumeno riconosciuto come migliore al mondo, "...ed-è-amico-di-Nicolae!-mio-caro-amico!- ".
Mi parlò dell'importanza della musica tradizional popolare, della gioia nel suonare tra la gente per "resistere-alla-gente".
E' piuttosto abituato Nicolae a resistere alla gente. A persone come quelle che se lo videro passare davanti agli occhi quella sera, una volta fuori dall'ambulatorio, mentre veniva trasportato in radiologia per accertamenti.
-Ma-è-ubriaco-vero?- mi domandò una signora con la pelliccia, parente di un simpaticissimo vecchiettino addormentatosi sulla barella.
-L'hanno-stirato?-così-la-prossima-volta-impara-a-stare-sul-ciglio-della-strada-quel-coglione- mi disse un ragazzo con il giubbotto della Napapirijri, appoggiato alla parete, in attesa di essere dimesso dopo essere stato coinvolto in una rissa.
-Quella-è-gentaglia...gentaglia-brutta!- aggiunse una vecchietta, come se volesse mettermi in guardia dal pericolo. Se ne stava seduta su di una carrozzina, in attesa degli esami ematici. Mi disse quella frase puntandomi il dito tremante. Di lei ricordo i suoi occhiali da vista, e quelle incredibili lenti a fondo di bottiglia.
Quanti di loro sarebbero stati disposti a soffermarsi un attimo su Nicolae e sulla sua fisarmonica? Un solo attimo; Qualche minuto.
A raschiare il fondo del barile, oltre i pregiudizi, l'etichettature, per arrivare invece alla persona, all'anima, alla storia. A ben pochi, pensai. Compresi noi forse che, una volta accertato che non avesse nulla, lo dimettemmo ben presto.
E Nicolae se ne andò così; Varcando l'uscita dell'ospedale come il rumeno ubriaco di turno, molesto, rompi balle e causa di guai. In fondo erano addirittura intervenuti i Carabinieri...e poi l'ambulanza..ed anche una volta in pronto soccorso sbraitava, si disperava; Poi era sporco, vestito male, parlava nella sua lingua, non sapeva l'italiano, era accompagnato da tanti parenti che riempivano la sala di attesa, eravamo sotto le feste...
Nicolae risultò negativo all'alcool test.
Chi lo urtò con la macchina non venne mai trovato, né tantomeno si costituì.
Quel giorno, accompagnato da sua moglie, voleva personalmente andare a dare il benvenuto ad un gruppo di parenti attesi da giorni alla stazione dei treni, giunti in Italia per festeggiare le feste insieme. La sua idea era quella di accompagnarli a casa sua con l'unica macchina che possedeva, facendo quindi più viaggi se solo essa non avesse avuto un problema meccanico lasciandoli quindi tutti a piedi davanti alla stazione al freddo. Non conoscendo nessuno, senza sapere cosa fare e senza un soldo, decisero perciò di incamminarsi verso casa.
Pochi giorni fa davanti ad un supermercato rividi Nicolae intento a suonare. Mi riconobbe, ci salutammo.
-Chi-ti-ha-dato-una-nuova-fisarmonica-Nicolae?- Gli chiesi sorridendogli, passandogli davanti velocemente..
-Le-mie-figlie..un-loro-regalo!- Mi rispose orgoglioso.
2 commenti:
Leggere queste cose mi fa piangere il cuore, mi chiedo quanti pregiudizi ci impediscono di vedere come stanno realmente le cose.
Il problema però è che siamo in una sorta di"guerra tra poveri". Noi italiani, che stiamo neppure troppo lentamente rinunciando a parecchie cose, e loro, gli stranieri, che arrivano disperati in cerca di una qualche speranza.
La soluzione sarebbe cercare di fare quello che fai tu, aprire il tuo cuore agli stranieri e vederli per quello che sono: persone che vengono da situazioni diverse e hanno una cultura diversa dalla nostra.
Ma questo richiede tanto impegno e tanta energia perché non è facile mettersi in discussione ogni volta.
Complimenti ancora per il lavoro che fai, per la passione e per condividere con noi le tue bellissime esperienze.
Ciao vale, grazie per il tuo bellissimo commento, veramente.
Fa sempre piacere riceverne!
I pregiudizi in molti contesti purtroppo dominano con ignoranza; Io ce la metto tutta, nel mio piccolo, per combatterli.
ciao
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