Mi capita di rado di entrare in un parco con in mano un libro ma oggi non ho proprio resistito. Dovevo a tutti i costi finire di leggere, per un esame legato al master in cooperazione, "ONG: una storia da raccontare" di Sergio Marelli e, tanto per non farmi mancare nulla, avevo mille pensieri che mi frullavano per la testa. Ho smontato dalla notte poche ore prima ed una certa nausea del giorno dopo mi perseguitava come sempre ma non gli diedi peso, mi feci forza ed entrai. Percorsi quindi i vialetti circondati da aiuole e sovrastati da grandi alberi per finire isolato su di un prato ricoperto da uno splendido mantello di margherite sorridenti e sovrastato da un magnifico sole! Vi era una bellissima luce ed una frescura fatta apposta per godersi qualche attimo, rimanendo soli con se stessi. Una brezza amica infine mi prese per mano e mi convinse a distendermi su quella soffice erba.
Io non opposi troppa resistenza e dunque crollai, stringendola forte.
D'un tratto una luce abbagliante mi accecò; non potei muovermi, ero come paralizzato e quando provai ad alzarmi nulla, non ci riuscii. Ebbi la sensazione di avere un gigantesco masso che mi stesse schiacciando la testa e quando riuscii finalmente a liberarmi da non so cosa, notai di avere un cappio al collo!
L'estremità della fune non fui capace di intravederla tanto era lunga ed infinita.
Decisi di seguirla per liberarmene; camminai quindi per qualche minuto quando trovai Bianca scorazzare in bicicletta nei miei pensieri. Dissi a Bianca di averla persa qualche giorno fa. Ci restai malissimo quando seppi che se n'era andata in quel modo. Fu un duro colpo. Le dissi che mi aveva insegnato tanto, tantissimo e che mi aveva fatto arrabbiare ma non resistetti a ringraziarla per tutto; la accompagnai infine al cimitero per darle l'ultimo saluto con il mio amico Claudio.
Al suo interno vidi una roccia di nome Bianca.
Su di essa vi era poi scritto: con-che-cosa-ti-ha-convinta-la-morte?
Claudio mi disse che, poco più avanti, in fondo a quella buca, vi erano decine di ragazzi che persero la vita per noi, per donarci un futuro migliore. La cosa mi colpì perchè della Festa della Liberazione oggi ce ne freghiamo. Perché quella buca oggi siamo solamente capaci di ricoprirla con del letame, con l'indifferenza, con le guerre, con la voglia esclusivamente d'apparire migliori dell'altro senza un vero perchè; con l'economia della morte, la corruzione, l'odio, l'indifferenza, il razzismo.
A cosa è servito dunque il tutto? Cosa ci hanno insegnato migliai di gesti?
Vi sono paesi specializzati nel guadagnare e paesi specializzati nel rimetterci. Nel mezzo vi sono uomini e donne meravigliose, a volte veri e propri eroi nascosti del nostro tempo, insieme a faccendieri e persone prive di scrupoli.
Notai di sfuggita la tomba di Elsa. Due giorni fa andai a prendere Elsa in codice rosso con l'ambulanza poco prima di smontare il turno. La portai in ospedale in condizioni disperate. Quando montai il giorno dopo per fare la notte scoprii che Elsa non ce l'aveva fatta. Eppure il destino fu diverso per un signore che pochi giorni prima entrò in ambulatorio in condizioni critiche ma che riuscii però a salvarsi. Strana la vita; era davvero gravissimo, in condizioni disperate. Mi prese allora il panico. E ora lui, dove si trovava? Tra quanto sarebbe arrivato? Chi si può permette poi di decidere e perchè?
<< Calmati-Calmati..>> mi disse Claudio. << Non vedi quanti sono ? >>.
Feci un pauroso respiro e provai quindi a calmarmi.
<< ..Si, lo vedo >> gli risposi.
Era tutto vero. Quante storie sono sepolte sotto i nostri piedi. Quanti amori, crimini, bravate, imprese ed eroiche follie è in grado di permettere la vita. Quante feste, esami mai dati, viaggi interrotti e sorrisi mancati ha interrotto la morte. In quanto tempo poi?
Pochissimo.
Ed in pochissimo tempo mi avvicinai ad un gruppo di ragazzini. Li vidi giocare, li ascoltai schiamazzare, correvano per il cielo, accanto ad un palco, a destra ed a sinistra. Erano a pochissimi metri da me. Non riuscivo a concentrarmi, avevo quasi finito il libro di Marelli! Feci quindi una pausa ma ad un tratto uno di essi si rivolse ad un suo amichetto rivolgendogli tali parole: "..sei-peggio-di-un-negro-handicappato!! ".
Non resistetti; pensai a come fosse possibile che un ragazzino possa permettersi di dire una cosa del genere ad un'altra persona. Decisi di sospendere per un attimo la lettura, abbandonai il cimitero, attraversai la strada e mi misi a correre per raggiungerlo ma non ci riuscii. Più correvo più s'allontanava.
Fottuto ragazzino.
Giunsi con il fiatone a Fonko quando finalmente mi fermai.
Fonko è un minuscolo villaggio che si trova alla periferia di Hossana a 210 Km a sud di Addis Abeba; ci sono stato poche settimane fa. All'interno d'una misera quanto straordinaria scuola, messa in piedi in mezzo al nulla da un'audace quanto caparbia Suora, avevo incontrato un giorno una bambina; negra e perlopiù handicappata.
Quella bambina ha imparato a camminare con le sole ginocchia ma a testa alta.
E' tristemente moscia, debole e cascante con gli arti a causa di una terribile malattia che la perseguita dalla nascita ma io l'ho vista giocare felice insieme ad altri bambini.
Lo giuro.
Suo padre l'accompagna a scuola tutti i giorni ubriaco. Dopo qualche ora, finite le lezioni, ritorna a prenderla più ubriaco di prima. Ricordo di averle regalato un palloncino e ho impressa nella mia mente un' immagine di lei che lo rincorre come può, divertendosi come una matta.
Quello straordinario ricordo lo conservo gelosamente ed in modo indelebile nel mio cuore. Esso è stato il più grande esempio che ho avuto in dono dalla vita di ciò che è in grado di permettere la vita.
Tutto il resto che mi circonda conta infinitamente poco.
Tutti i giorni quel corpicino ha imparato a sollevarsi e resistere da solo, nonostante tutto e contro tutti. Esso mi ha insegnato più di qualsiasi altra cosa al mondo ed è per questo motivo che volevo difenderlo con ogni mezzo. A tutti i costi.
Ed in pochissimo tempo, seguendo la fune, con il cappio sempre più allentato, continuai a percorrere la stradina che mi portò lentamente di nuovo in quei vialetti circondati da aiuole e sovrastati da grandi alberi per finire isolato su di un prato ricoperto da uno splendido mantello di margherite sorridenti e sovrastato da un magnifico sole! Vi era una bellissima luce ed una frescura fatta apposta per godersi qualche attimo, rimanendo soli con se stessi. Una brezza amica infine mi stava tenendo per mano quando cercò di convincermi ad alzarmi da quella soffice erba.
Ma questa volta opposi resistenza.
<< Mi manca terribilmente l'Africa >> le dissi in lacrime.
Era arrivata l'ora di salutarmi. L'abbracciai quindi stringendola più forte che potevo.
Poco dopo
la lasciai andare.
<< Signore? >>
<< Scusi signore? >>
Aprii finalmente gli occhi; ho dormito forse per cent'anni?
<< Ma che!?! chi è? cavoli nooo! non ho letto una pagina.. >> riuscii a stento a pronunciare lentamente, ancora insonnolito e tramortito dalla stanchezza..
<< Signore? perchè sta piangendo deve uscire. Alle 18.30 chiude il parco. Mi raccomando si ricordi di passare da dietro..>>.
Io non opposi troppa resistenza e dunque crollai, stringendola forte.
D'un tratto una luce abbagliante mi accecò; non potei muovermi, ero come paralizzato e quando provai ad alzarmi nulla, non ci riuscii. Ebbi la sensazione di avere un gigantesco masso che mi stesse schiacciando la testa e quando riuscii finalmente a liberarmi da non so cosa, notai di avere un cappio al collo!
L'estremità della fune non fui capace di intravederla tanto era lunga ed infinita.
Decisi di seguirla per liberarmene; camminai quindi per qualche minuto quando trovai Bianca scorazzare in bicicletta nei miei pensieri. Dissi a Bianca di averla persa qualche giorno fa. Ci restai malissimo quando seppi che se n'era andata in quel modo. Fu un duro colpo. Le dissi che mi aveva insegnato tanto, tantissimo e che mi aveva fatto arrabbiare ma non resistetti a ringraziarla per tutto; la accompagnai infine al cimitero per darle l'ultimo saluto con il mio amico Claudio.
Al suo interno vidi una roccia di nome Bianca.
Su di essa vi era poi scritto: con-che-cosa-ti-ha-convinta-la-morte?
Claudio mi disse che, poco più avanti, in fondo a quella buca, vi erano decine di ragazzi che persero la vita per noi, per donarci un futuro migliore. La cosa mi colpì perchè della Festa della Liberazione oggi ce ne freghiamo. Perché quella buca oggi siamo solamente capaci di ricoprirla con del letame, con l'indifferenza, con le guerre, con la voglia esclusivamente d'apparire migliori dell'altro senza un vero perchè; con l'economia della morte, la corruzione, l'odio, l'indifferenza, il razzismo.
A cosa è servito dunque il tutto? Cosa ci hanno insegnato migliai di gesti?
Vi sono paesi specializzati nel guadagnare e paesi specializzati nel rimetterci. Nel mezzo vi sono uomini e donne meravigliose, a volte veri e propri eroi nascosti del nostro tempo, insieme a faccendieri e persone prive di scrupoli.
Notai di sfuggita la tomba di Elsa. Due giorni fa andai a prendere Elsa in codice rosso con l'ambulanza poco prima di smontare il turno. La portai in ospedale in condizioni disperate. Quando montai il giorno dopo per fare la notte scoprii che Elsa non ce l'aveva fatta. Eppure il destino fu diverso per un signore che pochi giorni prima entrò in ambulatorio in condizioni critiche ma che riuscii però a salvarsi. Strana la vita; era davvero gravissimo, in condizioni disperate. Mi prese allora il panico. E ora lui, dove si trovava? Tra quanto sarebbe arrivato? Chi si può permette poi di decidere e perchè?
<< Calmati-Calmati..>> mi disse Claudio. << Non vedi quanti sono ? >>.
Feci un pauroso respiro e provai quindi a calmarmi.
<< ..Si, lo vedo >> gli risposi.
Era tutto vero. Quante storie sono sepolte sotto i nostri piedi. Quanti amori, crimini, bravate, imprese ed eroiche follie è in grado di permettere la vita. Quante feste, esami mai dati, viaggi interrotti e sorrisi mancati ha interrotto la morte. In quanto tempo poi?
Pochissimo.
Ed in pochissimo tempo mi avvicinai ad un gruppo di ragazzini. Li vidi giocare, li ascoltai schiamazzare, correvano per il cielo, accanto ad un palco, a destra ed a sinistra. Erano a pochissimi metri da me. Non riuscivo a concentrarmi, avevo quasi finito il libro di Marelli! Feci quindi una pausa ma ad un tratto uno di essi si rivolse ad un suo amichetto rivolgendogli tali parole: "..sei-peggio-di-un-negro-handicappato!! ".
Non resistetti; pensai a come fosse possibile che un ragazzino possa permettersi di dire una cosa del genere ad un'altra persona. Decisi di sospendere per un attimo la lettura, abbandonai il cimitero, attraversai la strada e mi misi a correre per raggiungerlo ma non ci riuscii. Più correvo più s'allontanava.
Fottuto ragazzino.
Giunsi con il fiatone a Fonko quando finalmente mi fermai.
Fonko è un minuscolo villaggio che si trova alla periferia di Hossana a 210 Km a sud di Addis Abeba; ci sono stato poche settimane fa. All'interno d'una misera quanto straordinaria scuola, messa in piedi in mezzo al nulla da un'audace quanto caparbia Suora, avevo incontrato un giorno una bambina; negra e perlopiù handicappata.
Quella bambina ha imparato a camminare con le sole ginocchia ma a testa alta.
E' tristemente moscia, debole e cascante con gli arti a causa di una terribile malattia che la perseguita dalla nascita ma io l'ho vista giocare felice insieme ad altri bambini.
Lo giuro.
Suo padre l'accompagna a scuola tutti i giorni ubriaco. Dopo qualche ora, finite le lezioni, ritorna a prenderla più ubriaco di prima. Ricordo di averle regalato un palloncino e ho impressa nella mia mente un' immagine di lei che lo rincorre come può, divertendosi come una matta.
Quello straordinario ricordo lo conservo gelosamente ed in modo indelebile nel mio cuore. Esso è stato il più grande esempio che ho avuto in dono dalla vita di ciò che è in grado di permettere la vita.
Tutto il resto che mi circonda conta infinitamente poco.
Tutti i giorni quel corpicino ha imparato a sollevarsi e resistere da solo, nonostante tutto e contro tutti. Esso mi ha insegnato più di qualsiasi altra cosa al mondo ed è per questo motivo che volevo difenderlo con ogni mezzo. A tutti i costi.
Ed in pochissimo tempo, seguendo la fune, con il cappio sempre più allentato, continuai a percorrere la stradina che mi portò lentamente di nuovo in quei vialetti circondati da aiuole e sovrastati da grandi alberi per finire isolato su di un prato ricoperto da uno splendido mantello di margherite sorridenti e sovrastato da un magnifico sole! Vi era una bellissima luce ed una frescura fatta apposta per godersi qualche attimo, rimanendo soli con se stessi. Una brezza amica infine mi stava tenendo per mano quando cercò di convincermi ad alzarmi da quella soffice erba.
Ma questa volta opposi resistenza.
<< Mi manca terribilmente l'Africa >> le dissi in lacrime.
Era arrivata l'ora di salutarmi. L'abbracciai quindi stringendola più forte che potevo.
Poco dopo
la lasciai andare.
<< Signore? >>
<< Scusi signore? >>
Aprii finalmente gli occhi; ho dormito forse per cent'anni?
<< Ma che!?! chi è? cavoli nooo! non ho letto una pagina.. >> riuscii a stento a pronunciare lentamente, ancora insonnolito e tramortito dalla stanchezza..
<< Signore? perchè sta piangendo deve uscire. Alle 18.30 chiude il parco. Mi raccomando si ricordi di passare da dietro..>>.
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