Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

30 dicembre 2011

Nursing Transculturale: Le differenze culturali

Nel processo interculturale non è fondamentale valutare le differenze, è fondamentale però avere la consapevolezza che esistono.

La mia regola chiave è quella di ricordare sempre che nella relazione tra me e una persona malata non vanno ad incontrarsi le nostre culture (...cos'è la cultura?), ma due persone che interpretano le nostre culture di origine e che entrambi ne siamo beneficiari e sostenitori. Fruitrici e fautrici di quell' insieme di valori, simboli, atteggiamenti, credenze, ideologie che guidano i comportamenti di un gruppo rendendolo distinguibile (cultura) e considerare che tutto ciò che si vede, si fa, si dice, può avere per entrambe le parti un significato molto diverso.

Cerco poi sempre di tenere ben in mente che appartenere ad una stessa cornice culturale (che può significare anche solamente vivere nella stessa città) non vuol dire affatto avere lo stesso modo di percepire la vita e risolvere i bisogni, nel nostro caso assistenziali, alla stessa maniera e questo proprio perché ognuno di noi è un essere umano unico ed irripetibile, portatore d'innumerevoli "identità particolari" che ci rendono appunto diversi uno con l'altro. Diversi e singolarmente preziosi.

Io, ogni volta che inizio il turno lavorativo, so già che, molto probabilmente, verrò a contatto con persone le quali, nella maggior parte dei casi, hanno una visione molto diversa da quella che ho io in relazione a molti aspetti della vita; tuttavia cerco sempre, una volta incontrate, di evitare di dare giudizi (o pregiudizi) superficiali o, ancora peggio, evito di etichettare un aspetto non in linea con la mia identità culturale. Questo non toglie che sono del tutto consapevole della presenza d'importanti differenze; esse esistono e le utilizzerò, sempre se riuscirò a farlo, per essere di aiuto a chi parla un linguaggio ed esprime bisogni diversi dai miei.

Fondamentale quindi sarà prendere coscienza delle differenze culturali, per essere di aiuto a chi parla un linguaggio ed esprime bisogni diversi dai nostri.

Un semplice esempio: uno straniero può avere molta paura nel vedere compromessa la propria salute in quanto bisogna sempre tenere presente che essa, la salute, non è concepita con le stesse nostre modalità! Infatti la nostra cultura di salute (Occidentale) è fondamentalmente basata sull'igiene, sulla dieta, sugli stili di vita, sulle vaccinazioni ma bisogna tener presente che per altre persone, per altre culture, il concetto di salute è basato in termini di rapporto individuo-comunità-ambiente e nella parola -ambiente- rientra quello naturale, legato alle relazioni sociali, alle modalità di agire ai riti alle usanze alimentari e sessuali.

La malattia, in tante altre culture, spesso non ha caratteri biologici, come invece lo è se correlata alla lettura culturale della morte in ambito occidentale; è un equilibrio rotto, un flusso energetico negativo, una punizione/purificazione.

Già questo basilare quanto primo aspetto, posto in relazione alla salute, ci può aiutare ad aprirci alle differenze nell'ambito del nursing transculturale e del processo interculturale.

Tuttavia la vera sfida sarà considerare le differenze ricchezze culturali e professionali. E non è affatto facile. Il nocciolo fondamentale del processo interculturale è la comunicazione adeguata cercando sempre di ristabilire quella visione positiva che, la persona/paziente, aveva prima dell'emigrazione.

Come già ricordato nei primi post legati al nursing transculturale, bisognerà "allenarsi" costantemente, con lo studio, ma fondamentale sarà farlo sul campo: nelle nostre unità operative, con le persone, con i pazienti e spesso, per riuscirci, è necessario ascoltare o utilizzare un linguaggio semplice e non tecnico, evitando "lezioni", parlando di noi, superando la paura dei vuoti di parole e, come già detto precedentemente, evitando giudizi stereotipati, facili e diretti. Così facendo, senza quasi nemmeno accorgercene, ci arricchiremo, ed il tutto ci servirà per un nuovo incontro. 

Per capire una differenza bisogna, secondo me, comprenderla o metterla in relazione ad un fatto.
Perché scrivo questo?
Proprio perché la differenza è spesso legata inevitabilmente ad un fatto.

Per esempio: una donna che indossa lo hidjab, il velo coranico, è spesso portatrice di tante difficoltà purtroppo per lo più concretamente dovute a manifestazioni di disagio e personali rappresentazioni che alla presenza del velo stesso.

Le differenze ai nostri occhi risultano strane, bizzarre, non morali, volgari, spesso incomprensibili perché DIVERSE rispetto ai normali "fatti" che si manifestano nella nostra società e cultura, nella nostra quotidianità.

Ed è per questi motivi che spesso le differenze possono dare luogo a diversi scenari, eccone alcuni:
N.B: I scenari qui riportati e descritti in letteratura sono stati affiancati a semplici esempi della quale sono stato personalmente testimone in base alla mia esperienza in quanto ritengo che, nell'ambito del nursing interculturale, gli esempi siano molto interessanti e utili per meglio considerare lo studio.

A: L'operatore sanitario e la persona/paziente si scoprono differenti pur essendo della stessa impronta culturale.

Esempio: persona di ottant'anni che ha sempre vissuto nella campagna emiliana, viene portato in ospedale e si sottopone ad una visita con un giovane medico marocchino ma con cittadinanza Italiana; successivamente gli viene posizionato un catetere vescicale da una giovane Italiana (dello stesso paese originario dell'anziano) infermiera neo-laureata.

B: L'operatore sanitario occidentale interpreta il problema del migrante in modo esclusivamente legato alla mancanza di accesso alle tecnologie della persona bisognosa senza nemmeno ascoltare e comprendere il problema.

Esempio: Giovane africano sano e robusto con dolore al braccio inviato in radiologia per eseguire radiografia e successivo consulto dell'ortopedico il quale, un po' stupito, rinvia in pronto soccorso consigliando una più efficace consulenza dermatologica. Dopo un attento ascolto (bracciante agricolo stagionale), un'estrema pazienza (il ragazzo non parlava italiano) ed una visita più approfondita si constata che si trattava di una dermatite con parassitosi della pelle contratta molto probabilmente a causa della scarsa igiene.

C: L'operatore sanitario si dimostra impaziente a dare le corrette istruzioni alla persona straniera una volta accertatosi che il migrante non comprende la nostra lingua in relazione alla terapia o alla preparazione delle indagini diagnostiche, nella fase di dimissione, ecc. (si conferma il pregiudizio molto spesso comune all'operatore sanitario che il migrante non comprende le spiegazioni diagnostiche-terapeutiche).
Non comprende = fare minimo sforzo per farmi capire.

Esempio1: Paziente straniero dimesso con lettera di dimissione in mano (compresa di fogli ticket). Dopo qualche minuto risuona al campanello del triage chiedendoci quanto fosse il ticket da pagare e le modalità di pagamento.

Esempio2: Paziente con ulcera varicosa che per ben tre volte si è ripresentato in pronto soccorso per medicazione nonostante su tutte e tre le lettere di dimissione fosse ben scritto di prendere appuntamento con il DH-Chirurgico per successive medicazioni e presa in carico. (Ok, ma qualcuno glielo ha spiegato?)

Esempio3: Uno dei più comuni. L'operatore sanitario che si avvicina ad un africano di mezz'età che girovaga confuso nel corridoio alla ricerca della radiologia e che gli urla ad alta voce che "..la radiologia è in fondo a sinistra! Ha capito? In fondo a sinistra!" e che, dopo che l'africano gli sorride facendo cenno di no con la testa, si arrabbia andandosene ed esclamando "..questo-non-capisce-un c...o!".

Di esempi ce ne sarebbero tanti altri..anche tragicamente comici!

D: L'operatore sanitario e la persona-paziente (indifferente se straniera o non) si scontrano sul significato morale in relazione ad un particolare atto assistenziale che esso ha per uno o entrambi di loro.

In questo caso gli esempi sono spesso legati al senso del pudore, alla fase della morte, al rifiuto di alcune pratiche terapeutiche. Riporto quelli che mi hanno visto testimone:

Esempio1: Donna polacca sulla cinquantina, molto riservata e credente. Io (allora studente infermiere) ed il mio collega molto più anziano di me ci accingiamo ad eseguire un elettrocardiogramma. La signora si rifiuta ostinatamente. Avvisiamo il medico di guardia (anch'esso uomo) che le spiega in inglese e molto concretamente che era importante al fine di avere una diagnosi efficiente. La signora vuole una infermiera donna. Il mio collega insiste e litiga con la donna che si autodimette abbandonando il reparto in lacrime.

Cosa fare allora?
Esponiamo i nostri valori, senza paure e con rispetto grazie ad una reciproca relazione.

Cosa non fare?
Evitiamo gli scontri senza privilegiare una supremazia di un tratto culturale sull'altro.

E consideriamo sempre ciò che ci dice il nostro codice deontologico e, nello specifico, lo stupendo articolo 4 del Codice deontologico dell'Infermiere.

"L'infermiere presta assistenza secondo principi di equità e giustizia, tenendo conto dei valori etici, religiosi e culturali, nonché del genere e delle condizioni sociali della persona".

Bibliografia di riferimento.
Nursing nella società multiculturale-Guida per l'infermiere-Laura Aletto, Lorenzo di Leo-Carocci Faber
Infermieristica Interculturale-Duilio F. Manara-Carocci Faber

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