Ho un carissimo amico che sta perdendo, giorno dopo giorno, la sua battaglia contro un grande problema.
Io e i miei amici, da mesi, stiamo cercando di aiutarlo.
A loro ripeto sempre che AIUTARE un uomo è l'impresa più nobile e difficile che un essere umano può compiere e che quindi bisogna tenere duro, mandar giù tanti bocconi amari, abituarsi a tanti -No-ma-io-sto-bene- oppure -No-ma-io-non-ho-bisogno-d'aiuto- sforzandosi di accettare, giorno dopo giorno, la nostra rabbia che, tradotta, altro non è che il bene che gli vogliamo.
Bisogna abituarsi.
A tenere duro, a resistere insieme.
I-n-s-i-e-m-e. Rinnovandosi; rinnovando, senza farlo mai mancare, il nostro aiuto. Che sarà pure irrilevante e rompiscatole ma che c'è. E non è poco.
Sarebbe molto più facile abbandonarlo, essere del tutto menefreghisti, girare la chiave, chiudersi in se stessi e lasciarsi tutto alle spalle. Sarebbe molto più facile non preoccuparsi e lasciarselo scappare. Ma io credo nell'aiuto. Credo alla più nobile delle azioni umane, credo che siamo tutti uguali, che non esistano razze e che nessuno è inferiore a nessun altro. Credo ancora che la legge sia uguale per tutti e che i DIRITTI (senza dimenticare i doveri) siano stati la più bella e importante conquista dell'uomo (..nonostante vengano martoriati tutti i giorni).
A volte, la vita, ti pone davanti a degli ostacoli che non son facili da scavalcare.
C'è chi ci riesce a oltrepassarli ma c'è anche chi non ce la fa.
Quegli ostacoli spesso sono correlati a quei mali, molto cumuni nella nostra avanzata società, che puzzano d'individualismo, di pregiudizio, superiorità, di frivolo potere, di menefreghismo, di classi e di superficialità. Tuttavia quando manca un'idea comune, un senso comunitario per le cose, quando l'umanità passa in secondo piano e la sensibilità è ferita, l'uomo è perso, solo e abbandonato; in balia di una vita oramai "svuotata"; paradossalmente cachettica.
Qualche mese fa, in Pronto Soccorso, nel mio ambulatorio, entrò un anziano bisognoso di cure. Lo assistetti nel migliore dei modi come l'arte infermieristica mi ispira a fare, senza distinzioni, con tutti. Ma poi mi si avvicinò il figlio del signore (noto politico locale) che, in modo prepotentemente sgarbato e maleducato, mi suggeriva di trattare suo padre in modo riguardoso, facendomi intendere di dedicargli maggiori attenzioni rispetto a tutti gli altri, essendo molto delicato. Gli risposi che, per me, tutti i pazienti, tutte le persone che assisto, senza distinzioni, meritano il medesimo trattamento e che tutte le persone sono delicate, in egual modo.
Mi rispose allora arrogantemente che suo padre lo era più degli altri.
Più di chi?
P i u' d i c h i ?
Mi spiace ma quel signore si sbagliava.
<< No, non è vero.. >> gli risposi fiero << Lo è come TUTTI gli altri >>.
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