Per evitare le trappole transculturali è importante che l'infermiere prenda atto della dimensione culturale della persona che assiste e questo al fine di comprendere e affrontare il comportamento di un paziente, le ragioni di un eventuale conflitto o della sua scarsa collaborazione. La cultura è quell' insieme di valori, simboli, atteggiamenti, credenze, ideologie che guidano i comportamenti di un gruppo rendendolo distinguibile e le "trappole transculturali" rappresentano dei veri e propri trabocchetti che spesso, a causa di vere e proprie banalità, contribuiscono a far nascere degli scontri del tutto evitabili se fosse presente una minima consapevolezza ad un approccio teorico/pratico legato al nursing transculturale.
L'approccio transculturale in ambito infermieristico (ma in generale in qualsiasi ambito, soprattutto in quello ospedaliero) è basato fondamentalmente, come abbiamo già accennato, grazie alla comunicazione, alla mediazione, allo studio delle culture, delle credenze, di comportamenti di persone che semplicemente hanno simboli, credenze o atteggiamenti diversi dal nostro ma non per questo meno importanti o sbagliati.
Quando vengo a contatto con una persona che non appartiene alla mia stessa cornice culturale me ne rendo conto immediatamente. Penso che siamo due persone che interpretano le proprie culture di origine e che entrambi ne siamo beneficiari e sostenitori. E' questione di attimi; ci si accorge infatti subito che la persona che si ha di fronte è "diversa". Sono convinto che a tutti succede.
Ho sempre pensato però che accorgersi o meglio, avere consapevolezza delle differenze (lingua, abiti, odori, modi di fare, gusti, percezione delle cose..) sia un valore personale-professionale aggiunto e non un difetto, una carenza. L'importante sarà non giudicare tali differenze, non "etichettarle", non rappresentarle; cercando di non cadere nella trappola del pregiudizio.
E quando, pur mettendocela tutta, m'accorgo che sto cadendo in una trappola transculturale, spesso utilizzo allora delle strategie, delle vie di fuga che mi permettono di evitare di fare delle rimostranze al paziente stesso, che non fanno altro che peggiorare la situazione: alcuni di questi preziosissimi quanto fondamentali aiuti li definisco simpaticamente resources men.
I resource men sono come dei supereroi!
Ammetto che il loro intervento, ho notato con il tempo, è essenzialmente legato esclusivamente alla gestione delle trappole transculturali insorte con persone migranti. E, salvo rarissimi casi, v'assicuro che sono stati preziosissimi se non fondamentali per la risoluzione del conflitto.
Ma chi sono i resources men?
- Sono quelle persone risorsa che vengono da noi stessi, operatori sanitari responsabili dell'assistenza infermieristica, IDENTIFICATI (prima che si verifichi il danno possibilmente!) all'interno della cornice culturale della persona che stiamo assistendo e con il quale sta nascendo o è nato un conflitto.
- Sono coloro che per età o per ceto sociale hanno influenza e autorità sugli altri (..nella dinamica di gruppo). Di solito è un leader dell'organizzazione comunitaria (spesso è un "pioniere dell'immigrazione", inteso come uno dei primi a stabilirsi nel nuovo contesto culturale che, con il tempo e con l'arrivo di successive ondate migratorie ha poi fatto da guida, da punto di riferimento a coniugi, parenti o semplici conoscenti). Non è detto che sia un famigliare o un amico, quasi mai una donna.
- Di solito è una persona ben integrata da diverso tempo: dieci-quindici anni almeno. Parla bene l'italiano.
- Sono persone che possono in qualche modo svolgere insieme a noi quel processo di negoziazione, mediazione e dialogo che è fondamentale.
Turno in pronto soccorso, è sabato notte. Entra in ambulatorio Mohamed, ventidue anni (in Italia da due), con trauma alla mano (sospettiamo la frattura) ed alitosi alcolica. Presenta dolore intenso alla mano, ansia e agitazione. Somministriamo antidolorifici, posizioniamo ghiaccio e confezioniamo bendaggio rigido. Gli spieghiamo che, non essendo protocollato l'utilizzo della radiologia nelle ore notturne per rx segmenti corporei distali (ospedale di periferia è prevista la chiamata del reperibile esclusivamente per tac, rx torace/addome/rachide/bacino ecc..), dovrà tornare per eseguire rx mano e potenziale vs ortopedica la mattina successiva presentandosi in pronto soccorso. Mohamed pur parlando l'italiano è spaventato ed irrequieto a causa della sua paura di non poter più usare la mano come prima e di perdere il posto di lavoro essendo stato appena assunto. Viene dimesso (vengono prescritti farmaci antidolorifici al bisogno). Dopo un'oretta ritorna con medesima sintomatologia accompagnato da tre amici e da uno zio. Mohamed è arrabbiato con l'equipe e non accetta chiarimenti. Intuisco che stiamo cadendo in una trappola ed inviduo nella figura dello zio il resource man. Viene rintrodotto allora in ambulatorio insieme allo zio e gli viene spiegato di nuovo il tutto. Lo zio, gentilissimo, lo aiuta (ci aiuta) a comprendere meglio le condizioni di assistenza (utilizzando anche la lingua madre), convincendo Mohamed ad accettare la situazione e a fidarsi di noi. La trappola è stata ben presto scongiurata ed evitata.
Scopro che lo zio vive in Italia da vent'anni. Ha già utilizzato i nostri servizi assistenziali rimanendone sempre soddisfatto. Ci rivela che Mohamed era convinto che non gli avessimo fatto le radiografie perché marocchino.
Mohamed ci saluta scusandosi per essere stato maleducato.
Spesso, trovato il canale comunicativo con determinate persone (e non è detto che debbano essere migranti..), molte incomprensioni ed equivoci si risolvono più facilmente.
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