In Etiopia così come in Sudan ho sbattuto più volte il mio bel muso contro gli effetti della fame.
Ho visto purtroppo decine e decine di bambini lottare contro le conseguenze della sottonutrizione che, se non contrastata, diventa ben presto malnutrizione la quale, peggiorando ulteriormente, si trasforma in ultima istanza nel marasma infantile... nel kwashiorkor.
Il kwashiorkor.
Il solo nome incute paura e apprensione. Parliamo della sindrome da denutrizione del lattante e del bambino causata da grave carenza di proteine e di altri fattori nutrizionali; sostanze micronutrienti (elettroliti, minerali e vitamine) quali il ferro, lo iodio, la vitamina A, il calcio, la vitamina C ecc.
Gli effetti? mancanza di energie (astenia), perdita di peso, ritardi nella crescita, gozzi, cretinismo, deficit alla vista nonché maggiore vulnerabilità a malattie infettive quali il morbillo, le infezioni respiratorie ma soprattutto la diarrea.
Stiamo parlando di lattanti e bambini che si ammalano di tutto ciò in quei paesi che si posizionano agli ultimi posti nelle graduatorie basate sugli indicatori di sviluppo e il solo pensiero dovrebbe far rabbrividire.
I peggiori casi li ho visti in Sudan. Qui la malnutrizione è combattuta dall'Onu anche con il il Plumpynut; un alimento terapeutico rivoluzionario di nuova concezione, per l’infanzia malnutrita. Per conoscere la sua storia al dettaglio vi rimando a questo link. È facile da trasportare, conservare e somministrare. Ogni confezione di questo alimento contiene 545 kilocalorie. Sul sito dell'Unicef è possibile donare con soli 25 euro 75 bustine, assicurando una settimana di terapia per 3 bambini gravemente malnutriti.
La scoperta del Plumpynut mi aveva colpito molto. Mi trovavo all'interno di un campo profughi e attorno a me non avevo altro che terra arida e piccole casette formate da terriccio e lamiere. Ricordo ancora, come se fosse oggi, il caldo asfissiante, la gran sporcizia per strada, alcuni cani scheletrici gironzolare nel nulla alla ricerca di qualsiasi cosa e grosse bilance appese al soffitto di case comunitarie dove all'interno vi si raggruppavano le assistenti sanitarie con mamme e relativi bambini sottopeso; uno dopo l'altro venivano posizionati sulla bilancia a molla, a sua volta appesa al soffitto e i piccoli istintivamente allargavano le braccia e ricordo che quella strana posizione li faceva somigliare a dei buffissimi aeroplanini... pronti a decollare... per volare via lontani da quel tremendo posto. Altri piccoli invece erano distesi per terra, in braccio alle madri coricate su colorati tappeti. Tutti succhiavano una sostanza morbida, marrone contenuta all'interno di una bustina... scoprii poco dopo che si trattava del Plumpynut.
In Etiopia invece sono venuto a conoscenza di un programma contro la malnutrizione gestito da personale missionario presente in loco da diversi anni. In pratica all'interno di una stanza della missione sono invitate a recarsi, una volta alla settimana, le mamme con i rispettivi figli malnutriti; sono tutte della zona... ad esse viene dunque garantito un pasto, una zuppa, ricca di carne e verdure tritate. Alla fine della mattinata ogni piccolo viene pesato. In queste stanze ho visto bambini cerebrolesi, rachitici. Di bambini alla quale avrei dato uno-due anni ho scoperto poco dopo che avevano addirittura 5-6 anni! Molti di loro difficilmente ce la faranno. In questo caso il rimedio alla malnutrizione non era gestito da qualche agenzia internazionale ma ci stavano pensando semplici suore, affidandosi ad un rimedio un po' più rustico: un grande pentolone al centro della stanza e una vecchia cucina adibita a stanzone di ritrovo per mamme in difficoltà. Si tratta di donne mendicanti o ragazze abbandonate perché scoperte gravide, vedove o rimaste senza nemmeno un poco di terra da coltivare.
Oggi, seduto sul mio divano, come sempre quando scrivo e aggiorno il post, penso ancora una volta agli infiniti contrasti della vita; spesso imbarazzanti. La zona nella quale risiedo è ormai invasa da banche e supermercati. Il numero di sale giochi e centri scommesse cresce di giorno in giorno. Ad ogni pranzo, ad ogni cena nel mio piccolo spreco una quantità enorme di cibo, per non parlare dell'acqua. Pretendiamo giustamente di avere luce, gas, cure adeguate, servizi garantiti. Siamo liberi e, almeno sulla carta, tutti uguali.
Ma la fame (come tutti i diritti) nasce appunto da qui: dalle disuguaglianze. Nel loro accesso, nella sicurezza, nella distribuzione e nel godimento di un bene. Per noi concetti astratti, lontani eppure per milioni di persone ancora terribilmente concreti e purtroppo sporadici.
Di fatto spesso guardo il cielo, alla ricerca di qualche buffo aeroplanino.
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