In Kenya ho portato con me un libro L'immaginario violato, scritto da una donna africana: Aminata Traoré.
Aminata Traoré è stata in passato Ministro della Cultura del Mali, fondatrice del Forum Sociale Africano nonché funzionaria del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) in Costa d’Avorio. Si può certamente affermare che sia una delle più grandi voci africane contro la globalizzazione e basta leggere uno dei suoi libri per accorgersene (segnalo anche La Morsa. L'Africa in un mondo senza frontiere).
Il libro, molto brevemente, è un durissimo attacco ai rapporti che legano l'aiuto e la politica (regolati unidirezionalmente dai paesi più ricchi) che si sono creati, dalla fine del colonialismo fino a oggi, tra i moltissimi pseudopoliticanti africani (colpevoli anch'essi a loro volta) e i vari governi occidentali gestiti come marionette dalle organizzazioni internazionali nate nel 1944 grazie alla Conferenza di Bretton Woods (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale).
La Traoré è fortemente convinta che le sudditanze delle leadership africane siano dettami dell’Occidente e che per un dirigente africano non è sufficiente essere in gamba, deve prima piacere a Washington e Bruxelles. Aminata Traoré è una donna forte e coraggiosa, arrabbiata ma soprattutto offesa dalla prepotenza occidentale che continua ancora oggi a violare l'immaginario di milioni di donne, uomini e bambini... di un intero continente... oramai forse rassegnato a continue prevaricazioni di ogni genere (basti pensare alle risorse naturali). Nella storia africana sono senz'altro esistiti alcuni personaggi che hanno davvero provato a tutelare gli interessi del proprio popolo con passione ma spesso essi hanno fatto una brutta fine (vedi il caso per esempio di Thomas Sankara...) e chissà perché...
Ma il punto è che, ironia della sorte, proprio mentre ero a Nairobi, sono venuto a sapere che l'undici gennaio l’esercito francese è intervenuto in Mali in seguito all’avanzata di gruppi islamisti armati verso Bamako... forte quindi della risoluzione UN 2085 (datata 21 dicembre) con la quale il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite autorizzava il dispiegamento di una forza africana in Mali “per un periodo iniziale di un anno”, di fatto avallando l'interventismo francese. E sono proprio di poche ore fa le dichiarazioni del nostro Ministro degli Esteri Giuliano Terzi in merito all'invio di supporto logistico (pare aereo) alla guerra in corso in Mali, onde evitare "che il Paese sprofondi in uno stato di fallimento come la Somalia e l’Afghanistan".
Mah...
Mah...
Ora... c'è qualcuno che crede davvero che si tratta di un’operazione a sostegno della democrazia in Mali?
Forse qualcuno... tipo quelli che ricordano l'intervento britannico in Sierra Leone (operazione Palliser) forti del fatto che alcune controversie sono impossibili da gestire (al fine di mantenere la pace) se non con la forza armata e una certa prevalenza e supremazia.
La storia africana è una ingarbugliata matassa di abusi, illusioni, sacrifici e speranze.
Sicuramente vi sono forti pressioni in gioco (che tutti sappiamo e che vanno dalle risorse naturali alle questioni religiose) che obbligano in qualche modo gli stati più ricchi a interessarsi, con lo scopo di mantenere certi equilibri sociali/economici/politici/religiosi, utilizzando anche modi decisi e violenti. Tali equilibri hanno fatto per un lungo tempo la fortuna di milioni di persone del nord del mondo e ancora oggi sono fondamentali per conservare un "certo" stile di vita alle persone più ricche; negoziare, disarmare, praticare diritti, eradicare povertà per togliere terreno ai fondamentalisti, impedire la vendita di armi a chi viola i diritti ecc. sarebbero senz'altro le soluzioni migliori per affrontare le questioni più scottanti tuttavia non dobbiamo fingere di stupirci delle armi, della violenza, dei conflitti... dell'ennesima "missione di pace". Non facciamo gli ipocriti!
Chi ha deciso per noi durante la storia lo fa ancora oggi per tutelare i suoi interessi divenuti come (in)naturale conseguenza, che ci piaccia oppure no, nostro "benessere".
Visto poi che per anni, decenni e forse più abbiamo violato di continuo l'immaginario di milioni di persone... oggi forse è troppo tardi per "difenderle" e per tutelare "la pace" in un modo che non preveda il conflitto armato... perché quel concetto mascherato sotto la parola "pace" (che tradotto nella realtà significa fare in modo che gli equilibri non cambino, mantenendo un dominio economico) a noi serve e in qualche modo ci rende.
Costi quel che costi.
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