Tra gli incontri più emozionanti del mio viaggio in Kenya vi è senz'altro quello con Theodofilus.
Theodofilus è uno dei tanti clinical officers presenti in alcune zone dell'Africa.
Essi sono professionisti della salute (in Kenya rappresentati dalla Union of Kenya Clinical Officers - UKCO), molto ben apprezzati dalla popolazione. Non sono infermieri ma nemmeno medici; diciamo una via di mezzo: possono visitare le persone, possono prescrivere farmaci e accertamenti, interpretarne i risultati ma soprattutto devono saper riconoscere al meglio il problema principale indirizzando poi la persona malata al medico specialista più appropriato.
Io e Theo abbiamo vissuto momenti molto interessanti stando insieme e credo davvero che gli abbia fatto venire un gran mal di testa con tutte le domande che gli ho posto... la sua pazienza è stata davvero grande!
Di lui ho apprezzato la sua professionalità, la sua umiltà e sicurezza, la sua competenza; e in tutto questo mi ha ricordato un po' Hanna.
Anche lui resiste.
Per la sua famiglia, per il suo popolo e per tutte quelle centinaia di persone che, senza di lui, non avrebbero per nulla garantita un'adeguata assistenza sanitaria.
Theo mi ha fatto a sua volta diverse domande in merito alla mia realtà e nei suoi occhi ho colto una grande voglia di sapere... forza di scoprire, speranza. Ho intravisto orgoglio, passione, vita.
E' tutta una questione di opportunità... mi vanto, da mesi, di dire in giro.
Non credo più ad una certa povertà; quella becera, da locandina, che si vende con una campagna sms o immaginata e stereotipata a tutti i costi dagli abitanti del Nord del mondo. Non credo più agli slogan, alla superficialità di chi crede di sapere tutto senza nemmeno un minimo approfondire...
Credo ai fatti, ai luoghi, alla polvere che ricopre le cose.
Ai trucchi, che usa l'uomo, per rendersi migliore.
Credo alle persone, alle loro parole.
E, fra tutte esse, credo a quelle che mi fanno sognare di più delle altre... scontate e banali, vuote e senza passione.
Dico solo che sono le opportunità che ci rendono liberi, non le cose materiali.
Quelle, nella maggior parte dei casi, rendono schiavi.
Poveri.
Credo a persone come Theo.
A tutte quelle che resistono.
A tutte quelle che vorrebbero avere l'opportunità di visitare il mondo, per esempio Parigi, sapendo benissimo che a Parigi non ci andranno mai; oppure a tutte quelle che vorrebbero guadagnare come un normale professionista occidentale, avere internet, una classe dirigente possibilmente non corrotta, l'acqua tutto l'anno; una sanità pubblica e non privata, una possibilità concreta di studiare, di avere una propria casa, dei diritti capaci di farti almeno provare a rincorrere un futuro.
Perché la vera povertà è non avere l'opportunità di tallonare il proprio futuro.
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