Per la serie il calcio è/e il Brasile terza e ultima puntata dei miei aneddoti calcistici in terra verde-oro.
Collegandovi a questi link 1 - 2 potete rileggere le prime due puntate.
Una domenica Carlos mi ha invitato a partecipare alla partita della sua squadra.
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Una domenica Carlos mi ha invitato a partecipare alla partita della sua squadra.
Dovete sapere che è abitudine per molti brasiliani, un po' come noi in Italia, dedicare la domenica, il riposo settimanale, al pallone... costi quel che costi.
Io e Carlos a bordo campo |
Così vengono organizzati centinaia di campionati di calcio "amatoriali", non riconosciuti da nessuna lega, in un certo modo auto-gestiti amatorialmente e la cosa che più mi ha sorpreso di tali campionati, organizzati in campi molto spesso polverosi e sconnessi, nelle periferie, è l'assoluto approccio professionale alla cosa.
Tutte le squadre possiedono un nome del tutto identico a quello di un team professionista realmente esistente nel mondo calcio. L'arbitro (davvero eroico per la scioltezza con la quale si prende gli insulti), è pagato dalla squadra di casa (!)... cioè quella che ospita la partita ma la cosa che più mi ha colpito è vedere la torcida anche qui; anche in queste situazioni amatoriali! Ogni squadretta possiede la sua torcida!
In pratica ci si trova al campo ad un certo orario.
Il campo è prenotato per più incontri, da più squadre, ed i match si svolgono per tutto l'arco della giornata. Le squadre che devono entrare in campo sono sempre anticipate dall'arrivo della propria torcida (... gli amici tifosi dei giocatori) che giungono al campetto con motorini truccati, bandieroni, fumogeni, canti e petardi...
Ogni partita fa parte di un specifico campionato ma è possibile che nel campo limitrofo sia in corso contemporaneamente una partita di un altro campionato auto-organizzato. Ogni squadra possiede un nome di un team realmente esistente e logicamente le maglie e le bandiere dei tifosi sono per lo più identiche a quelle reali.
Accanto al nostro campo ho assistito agli incontri di Vasco da Gama, Botafogo, AC Milan (!), Flamengo... ma la cosa più entusismante è che potrò raccontare fieramente ai miei nipoti che un giorno, in Brasile, il loro nonno, nel lontano 2011, ha vestito la gloriosa maglia del Santos!
Con la maglia del glorioso Santos Futebol Clube |
Per la cronaca speravo di esordire e ho provato una certa emozione quando mi hanno affidato il 10.
Dunque... quel giorno la mia squadra, o meglio quella di Carlos, affrontava il Cruzeiro Esporte Clube.
Sotto di tre reti, dopo il primo tempo, le mie speranze di debutto nello stato tempio del pallone si avvicinavano sempre più (sotto di tre gol la partita è ormai finita... debutto sicuro... ho pensato).
Ma la nostra punta di diamante, così nella vita quanto nello sport... Carlos, tenuto in panchina per tutto il primo tempo, una volta entrato nella ripresa caparbiamente trascinava il gruppo ad una orgogliosa quanto epica rimonta, pareggiando a dieci minuti dalla fine (addio debutto...).
Ma la nostra punta di diamante, così nella vita quanto nello sport... Carlos, tenuto in panchina per tutto il primo tempo, una volta entrato nella ripresa caparbiamente trascinava il gruppo ad una orgogliosa quanto epica rimonta, pareggiando a dieci minuti dalla fine (addio debutto...).
La partita infatti era diventata degna, in quanto a phatos nella caccia ai tre punti, ad una finale della Coppa Libertadores: maschia, ricca di colpi di genio, colpi proibiti, tocchi fantasiosi, memorabili filho da puta all'arbitro, per non parlare degli incredibili spunti con la palla al piede di giocatori scalzi con un senso dell'equilibrio pazzesco. Rispetto al calcio europeo... di un altro pianeta.
Ma quando ormai non ci speravo più... ho notato il treinador che mi indicava (... convinto forse a malavoglia da Carlos dal campo) e con un cenno mi invitava ad entrare esclamando: italiano!
In quell'istante ammetto di aver toccato il cielo con un dito ma, ironia della sorte, è toccato proprio a Carlos, con un cenno di disappunto... ma applaudito come un eroe, a dover abbandonare il capo per darmi spazio.
Neanche tre-quattro minuti dopo la partita terminerà 3 a 3.
Brevi considerazioni del dopo partita di una giornata che rimarrà epica:
1) Impossibile dimenticare le risate ironiche dei miei compagni quando, una volta raggruppati a cerchio nonché abbracciati in campo, prima della partita, in quella fase che caratterizza l'incoraggiamento prima di un match hanno scoperto che indossavo la maglia al contrario. Impareggiabile figura di merda (non me ne ero accorto!).
Sarà stata l'emozione (penso oggi...) e avevo provato anche a salvarmi in corner ribattendo che in Italia, per chi inizia dalla panchina, si usa così... per evitare di confondere da bordo campo il gioco.
Doppia figura di merda.
2) Lì, in quell'attimo, ho capito che le mie speranze d'esordio si riducevano del 90%. Cosa che poi immancabilmente è avvenuta.
3) Ammetto però di averlo sognato. Ammetto di aver sognato di metterla dentro, all'ultimo minuto e riscattarmi di tutto... della maglia... del poco tempo concesso ingiustamente... di Baggio e di USA'94.
In zona Cesarini dunque rubare palla, vincere un contrasto alla Gattuso e approfittare d'una ingenuità difensiva tipica dei migliori difensori brasiliani e come un bomber vero, uno rapace alla Inzaghi per intenderci, infilare la palla nella rete e regalare un'epica vittoria...
Un 4 a 3 con immediata intervista di Varriale a bordo campo, titolone a caratteri cubitali sulla Gazzetta assicurato il giorno dopo e tanta gloria... all'arrivo a Fiumicino di ritorno, poche ore dopo, con volo Alitalia.
In campo... |
2 commenti:
grande dani!la prox, se metti la maglia nel verso giusto, vedrai ke andrà meglio...però dai anke tu!la maglia bianco-nera, un pò di rispetto...ciao
Ciao Gianni! Hai ragione... che figuraccia! Ciao!
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