Navigando in rete ho trovato la storia di Elisa Fangareggi, avvocato 31enne di Modena, madre di 3 figlie.
La sua è una storia lontanissima da quella della maggior parte della gente così saldamente legata al "proprio orticello".
Personalmente ho sempre amato quelle persone che non ritengono essenziale e nemmeno vitale, per la propria salute, intesa come stato di totale benessere fisico, mentale e sociale, vincolarsi al proprio status, a delle convenzioni sociali, all'egoismo, all'egocentrismo, al consumismo. Ho sempre invidiato coloro invece che sanno rischiare, spinti dalla passione e consapevoli un giorno di poter perdere anche tutto, pur di raggiungere uno scopo; quelli controcorrente, che usano il coraggio di dire no anche quando non conviene (cosa difficilissima) e con basi salde di solidarietà e giustizia sociale.
Gongolarsi nelle proprie agiatezze e non essere nemmeno un poco consapevoli della fortuna che si possiede, banalizzando il tutto in mille tristi modi, è una delle cose più vili che si possa fare.
Beh il caso di Elisa mi ha davvero arricchito e interessato.
In questi mesi, dopo la comparsa della sua storia pubblicata su il Fatto Quotidiano il 22 febbraio 2013, di tanto in tanto sono tornato a leggere i commenti che, nel frattempo, ha lasciato la gente appena sotto l'articolo e devo dire che sono molto più quelli contro che a favore della sua scelta di vita. Perché? Perché una storia, un impegno, una scelta del genere, una missione come quella di Elisa (rischiare la vita e la salute per aiutare i figli degli altri), urta la gente nel proprio Io, forse infastidendola: le persone, scioccate, vengono di conseguenza richiamate all'ordine, si sentono in dovere di tutelare e difendere a spada tratta tutto ciò che è rinchiuso appunto nel proprio orticello dimenticandosi di tutto ciò che è al di fuori. Dimenticandosi del rispetto di tutto il resto, che viene dopo, perché contiamo prima noi.
Il gruppo di Elisa (oggi divenuto associazione) possiede una pagina su Facebook che si chiama Time4life: tempo per la vita.
Non voglio entrare nel merito se sia buona o cattica cooperazione, oggi non mi importa, ciò che conta a mio avviso è il gesto e l'esempio, oltre che l'insegnamento, che Elisa ci dona.
“Le mie figlie hanno tutto, stanno bene, possono farcela anche senza di me, la più grande che ha ormai 14 anni tra l’altro condivide totalmente quello che faccio, così come mio marito... ” Elisa Fangareggi
Irresponsabile? Menefreghista? Eroina? Pazza? Buona o cattiva?
Chi siamo noi per giudicarla?
Cosa bisogna saper rischiare per essere riconoscenti alla vita?
Dove si trova il limite?
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