Stanotte mi è accaduto qualcosa di sorprendente.
Mi trovavo al lavoro e durante una pausa, una volta entrato in infermeria, ho notato di sfuggita in Tv un documentario che fin da subito ha richiamato la mia attenzione. Le immagini mostravano delle bottiglie bucate infilate una dietro l'altra, delle persone intente a lavorare con l'acqua, un territorio circostante che, fin da subito, mi è parso famigliare e quando ho udito una donna parlare portoghese il cerchio si è chiuso immediatamente facendomi collegare il tutto alla tecnica idroponica che ho proprio visto utilizzare in Brasile due anni fa e che, come già sapete, sto cercando di riprodurre in "scala ridotta" sul balcone di casa mia (1 - 2 - 3 - 4) proprio in queste ultime settimane (... a proposito la lattuga è oramai pronta, tenera e verdissima!).
Nel giro di pochi minuti ho scoperto che il tutto si stava ambientando in Brasile e che le immagini stavano descrivendo le coltivazioni idroponiche gestite da un gruppo di donne di Teresina (che, tra l'altro, è posizionata nemmeno troppo distante da dove sono stato nell'ottobre del 2011... ).
Ma non è finita! Dopo qualche minuto la narrazione si è spostata in un altra zona del mondo (e qui il mio stupore ha raggiunto livelli altissimi) fatto di lamiere, caos, cielo azzurro e vegetazione. Un luogo che fin da subito mi ha fatto esclamare -quella-è-invece-Nairobi!- lasciando il mio medico, che nel frattempo mi aveva raggiunto in infermeria, letteralmente di stucco quando il documentario ha confermato di fatto, poco dopo, che si trattava delle bidonville di Nairobi (dalla quale sono tornato a Gennaio di quest'anno). In questo caso veniva descritta un altro tipo di coltivazione, abbastanza usata nei paesi del Sud del mondo, vale a dire quella all'interno di sacchi.
Ma a prescindere da tutte queste coincidenze con le mie esperienze attuali e soprattutto passate (... ma anche future se consideriamo che Teresina è il nome della mia bicicletta con la quale affronterò a breve il cicloviaggio solidale... ma qui mi fermo se non voglio essere rinchiuso ahahahah!) il bellissimo documentario in questione si chiama God Save The Green e racconta storie di gruppi di persone che, attraverso il verde urbano, hanno dato un nuovo senso alla parola comunità ed allo stesso tempo hanno cambiato in meglio il tessuto sociale e urbano in cui vivono.
La narrazione dell'intero documentario si sviluppa in un mosaico di storie: l’ultimo giardino in uno dei più popolati quartieri di Casablaca (Marocco), coltivazioni idroponiche gestite appunto da un gruppo di donne a Teresina (Brasile), orti comunitari a Berlino (Germania), coltivazioni all’interno di sacchi nella bidonville di Nairobi (Kenya), giardini pensili a Torino e Bologna (Italia)...
Insomma l’affresco di un mondo che attraverso il verde urbano ha ridefinito la propria esistenza.
Vi rimando dunque al link del documentario dove sono disponibili alcuni spezzoni, il trailer e tutte le info del caso.
Buona visione.
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