Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

17 ottobre 2014

Can you hear me?

Infermieri, sintomi, epidemia, casi, protocolli, Africa, rischio basso, Nord del mondo, "Spallanzani", stanza singola, >38.6°C, contagiosità, business, proteste sindacali, case farmaceutiche, DPI, incubazione, precauzioni, criteri epidemiologici, emorragie, rimozione predefinita, FFP2...

In una sola parola: Ebola. O meglio: malattia da Virus Ebola (MVE)... Come la definisce l'ultima circolare ufficiale del Ministero della Salute, documento che, insieme all'istruzione operativa per virus ebola, inviatami via email dalla mia Ausl, rappresenta il solo, i soli, documenti ufficiali da tenere conto nel caso ci trovassimo a gestire casi sospetti/probabili/confermati di MVE. Cosa devo sapere e cosa fare dunque, è esclusivamente scritto lì, al loro interno; tutto il resto, ad eccezione degli aggiornamenti divulgati da OMS o CDC di Atlanta, è carta straccia.

Rischio "bassissimo" continuano a dirci: "Ebola, l'Oms: improbabile epidemia in occidente" ed è incredibile come questo "punto di vista" sia assolutamente etnocentrico; che orrore ma solo a me da così fastidio? Mi conforta sapere che da "noi" il rischio è basso ma non credo che un abitante della Guinea o della Sierra Leone la prenderebbe troppo bene se leggesse queste righe ufficiali dell'OMS. Io mi incazzerei.

Due considerazioni.

La prima riguarda L'OMS che, naturalmente, confida sull'organizzazione e sulla preparazione dei sistemi di prevenzione e controllo dei SSN di ogni singolo stato... del Nord del mondo: molto moltissimo dipenderà quindi da noi operatori sanitari, dalla nostra preparazione e professionalità. Per quanto riguarda il Sud del mondo, mi trovo perfettamente d'accordo con quanto detto da Gino Strada alla stampa, soprattutto in merito allo stato di emergenza. Anche in questo caso molto moltissimo potrebbe dipendere da noi (infermieri e tutti i professionisti della salute) se solo ce lo permettessero...

Di sicuro, per quanto mi riguarda, chi snobba o sminuisce (anche semplicemente con un bel: "Allarmista!") tale emergenza umanitaria standosene agiato fra le sue sicurezze e perizie piovute dal cielo, i casi sono due: o non ha capito nulla dell'era in cui vive o, peggio ancora, se sanitario, la sua professionalità è alquanto miserevole e necessiterebbe di una bella revisione.

checcefrega è troppo lontano
tutti quei barconi che arrivano ogni giorno in Italia... (sguardo teso con gli occhi fissi)
no allarmismo
panico
una cura esiste già è che non ce lo vogliono dire
fa più morti l'HIV
la colpa è del PD
è colpa di chi ritorna a curarsi nei paesi ricchi se ci si ammalerà tutti
fa più morti la malaria (anche dell'HIV)
andrebbero curati in Africa
è un business
l'infermiera non ha rispettato la procedura
arriverà arriverà (sospiro)
per i bianchi c'è un vaccino
IO so che
del taglio delle risorse umane ed economiche
come nel film! (sguardo perso nel vuoto)


Sono solo alcune delle esclamazioni sentite pronunciare personalmente in queste settimane....

Vale una regola: non fidarsi. Non credere alle frasi fatte, ai luoghi comuni, alle banalità. E sforziamoci di conoscere e approfondire; ne va del nostro operato quotidiano (in un ottica sanitaria ovvio), della nostra professionalità, anche se, apparentemente, come già evidenziato, sembra una questione impossibile che si possa verificare "da noi".

Ma che significa "da noi"? Perché l'Ebola deve per forza avere, "da loro", un peso minore sulle coscienze globali?

Considerazione numero due.

Io credo che oggi più che mai, i professionisti della salute, possono dimostrare al mondo davvero quello che valgono. E sono convinto che lo stanno già facendo in considerazione che "le distanze" tra un paese e l'altro si sono molto ridotte, mentre gli "effetti farfalla" si sono incrementati spazzando via, nel giro di pochissimo tempo, alcune nostre "occidentali" certezze. Anche io, nel mio piccolo, dopo aver visionato i documenti in mio possesso mi rincuoro un po' perché credo davvero che chi sta dedicando le proprie energie per affrontare questa emergenza (ognuno a suo modo, in ogni angolo del mondo) lo sta facendo con il massimo dell'impegno. Le misure per contrastare l'epidemia ci sono e sono valide.

Personalmente (da un punto di vista infermieristico) la cosa peggiore che potrei fare è rimanere indifferente, pavoneggiando piattezza, superficialità. Siamo professionisti non dimentichiamocelo (me lo ha insegnato soprattutto lei...).

Servirà a nulla, per una volta, aver considerato la questione in modo serio e professionale senza inciampare nelle superficialità? Benissimo.

Capiterà anche a noi? Avremo adempiuto al nostro dovere con professionalità.

Senza eroismi o faciloneria.

2 commenti:

Khouran ha detto...

Non c'è bisogno di incazzarsi: è verosimile che il contagio sia molto più incontrollabile e deleterio nel cosiddetto "mondo occidentale", piuttosto che nei paesi all'origine della diffusione. Del resto è intuitivo: "noi" abbiamo molto più da perdere e siamo molto meno abituati all'idea a perdere qualcosa...

DanTosca ha detto...

Scusami è più forte di me! ;) Grazie per il commento, ciao!

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