A proposito di Salvini e dell'episodio di Bologna: Ragazzi... avete toppato. Anche a me Salvini non mi sta affatto simpatico per infiniti motivi ma accoglierlo in quel modo non è stato intelligente.
Quanto sarebbe stato bello... se le cose fossero andate diversamente!
Lo state aspettando, sapete che arriverà tra pochi minuti. Avete voglia di "costruire" e non di inciampare nel populismo, nelle strumentalizzazioni, nell'odio della propaganda da megafono davanti al campo rom di turno (in base a dove si vota, ieri Piacenza e Bologna domani da un'altra parte...). Avete voglia di essere "diversi" da loro.
Per questi motivi vi siete messi d'accordo con gli uomini di riferimento del campo e anche con chi ci abita a fianco a quel campo, per sentire anche la loro: tutti lì fuori, insieme, ad aspettarlo; aprite i cancelli, via i megafoni, i sassi e gli striscioni. All'improvviso una macchina scura, di grossa cilindrata, costosissima, fa il suo arrivo nel vialetto che porta a voi. E' lui.
I fotografi lo riconoscono e si armano delle loro macchine, i taccuini si aprono, i primi cellulari si attivano per registrare... ed eccolo:
Matteo Salvini.
Gli fate fare quello che vuole. Lasciatelo parlare: vi farà rabbia, voi resistete.
Si avvicina, è a pochi passi.
Invitatelo! Fatelo entrare! Stringetegli la mano, accompagnatelo fianco a fianco con gli uomini del campo, presentategli donne, anziani, bambini sinti. Chiedete poi a questa gente di raccontargli tutto: da dove vengono o se sono nate in Italia. Cosa cucinano, cosa fanno, chi li aiuta, dove si lavano, dove dormono, chi li ha perseguitati nel tempo. Non cadete nelle sue provocazioni, ascoltate anche lui.
Fategli conoscere. Invitatelo, per una volta, ad ascoltare.
Il tour è finito. Siamo di nuovo davanti al cancello.
E' infastidito, forse sorpreso ma non lo saprete mai; tanto il suo show proseguirà più tardi. Quello che importa è portare casa voti. Conta solo quello. Nulla lo ha scalfito. Nemmeno voi.
Ma avete fatto un figurone.
Avete vinto.
Siamo abituati a non generalizzare, a coltivare, a considerare prima le persone poi le culture.
Siamo di un'altra pasta, NOI.
Quanto sarebbe stato bello... se le cose fossero andate diversamente!
Lo state aspettando, sapete che arriverà tra pochi minuti. Avete voglia di "costruire" e non di inciampare nel populismo, nelle strumentalizzazioni, nell'odio della propaganda da megafono davanti al campo rom di turno (in base a dove si vota, ieri Piacenza e Bologna domani da un'altra parte...). Avete voglia di essere "diversi" da loro.
Per questi motivi vi siete messi d'accordo con gli uomini di riferimento del campo e anche con chi ci abita a fianco a quel campo, per sentire anche la loro: tutti lì fuori, insieme, ad aspettarlo; aprite i cancelli, via i megafoni, i sassi e gli striscioni. All'improvviso una macchina scura, di grossa cilindrata, costosissima, fa il suo arrivo nel vialetto che porta a voi. E' lui.
I fotografi lo riconoscono e si armano delle loro macchine, i taccuini si aprono, i primi cellulari si attivano per registrare... ed eccolo:
Matteo Salvini.
Gli fate fare quello che vuole. Lasciatelo parlare: vi farà rabbia, voi resistete.
Si avvicina, è a pochi passi.
Invitatelo! Fatelo entrare! Stringetegli la mano, accompagnatelo fianco a fianco con gli uomini del campo, presentategli donne, anziani, bambini sinti. Chiedete poi a questa gente di raccontargli tutto: da dove vengono o se sono nate in Italia. Cosa cucinano, cosa fanno, chi li aiuta, dove si lavano, dove dormono, chi li ha perseguitati nel tempo. Non cadete nelle sue provocazioni, ascoltate anche lui.
Fategli conoscere. Invitatelo, per una volta, ad ascoltare.
Il tour è finito. Siamo di nuovo davanti al cancello.
E' infastidito, forse sorpreso ma non lo saprete mai; tanto il suo show proseguirà più tardi. Quello che importa è portare casa voti. Conta solo quello. Nulla lo ha scalfito. Nemmeno voi.
Ma avete fatto un figurone.
Avete vinto.
Siamo abituati a non generalizzare, a coltivare, a considerare prima le persone poi le culture.
Siamo di un'altra pasta, NOI.
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