E' tardo pomeriggio. E' il turno di Ghassan, quattordicenne egiziano, è accompagnato da un ragazzo alto con la barba ed una cuffia. Ghassan per la legge italiana è ufficialmente un minore-straniero-non-accompagnato. Ha bisogno di cure ma non è grave; soffre dei classici sintomi influenzali di stagione: mal di gola, dolori articolari, febbre, raffreddore... Verrà dimesso velocemente.
Proviene dall'Egitto ed in Italia ci è arrivato in barca.
Ghassan è stato accolto prima a Lodi per poi essere "smistato" e ospitato in una comunità vicina a noi.
Scambio due chiacchiere con il suo accompagnatore per poi cercare di interagire con lui con poche parole e gesti universali.
Mi dice che il viaggio è stato durissimo, nessun amico, tanto freddo di notte, tanta gente, tanta sete, poco cibo.
Difficile immaginare.
Il suo sguardo è serio, indeformabile ma non triste.
Io, alla sua età, giocavo ai video giochi ed ai miei genitori non è mai venuto in mente di affidarmi al mare su di una piccola barca, immurata di sconosciuti, gestita molto probabilmente da trafficanti di speranze, per garantirmi un futuro migliore.
Le loro "richieste" erano un po' diverse e del tipo:<< Che sport ti piacerebbe provare? Che scuola ti piacerebbe fare dopo? >>. Cosa vorresti per, come lo vorresti quello.
Eppure Ghassan (ragazzino con la faccia tonda, non tanto alto, paffutello e con gli occhiali spessi) e tutti quelli come lui, quando di loro "leggiamo" sui giornali, sono numeri, statistiche ministeriali, sigle, incognite, grattacapi, seccature... burocratiche, istituzionali.
Di loro, i vostri Sindaci, tutti cattolicissimi, dicono che costano troppo e che non sanno più dove "metterli". In noi, Ghassan e tutti quelli come lui, si consegnano alla cieca, non hanno via di scampo, ne farebbero volentieri a meno ma il loro istinto di sopravvivenza, di vita, è troppo forte.
E' più forte di tutto.
Tra noi e loro esistono tante democrazie, una politica dei diritti, così tanto criticata oggi (anche giustamente) e società disgregate e silenziose, in grado di non riconoscere più limiti e responsabilità, carenti nel consolidamento della pratica dei doveri in ogni ambito.
Proviene dall'Egitto ed in Italia ci è arrivato in barca.
Ghassan è stato accolto prima a Lodi per poi essere "smistato" e ospitato in una comunità vicina a noi.
Scambio due chiacchiere con il suo accompagnatore per poi cercare di interagire con lui con poche parole e gesti universali.
Mi dice che il viaggio è stato durissimo, nessun amico, tanto freddo di notte, tanta gente, tanta sete, poco cibo.
Difficile immaginare.
Il suo sguardo è serio, indeformabile ma non triste.
Io, alla sua età, giocavo ai video giochi ed ai miei genitori non è mai venuto in mente di affidarmi al mare su di una piccola barca, immurata di sconosciuti, gestita molto probabilmente da trafficanti di speranze, per garantirmi un futuro migliore.
Le loro "richieste" erano un po' diverse e del tipo:<< Che sport ti piacerebbe provare? Che scuola ti piacerebbe fare dopo? >>. Cosa vorresti per, come lo vorresti quello.
Eppure Ghassan (ragazzino con la faccia tonda, non tanto alto, paffutello e con gli occhiali spessi) e tutti quelli come lui, quando di loro "leggiamo" sui giornali, sono numeri, statistiche ministeriali, sigle, incognite, grattacapi, seccature... burocratiche, istituzionali.
Di loro, i vostri Sindaci, tutti cattolicissimi, dicono che costano troppo e che non sanno più dove "metterli". In noi, Ghassan e tutti quelli come lui, si consegnano alla cieca, non hanno via di scampo, ne farebbero volentieri a meno ma il loro istinto di sopravvivenza, di vita, è troppo forte.
E' più forte di tutto.
Tra noi e loro esistono tante democrazie, una politica dei diritti, così tanto criticata oggi (anche giustamente) e società disgregate e silenziose, in grado di non riconoscere più limiti e responsabilità, carenti nel consolidamento della pratica dei doveri in ogni ambito.
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