Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

01 dicembre 2014

La bottega del


La vedete questa foto? Quel cartello verde appeso al muro con la scritta DAE è posizionato al di fuori della stazione ferroviaria di Piacenza. E' appeso propio davanti all'ingresso ed è facilmente visibile una volta arrivati in piazzale Marconi.

A Piacenza ci sono arrivato in treno, ieri sera, direttamente da Palermo.
Un viaggio incredibilmente emozionante.

E quel cuoricino bianco trafitto da una saetta a freccia indica che un defibrillatore automatico esterno (DAE per l'appunto) è nelle vicinanze e, nel caso della stazione ferroviaria di Piacenza, in caso di necessità, lo potete trovate seguendo la freccia.

Starà a voi (o chi per voi) quindi recuperarlo dalla sua sede di posizionamento pubblico (mentre avviserete il 118), portarlo sul luogo dell'evento (che coincide verosimilmente con una persona a terra che non è cosciente...) ed usarlo.

Pochi attimi, importanti gesti, che però possono salvare una vita.

Nel territorio piacentino i defibrillatori posizionati in punti nevralgici della città e provincia sono a centinaia (grazie a Progetto Vita Piacenza): stiamo parlando di una superficie di 2585,86 km² con all'incirca 287 956 abitanti. Perché allora nella provincia di Trapani, che occupa una superficie molto simile (2459,84 km²) ma con quasi il doppio degli abitanti (436 150), non se ne trova nemmeno uno posizionato pubblicamente, a disposizione di "tutti", in caso di bisogno?

Per rispondere a questa semplice quanto inquetante domanda o forse per capirci qualcosa di più (come spesso mi capita) ho deciso di partire e andar a vedere con i miei occhi. L'emozionante opportunità me l'ha offerta su di un piatto d'argento Massimo: amico collega infermiere (lavoriamo nello stesso pronto soccorso) che, nativo della zona di Campobello di Mazara, ha deciso di "ritornare" al sua paese con tutte quelle conoscenze acquisite "al nord" in materia di territorio cardioprotetto per diffondere la cultura alla defibrillazione, aprendo quindi una piccola associazione.
Si, proprio qui, a Campobello di Mazara. A pochi chilometri da Castelvetrano.

L'associazione si chiama "Progetto Cuore Campobello" ed è nata da pochi mesi.

Giusto il tempo di organizzarsi che nella mattinata di sabato 29 novembre 2014 l'associazione è stata finalmente presentata alla cittadinanza presso l'ITG Vincenzo Accardi di Campobello di Mazara mentre in serata si è tenuta l'asta benefica con lo scopo di raccogliere i primi fondi per un primo defibrillatore nella bellissima chiesetta dell'Addolorata sempre a Campobello. Io ho partecipato ad entrambi gli eventi accompagnando e aiutando molto volentieri Massimo (e i suoi collaboratori) in questo suo ritorno a casa un po' diverso dal solito.

Ecco alcune foto dell'evento:

Io accanto a Massimo e ai fondatori dell'Associazione
L'asta benefica...
Io durante la dimostrazione dell'utilizzo di un DAE
L'auditorium scolastico dove si è tenuto il convegno
Tre giorni intensi e bellissimi.

Ricchi di vita e umanità, contrasti forti, venti caldi e sapori intensi.

La neonata associazione, come già detto, si chiama Progetto Cuore Campobello e chi ha deciso di crearla e appoggiarla, in un contesto del genere, secondo me, è davvero eroico. Io li ho conosciute alcune di quelle persone, ho conosciuto i loro figli, sono entrato nelle loro case, ho incontrato i loro amici, ho parlato con più persone possibili (come faccio sempre), ho camminato per le strade del paese, stretto mani o solamente ascoltato e mi sono (come faccio sempre) il più possibile "contaminato" di tutto ciò che potevo.

Pochi giorni, è vero, che però mi hanno dato in cambio tanto, tantissimo.
Perché sarà per me impossibile dimenticare l'incontro con Fina, legatissima a Max, nonché mamma di Marcello (morto in un tragico incidente stradale più di venti anni fa) uscita di casa per la prima volta dopo il tragico incidente, solo ed esclusivamente per la presentazione dell'associazione di Max. Per autentico e sincero affetto. Non potrò mai dimenticare la straordinaria cultura di Mariano che mi ha deliziato, oltre che a tavola (grazie alla mamma di Max), con le sue parole ricche di orgoglio e amore per la Sicilia, quella vera, fatta di storia, umanità e cultura; non potrò mai dimenticare e ringraziare i ragazzi dell'Istituto per geometri di Campobello che mi hanno ascoltato con grande passione e coinvolgimento durante la dimostrazione pratica. Non potrò mai dimenticare la tenacia di Patrizia, la Presidentessa, e l'arte di Cicciu, collega infermiere, prestato a presentatore per "gestire" l'asta benefica. Cicciu è un vero artista, mi è bastato poco per capirlo e aver voglia di scriverei di lui. Anche se non lo conosco. E' bastato un momento di pausa, tra il convegno e la raccolta fondi. 

Così come sono bastati pochi attimi per prendere nota di tutti loro e capire dentro di me che sarebbe bello rinchiuderli in viveresisteresistendo; come ho fatto per altri testimoni di questi tempi sopravvissuti ai miei viaggi.

Persone buone, coraggiose e caparbie, che mi hanno regalato un frammento della loro Sicilia con grande umanità.

Questioni di cuore o di mare, di arancini o cannoli.
Di cani randagi, migranti randagi, fiabe antiche, strette di mano continue, parole incomprensibili udite all'interno di una bottega del barbiere. Questioni di frutti incredibilmente gustosi, lutti tragicamente inspiegabili, sabbia finissima e racconti di vicini paesi arbëreshë.



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