Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

20 agosto 2016

Giungla distr(u)attiva

Ieri sera mi trovavo al pub, con in mano una ottima Bonne Esperance, a conversare della vita con un caro amico operaio iscritto in antropologia: lo adoro, perché vive come me quella diatriba di tanti noi giovani ma non più giovanissimi (non più ventenni..) che, nel bel mezzo del cammin della loro vita, svolgono un lavoro onesto, "popolare" a cui piace molto ma non per questo si lasciano anestetizzare da ciò che li circonda, dalla pigrizia, dagli eventi del mondo: e badate che non è affatto facile con i tempi che corrono. Perché a sfiorarci, ogni giorno, sono eventi, drammi e innovazioni mondiali che cambiano alla velocità della luce, a pochi metri dal nostro orticello immacolato; e allora che fare? fare finta di non vederli, fregarsene o cercare di capirli? Il mio amico operaio potrebbe, una volta arrivato a casa, unto e con le braccia a pezzi, la mente offuscata ed una fame atomica, fregarsene delle cose: spaparanzarsi a letto dopo una bella doccia e una pizza e lasciar scorrere.

E invece apre un libro e "cerca di capire". Cerca di capire che cosa? Per esempio come una differente cultura si comporta in una determinata situazione rispetto a noi, cerca di capire quanta influenza hanno i paesi più ricchi, il nostro benessere, nei confronti di quelli più poveri e come la maggior parte dei terribili conflitti che ci circondano sono correlati ad essi.
Farlo serve per poter dire la nostra, a vivere, esistere ma soprattutto resistere.

Anche io vivo la mia professione infermieristica in senso "olistico", a trecentosessanta gradi, non considerandola cioè una sola esecuzione di pratiche assistenziali quotidiane ma anzi...in ogni momento della mia vita, l'infermieristica è la mia parola quotidiana, un mio abbraccio o la mia stretta di mano; è una filosofia comportamentale, un metro di misura con la quale mi rapporto con gli esseri umani e la natura. Umanità, relazioni, compassione, empatia, natura. Non mi serve altro.

Negli anni 90', prima dell'era dei social, della ostentata condivisione, era più facile non perdersi, non confondere le cose. Guardate per esempio cosa spesso comporta la gogna mediatica oggi dei social nei confronti di certe tematiche, certi fatti o semplici dichiarazioni di persone che non la pensano allo stesso modo.

Oggi rimanere se stessi è una impresa. Sia personale che professionale, che credete?
Oggi la coerenza è in bilico ogni giorno, il chiedere "scusa" è un gesto eroico, sorprendere la gente quasi ridicolo, perdersi nella poesia o nella mente o non badare alle competenze o al curriculum rallentando i ritmi dannoso se non out.

Oggi un giornalista ha paura di esporsi e raccontare certi fatti, per come sono andati veramente. Preferisce scrivere della sagra della rana è ovvio. Un professore teme ad essere severo non parliamo di rimproverare, un medico a operare un paziente rischioso, perfino i preti oggi hanno timore di qualcosa e non c'è Dio che tenga. Ogni pensiero sensato, ragionato, misurato, studiato ha difficoltà a trovare voce ed emergere alla pari, non riesce a buttarsi nella mischia a prendere consensi. La stampa lode la massa, tralasciando il senso critico della notizia. Vive alla giornata, azzuffandosi di cronaca o eventi. E' più facile. L'assistenzialismo (messo al muro sfinito) è diventato oramai una nave gigantesca piena di buchi che fa acqua da tutte le parti: dal mondo laico, a quello religioso e burocrate. Gli sforzi di chi ci lavora ogni giorno sono eroici ed enormi. I pretesti mediatici strozzano il buonsenso delle cose e una persona che scappa dalla guerra o semplicemente vuole andarsi a cercare un posto nel mondo dove poter vivere meglio ed avere migliori opportunità per sé o per la propria famiglia è la causa di frustrazione per migliaia di persone che riflettono in lui un malessere locale... corrotto da decine e decine di anni, in piccole parti, un po' da tutti.

Prendete poi la politica: la politica del buon senso, ragionata, tecnica perché no o comunque lungimirante è, ogni giorno, frustrata e attaccata da coloro che cavalcano l'era-social, da una certa politica raccatta voti, corrotta, dello slogan, della rabbia popolare e che ci va a nozze con i nostri tempi perché illumina gli occhi di astio e fa prudere le mani, mentre dovrebbe semplicemente amministrare il più giustamente possibile per il bene comune nell'ombra, in una ottica di opportunità e lungimiranza.

Prendete i diritti. Ho la netta sensazione che stiamo valicando quella fase dei "diritti per tutti" molto in voga negli anni 80-90, urlata ai venti più o meno da tutti, da sinistroidi allo sbaraglio, preti rinchiusi in stanze d'oro e politici corrotti e pronti a farci la cresta, per arrivare ai giorni nostri nell'era dei "diritti a qualcuno": a-chi-se-li-merita-secondo-me, a chi sta alle "nostre" regole, a chi ha la pelle bianca/gialla/blu o ha determinati requisiti inviolabili oltre i nostri muri. Oggi esporsi a tutela dei diritti è difficile, è paradossale ma è così.

Oggi la stessa umanità è a rischio. Mi spiego meglio; sembra quasi che sia giusto che prevalga sempre una sorta di umanità condizionata, che stia alle regole. Un'umanità mediatica. Ma la vera umanità la si trova anche nel marcio delle cose, nel degrado, nel caos: è li che va curata, troppo facile seminarla sempre e dove vogliamo noi.

Ricordo che negli anni novanta, quando io ero ventenne, figure quali Alex Zanotelli, Gino Strada, solamente per citarne alcuni nomi, erano quelle voci fuori dal coro sane e giuste e che riuscivano a emozionare o perlomeno a far riflettere giovani e meno giovani, smuovendoli. Oggi non esistono più personalità del genere; in più mi sembra che si è di gran lunga addormentato il messaggio che riuscivano a scaturire per esempio in noi ventenni di allora. Oggi chi può permettersi di smuovere le coscienze di un diciassettenne in questa giungla social-mediatica distr(u)attiva?! Il problema è che oggi regnano personalità lussuose e, se pur il messaggio è sano, la cornice deve essere comunque ricca ed esaltante sennò non passa. Peccato che il tutto risulta poco credibile e autentico.

La forbice di chi riesce a farcela, in qualche modo, anche coatto se mi permettete il termine, nei confronti di chi arranca o è in difficoltà, è sempre più ampia e triste. Le distanze sono sempre più grandi tra una certa tutela ostentata del proprio benessere e chi non ha avuto le stesse fortune. Non è un buon segno per una democrazia che voglia saper offrire le medesime opportunità a tutti. Ma la cosa che più mi fa riflettere è che chi ce la mette tutta per fermare o perlomeno rallentare tali processi devastanti, spesso nel silenzio delle cose, per il bene di una comunità intera, sia molto spesso deriso, non affatto considerato e perlopiù ostacolato.

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