Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

08 aprile 2009

The Importance of being idle

"Un cappello pieno di ciliege" della Fallaci, lo custodiva Suor Chiarina, nella sua piccola e curata libreria.

Ottocentoquarantacinque pagine di libro.

L'ho letto in parte, tutto non sono riuscito, non ho fatto in tempo.
Mi ero promesso che una volta ritornato in Italia, l'avrei tranquillamente finito.
O almeno lo credevo.

Un libro talmente bello e ricco di aneddoti d'Italia, del mondo, vite avventurose descritte e vissute, colorate, disgraziate, amori incredibili (quando innamorarsi era una cosa seria), madri forti, orgogliose, ribelli, povere ed affamate, che mi hanno talmente coinvolto da creare, parallelamente al mio viaggio, un altro virtuale.

La dignitosissima libreria si trovava subito entrati in casa, accanto al camino, all'interno del piccolo salotto illuminato da una luce gialla stanca, di quelle che ti fanno sentire però a casa; di quelle che rendono il contorno incredibilmente confortevole e fatte apposta per goderti una serata tranquilla di pace, tra buoni amici, a sorseggiare una tazza calda di caffè o bere e gustarsi del buon liquore, ed illuminati dalla luce delle candele di cera quando la luce-gialla veniva a mancare.

A rendere il tutto ancora più magico infatti, la mancanza di luce elettrica; cosa del tutto impensabile qui da noi, ma che in diversi villaggi e piccoli paesi d'Etiopia è routine a giorni alterni. In quei momenti, i tanti racconti descritti da piccole e forti donne così mistiche e divine tanto quanto straordinariamente compassionevoli alla miseria che li circonda, sembrano più intimi, armonici, toccanti, reali.

Mai del tutto drammatici, nel complesso della loro tragicità, anzi spesso ricchi di speranza.
Si ascoltano e sai che rimarranno. Che si evolveranno, in qualcosa, in qualcuno. Sai che saranno preziosi.

Storie di tanti bimbi sfortunati, di Suore coraggiose, di atroci padri di famiglia e donne abbandonate a se stesse. Di miseria, guerra, fame e povertà.

E le giornate si chiudevano così.
Riflettendo. Si cenava presto e presto si andava a dormire.

La cena era ricca e la digestione era garantita dal tipico caffè locale, e da ottimi liquori. Una partita a carte, due risate, qualche racconto.

Dopo, quasi come anticamera d'un sonno ricco di sogni e preludio di giornate meravigliose, tutti a vedere il cielo stellato d'Etiopia.

Un vero cielo stellato.
Tra i mille ricordi che custodisco nel cuore di questo viaggio, uno tra questi è il cielo.
Sia del giorno che della notte.

Con i duemilasettecento metri di altitudine e la totale mancanza di luce per chilometri e chilometri, il cielo di notte era come un grande schermo infinitamente illuminato, infinitamente misterioso. Un cielo talmente ricco e brillante di stelle da non riuscire a crederci, da avere il torcicollo a furia di rimanere interi minuti ad osservarlo a testa in su.

Solo oggi, dopo diversi giorni ho comprato il libro della Fallaci.
Sono passati otto giorni.

Mi ero promesso di farlo molto prima, una volta ritornato in Italia.
Andrò avanti a leggerlo da dove ero arrivato.
Mi dicevo.

La verità è che ho fatto fatica a comprarlo, non voglio pensare alla fatica che farò a continuarlo.
L'idea di riprenderlo in mano, quel libro...

...riprenderlo da dove ero arrivato una decina di giorni fa, leggendolo di prima mattina disteso sul prato con quel sole accarezzato dal vento, o grazie ad una candela di cera o alla luce-gialla-stanca, di-quelle-che-ti-fanno-sentire-però-a casa; di-quelle-che-rendono-il-contorno-incredibilmente-confortevole-e-fatte apposta-per-goderti-una-serata-tranquilla-di-pace,-tra-buoni-amici,-a-sorseggiare una-tazza-calda-di-caffè-o-bere-e-gustarsi-del-buon-liquore.

E poi a letto, prima di addormentarsi, pensare ai programmi del domani, ai chilometri da percorrere in jeep a quanti bambini rimangono da visitare. Arrovellarsi e pensare ai più piccoli, stupidi e veloci giochetti da inventare per donare un sorriso, a cosa regalare, a cosa comprare di attrezzature per essere utile alla scuola ai bambini alla clinica...

A quell'idea no... non ci voglio proprio pensare.

No, no... per adesso non lo rileggerò. Non andrò avanti a leggerlo quel libro..
Ed il perché lo potete immaginare.

Io, la scampo dicendo di essere pigro.

Ma non importa, per tutto il tempo che ci sarà un letto
sotto le stelle che splendono,
io starò bene.




1 commento:

Greta ha detto...

Stupendi questi post..così intensi! Curiosa di leggerne altri..


"I can't get a life if my heart's not in it"

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