Pochi giorni fà, mi sono recato a Parigi. Bellissima.
L'ho praticamente divorata passeggiandola.
Me la sono goduta, respirata.
Molti di voi conosceranno Parigi, le sue bellezze, i suoi quartieri, i suoi profumi, le sue mastodontiche opere d'arte. E poi la sua gente. Tanto veloce quanto al rallentatore nel medesimo tempo. Cosi' straordinariamente moderna e contemporaneamente ottocentesca o rinascimentale, a seconda se ti soffermi ad osservarli usare l'iPod o a seguirli con lo sguardo mentre leggono passeggiando fra le fiorite vie della capitale mentre si leggono un libro.
L'ho osservata attentamente Parigi, ed al di là dei più famosi luoghi di visita, quelli per interdenderci da cartolina (basti pensare all'Arco di Trionfo per non parlare della Torre Eiffel, Notre-Dame, la Basilica del Sacro Cuore ecc..), la mia attenzione si è concentrata anche su altro.
Per esempio un muro. Un muro che ha fatto la storia. Un grandissimo luogo di memoria. E con esso migliaia di persone, uomini, donne, vecchi e bambini. Centinaie e centinaia di persone, che con la rabbia della sottomissione nelle vene, con la disperazione e la fame negli occhi, lottarono tra migliaia di lapidi circondate da bui e macabri vialetti in una notte, perdendo la vita e finendo massacrati per la libertà.
Si trova al cimitero di Perè Lachaise, situato nel xx arrondissement. Famosissimo e grandissimo cimitero della capitale francese, visitato all'anno da migliaia di persone, al suo interno si trovano all'incirca un milione di salme. Tra di esse, ritroviamo personaggi famosi in tutto il mondo quali Oscar Wilde, Jim Morrison, Amedeo Modigliani, Honoré de Balzac, Frédérick Chopin, Proust e tantissimi altri. I suoi vialetti sono unici. Grandi alberi e siepi dividono le tante stradine circondate all'infinito da centinaia e centinai di salme. Alcune di marmo altre di cemento, imponenti, inquietanti, curante ed abbellite da dediche maestose ed alte anche tre metri, altre abbandonate e mal ridotte tanto da esser ricoperte da erbacce e ragnatele.
Insomma un clima tanto spettacolare quanto spettrale.
Il luogo del quale vi sto parlando è conosciuto come il "muro dei federati" o "comunardi".
Situato a sud del cimitero, contro ad esso furono fucilati 147 comunardi facenti parte della "Comune" di Parigi, il 28 maggio 1871 (il massacro però durò dal 21 al 28, nella famosa settimana insanguinata, la Semaine sanglante).
"La Comune" fu un organismo di governo locale, nato nel 1871, che esercitò il potere a Parigi per soli due mesi. Fu quasi un'utopia. Un movimento spontaneo, proletario.
Un sogno di libertà, di rivincita nazionale, di giustizia popolare.
Fu resa possibile dalla sollevazione civile di tutte le tendenze rivoluzionarie all'interno di Parigi dopo la Guerra Franco-Prussiana (i Prussiani, vincitori ed occupanti). Fu un desiderio popolare ma soprattutto delle classi più deboli di libertà, di uguaglianza, di autogovernamento.
La "Comune" prima di essere letteralmente sterminata e dissanguata durò all'incirca due mesi. Nonostante questo riuscì a far ridurre gli affitti, a restituire gli attrezzi di lavoro agli operai specializzati, riuscì a garantire una minima pensione alle vedove dei soldati della guardia nazionale, abolì la ghigliottina, garantì un'istruzione gratuita. Ma lo sforzo maggiore e che assicurò un imperituro ricordo nella memoria storica delle future generazioni di proletari, fu l’iniziativa dimostrata nel settore pubblico, dove i lavoratori sostituirono gli amministratori fuggiti a Versailles col governo.
Durante l'invasione Prussiana i Parigini non ci stanno. Credono, e combattono il nemico, confinandoli in un’area ben circoscritta e delimitata della città. La faccenda prende una brutta piega, quando un cancello delle mura occidentali della capitale viene forzato, o aperto da un traditore, e le truppe governative sciamano in Parigi: è il massacro.
Il 27 maggio restano solo alcune barricate a Belleville ed a Menilmontant, dove gli operai parigini formano le ultime sacche di resistenza. Alle 4 del pomeriggio del 27 maggio cade l’ultima barricata in Rue Ramponeau.
Le stime sono scarse, a fronte dei 900 morti dell’esercito regolare, si contano tra le 30.000 e 50.000 vittime civili, e circa 7.000 deportazioni.
Gli ultimi fucilati si hanno appunto al cimitero di Père Lachaise, oggi ricordato appunto come "Muro dei Comunardi".
L'epilogo si ebbe dunque in una settimana.
Dopo un combattimento di otto giorni, gli ultimi difensori della Comune caddero sulle alture di Bellevue e di Menilmontant; e l'eccidio degli uomini inermi, delle donne, dei fanciulli che infuriò con crescente ferocia per tutta la settimana raggiunse qui il suo culmine più alto. I retrocarica non uccidevano più abbastanza prontamente: i vinti venivano trucidati collettivamente a centinaia dalle mitragliatrici.
Al "Muro dei Federati" di Père Lachaise fu consumato l'ultimo eccidio di massa.
Rimane ancor oggi un muto ma eloquente documento di quale furibonda follia sia capace la classe dominante, non appena il proletariato osi farsi innanzi reclamando i suoi diritti.
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