La saga di un eterno giorno.

Quel giorno mi racconta la storia di un amore che si promette davanti al nostro Signore Eterno in tarda mattinata. Racconta anche la storia di un amore che s'interrompe tragicamente davanti al nostro Signore Eterno nel tardo pomeriggio. Ricordo tutto benissimo, nei minimi particolari. Due storie realmente separate in tutto, è solamente capitato nello stesso giorno ma in luoghi ed orari diversi; Incredibilmente unite e connesse nella mia mente, picconate per giorni e giorni interi. Volendole a tutti i costi decifrarle mi ci sono volute diverse settimane per "incastrarle" in viveresisteresistendo. Ne ricordo la gioia dell'attesa di rivedere due amici, forti, belli, spavaldi, che si giurano, sempre davanti al nostro Signore Eterno, un amore infinito, nella buona e nella cattiva sorte. La spensieratezza dell'ora della festa, del tragitto ricco di clacson, che separa la chiesa dal ristorante. La fine della Messa a sigillo d'un amore infinito, e l'inizio della Festa, che sbiadirà in un giorno, che da decenni rappresenta quel leggero confine che separa il rito serio ed ecclesiastico fondamentale, con quello goliardico e festoso a base di alcol, scherzi e tortelli. Poi di colpo l'angoscia della tragica situazione alla quale il destino mi ci ha messo tre ore più tardi, dinanzi ad un corpo martoriato sull'asfalto, prima tentando di soccorrerlo e non riusciendoci, poi, col passare delle ore, richiamarlo alla mente e ritrovarlo ucciso, molto probabilmente, per una distrazione fatale misurabile davvero in un millesimo di secondo costato caro però; Motociclista di quarant'anni, una moglie ed un figlio e finire così, in un batter di ciglio, nei ricordi di amici e parenti. Destino crudele dicevo appunto, sazio forse della mia troppa, scusata e permessa, serenità, dopo un magnifico matrimonio, come a voler a tutti i costi riportarmi con i piedi per terra sbattendomi in faccia un pensiero crudelmente parellelo, dovendo pensare a quell'altra donna che nella buona e nella cattiva sorte, anch'essa un giorno, dovette giurare l'amore infinito al medesimo Signore Eterno. Ed infine la paura, che toglie il respiro che non lascia scampo, che quasi ti convince d'essere davvero, come cantava Guccini in "Farewell", quelle "..foglie aggrappate su un ramo in attesa.." deboli, brutte ed insignificanti lettere incastrate tra miliardi di parole dette per secoli da miliardi di persone per mezzo di tantissime frasi alla quale il punto finale però, lo imporrà, prima o poi, qualcun' altro e non noi. Ed alla maggior parte della gente piace pensare che a farlo sia sempre, prima o poi, quella medesima quanto mistica figura chiamata Signore Eterno; Di fatto la mia risposta appartenente all'enigma chiamata Vita, che per fingere di trovarla dovetti ricorrere all'aiuto di Dio.