Mi sveglio verso le undici.
Scendo dal letto ben riposato, qualche passo a piedi nudi verso la grande porta a finestra che apre sul giardino, con grande sorpresa intravedo una "strana" luce che da tempo non notavo. Una luce calda, quasi estiva, abbagliante, intensa.
Dopo un inverno durissimo, veramente grigio, è tornato il sole.
Mi decido ad aprire entrambe le ante quando vengo investito da una tiepida quanto magnifica brezza mattutina che mi avvolge con la sua pace, con il suo tiepido calore, con la sua luce.
Il giardino si affaccia ad altri giardini, attorno mi avvolge solo il silenzio delle cose e rimango fermo così, immobile per qualche minuto.
Quel tiepido calore, quella stessa luce, quella pace, quella magnifica sensazione che da troppo tempo ormai non provavo più e che ho riassaporato per pochi attimi l'altra mattina a casa, l'avevo già vissuta mesi e mesi prima in Africa, ogni volta che la sveglia suonava verso le sette, una sciacquata veloce al viso e poi di corsa fuori dalla piccola stanza dove dormivo, situata proprio al centro dell' immenso cortile della scuola che ci ospitava, intitolata a Michele Isubaleu e che, a breve, poco alla volta, si sarebbe riempita di bambini, i quali, qualche ora dopo, avremmo caparbiamente visitato fino a tardo pomeriggio uno ad uno.
Fuori da quella stanza, prima di raggiungere gli altri del gruppo, ci rimanevo qualche minuto.
Fissavo l'erba, i fiori, i bambini intenti a giocare, guardavo il cielo immensamente blu. Assaporavo il momento come fosse un buon liquore... con lo scopo di fissarmelo bene nella mente, promettendomi di non dimenticarlo.
Ricordo il rumore rurale della piccola cittadina sottofondo, le urla dei primi bambini che spensieratamente iniziavano a giocare nel grande cortile.
Ricordo il rumore di zoccoli di asino e ruote di carretto che martoriavano l'asfalto ricco di piccoli e grandi sassi.
Ricordo la voce che si propagava e si diffondeva dal minareto vicino del muezzin che, fin dall'alba, rimaneva sottofondo alla vita ed alla routine della cittadina mentre diffondeva l'adhān, la chiamata islamica alla preghiera.

Sabato sei febbraio atterrerò, di buona mattina, ad Addis Abeba, in Etiopia, per poi spostarmi in diversi villaggi a sud.
Ci ritorno grazie alla stessa asssociazione umanitaria con la quale scesi nel 2009, l'associazione piacentina Michele Isubaleu (www.micu.it).
Con nuovi obiettivi da portare a termine, nuovi bambini da visitare, nuove speranze da mantenere.
Un abbraccio a tutti, a presto...

Nessun commento:
Posta un commento