Ripensare a come ho fatto a morire per ben cinque volte ad Addis Abeba.
A come fanno certi piedini a starsene per tutto il giorno e la notte immersi nel fango e la polvere.
Fumarmi l'ennesima sigaretta e ricordare a me stesso che io a sei, sette anni fortunatamente camminavo e parlavo; Non facevo decine di chilometri tra le braccia del mio giovanissimo padre, che, coprendomi con panni sporchi bucati ed impolverati, mi proteggeva dal sole e mi portava dalle suore che mi avrebbero fatto mangiare una zuppetta ricca di calorie, grazie alla quale mi sarei allontanato, per un altro combattuto giorno, dalla mia inesorabile morte.
Ho bisogno di stare solo, perchè l'effetto sorpresa è finito, l'incanto spezzato.
Gonfiare un altro palloncino, abbassare il finestrino e vederlo volare via. Vederlo rincorrere come se fosse un dono di dio, seguirlo con gli occhi e sbalordirmi ancora una volta nel pensare a quanta felicità può dare regalare un semplice palloncino in Africa.
Voglio credere davvero che è solo sfortuna.
Che dio non c'entra. Che la colpa è di
Voglio scrivere dei crateri di Addis Abeba, delle sue strade impolverate, della nafta che ti macchia i polmoni. Del cielo di Shallallà, dove dio riposa, villaggio sperduto e difficile da immaginare se non lo si vede, della sua travolgente ed incontaminata vegetazione dei suoi topi e del diluvio che mi hanno tenuto compagnia tutta la notte. Della sua clinica, della sua emergency room.
Ripensare ai chilometri macinati, ai bambini visitati. Ripensare a donne straordinarie che fanno nascere bambini dove bambini non dovrebbero nascere per poi aspettare che ci raggiungano a pranzo e guardarle pregare in silenzio, ammirandole infinitamente.
Voglio stare solo e stramaledire lo Sheriton di Addis Abeba, il suo mega plastico con attorno il nulla, la sua piscina. Le sue sbarre che lo separano dalla realtà.
Voglio stare solo perché voglio ricordare il silenzio di mille parole, di mille Zabagna. Il magnifico viso del professor Salomon, la capretta carolina, ricordare quelle mani così difficili da toccare, che fermano il tempo per poterlo raccontare, stupirmi ancora una ennesima e intima volta, ricordare l'orfanotrofio di Almaz e i suoi piccoli meticci cinesi, quanto manca Suor Chiarina, quanto voglio bene a Sunneth.
Voglio stare solo perché mi sento male.
Perso. Troppo debole ed inutile.
1 commento:
Sono sicuro che questo viaggio è stato molto diverso da quello di un anno fa...
Bentornato.
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