Domenica notte partirò per il Sudan. Sarò ospite per qualche giorno di Emergency, a Khartoum nel centro di cardiochirurgia "Salam". Ci starò qualche giorno per poi spostarmi in Etiopia. Atterrerò ad Addis Abeba e raggiungerò successivamente Debre Birhan e Mendida.
Gli obiettivi da raggiungere saranno tanti. Incrocio le dita.
In Etiopia sarò gli occhi dell'associazione con la quale collaboro da due anni, dovrò monitorare alcuni "lavori in corso" e raccogliere informazioni riguardo eventuali progetti futuri. In Sudan invece, una volta raggiunto il Salam, cercherò di mettere le basi per il trasferimento di due bambini etiopi che necessitano di intervento chirurgico al cuore.
Non nascondo di provare, in queste ultime ore, una "sana" paura mischiata ad una forte eccitazione. Lascio tutti i miei affetti; Spendo tanti soldi e torno più stanco di prima senza più avere un giorno di ferie. Durante questi momenti mi capita spesso di pensare a chi me lo fa fare. Ho poche settimane di ferie, potrei riposarmi, prendere il sole, godermi la mountain bike, ed invece non appena si avvicinano le "vacanze", la voglia di partire di FARE è dannatamente troppa.
Raccontavo di queste cose ieri a casa di Marco, con lui sono stato in Etiopia qualche mese fa. Parlargli mi ha fatto davvero bene. Mi ha rassicurato molto.
I pensieri in queste ore sono tanti, troppi e rimbombano nella testa.
Non è facile stare dal tutto tranquilli.
Poi ieri è capitato qualcosa. Mentre ripassavamo il programma del viaggio, tra mille carte appoggiate sul tavolo, notai la fotocopia del passaporto di Kedest.
Sapevo di Kedest. E' la bambina di otto anni che stiamo cercando di portare in Sudan, al "Salam" affinchè venga visitata dallo staff di Emergency.
Vederla in quella foto, con quegli occhietti spaventati che non centrano l'obiettivo, così spalancati, ha contribuito ulteriormente a dare al "tutto" un maggior senso. I suoi occhi hanno aperto i miei e l'ansia ha cessato e tutte le paure, di colpo, si sono volatilizzate. Quegli occhietti mi hanno davvero "caricato!
Se dovessi incontrare degli ostacoli basterà pensare a quegli occhietti per stringere i denti, rimboccarsi le maniche e trovare la giusta forza per andare avanti.
Di questo ne sono certo.
Ma ora basta, si parte.
Gli obiettivi da raggiungere saranno tanti. Incrocio le dita.
In Etiopia sarò gli occhi dell'associazione con la quale collaboro da due anni, dovrò monitorare alcuni "lavori in corso" e raccogliere informazioni riguardo eventuali progetti futuri. In Sudan invece, una volta raggiunto il Salam, cercherò di mettere le basi per il trasferimento di due bambini etiopi che necessitano di intervento chirurgico al cuore.
Non nascondo di provare, in queste ultime ore, una "sana" paura mischiata ad una forte eccitazione. Lascio tutti i miei affetti; Spendo tanti soldi e torno più stanco di prima senza più avere un giorno di ferie. Durante questi momenti mi capita spesso di pensare a chi me lo fa fare. Ho poche settimane di ferie, potrei riposarmi, prendere il sole, godermi la mountain bike, ed invece non appena si avvicinano le "vacanze", la voglia di partire di FARE è dannatamente troppa.
Raccontavo di queste cose ieri a casa di Marco, con lui sono stato in Etiopia qualche mese fa. Parlargli mi ha fatto davvero bene. Mi ha rassicurato molto.
I pensieri in queste ore sono tanti, troppi e rimbombano nella testa.
Non è facile stare dal tutto tranquilli.
Poi ieri è capitato qualcosa. Mentre ripassavamo il programma del viaggio, tra mille carte appoggiate sul tavolo, notai la fotocopia del passaporto di Kedest.
Sapevo di Kedest. E' la bambina di otto anni che stiamo cercando di portare in Sudan, al "Salam" affinchè venga visitata dallo staff di Emergency.
Vederla in quella foto, con quegli occhietti spaventati che non centrano l'obiettivo, così spalancati, ha contribuito ulteriormente a dare al "tutto" un maggior senso. I suoi occhi hanno aperto i miei e l'ansia ha cessato e tutte le paure, di colpo, si sono volatilizzate. Quegli occhietti mi hanno davvero "caricato!
Se dovessi incontrare degli ostacoli basterà pensare a quegli occhietti per stringere i denti, rimboccarsi le maniche e trovare la giusta forza per andare avanti.
Di questo ne sono certo.
Ma ora basta, si parte.
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