Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

30 ottobre 2010

lo scuolabus


Ieri notte, durante il mio turno in pronto soccorso, approfittando di un momento tranquillo, ho avuto modo di ripensare volentieri a qualche giorno fa, quando mi recai ad una riunione organizzata da Emergency, dove venne ospite Raul Pantaleo.

Per chi non lo conoscesse, Raul Pantaleo è un brilante architetto che costruisce Ospedali per Emergency nel mondo. Ci raccontò della sua vita, di tutti i suoi incontri, delle sue fantastiche esperienze professionali ed emotive. Lo ascoltai attentamente, con grande ammirazione e rispetto.

Avevo appena finito di leggere il suo intenso libro "Made in Africa" ed ebbi la conferma di trovarmi di fronte ad una straordinaria persona e provai una sensazione strana quando, contanto le persone presenti in sala, circa una quarantina, pensai che, tra tutte, solamente io ed un'altra persona avevamo avuto la fortuna di esserci stati in alcuni di quegli ospedali.

Provai quindi una gioia immensa quando Raul descrisse le sue impressioni riguardo al "Salam", situato a Khartoum e al centro sanitario pediatrico di Mayo, situato ad una ventina di chilometri dal primo.

Quando poi spronò le persone che lo stavano ascoltando a fargli delle domande venni stimolato anch'io a chiedergli qualcosa ma non lo feci.

Una mia amica mi incoraggiò a fargliene una..

"..dai-Danieleee!! Tu-che-ci-sei-stato!! Coraggio!!"


La guardai con un sorriso, scuotendo la testa, con una smorfia imbarazzanta, sollevando le spalle..

"..lascia-staree! Meglio-di-no, non-me-la-sentoo!!"

La timidezza mi fece rimanere in silenzio e mi giocò un brutto scherzo. Peccato.
In realtà avrei voluto fargliene mille di domande. Ho ancora in mente le sue straordinarie parole nel descrivere Gino Strada quando lo convinse a progettare il "Salam" chiedendogli di farlo "scandalosamente bello".

Me lo ricordo il "Salam".
Ho impresso nella mia mente quando, a poche ore dalla mia partenza per l'Etiopia, decisi di guardarmelo bene, un' ultima volta quell' ospedale, scandalosamente bello, per non dimenticarlo e nasconderlo con cura nell'anima!

Quando uscii dalla mia stanza, quando percorsi i vialetti circondati dai curati giardini.
Di quei momenti ricordo il vento caldo, l'odore dei fiori, dei manghi, i visi incrociati. Ricordo di averlo girato tutto più volte, in tutti i suoi vialetti, toccando i suoi muri, conficcando bene nella mente tutti i suoi angoli più nascosti.

Arrivai poi fino alla recinzione che ne delimita il perimetro, a sud, dietro agli edifici principali ed ai giardini, in una zona sempre all'interno dell' ospedale ma ancora abbandonata, in un area dove il centro verrà ben presto ampliato.

Da lì, guardando oltre la rete, riuscii a vedere un paesaggio desolato, una pianura polverosa, misera, arida ed abbandonata a se stessa. Davvero un altro mondo rispetto al contesto dell'ospedale dove mi trovavo, così curato, pulito, straordinariamente bello e funzionale sotto tutti gli aspetti.

La cosa mi fece pensare e rimasi di stucco quando notai, focalizzando meglio la pianura davanti ai miei occhi ad un centinaio di metri, un gruppo di ragazzini, più o meno della stessa età, vestiti con degli stracci colorati rinconrrere un pallone di stoffa.

Attorno ad essi vi si trovava un uomo con in bocca un fischietto, faticosamente occupato ad urlare indicazioni. Ed i ragazzini lo ascoltavano e correvano a destra e a sinistra, avvolti da un gioioso polverone e ridendo e schiamazzando impegnati a colpire il "pallone".

Riconobbi una maglietta del Manchester United ed una della Juventus con le striscie bianco e grigie e non più bianco e nere, diventate così pensai, a causa del sole cocente e della polvere. Il campo da gioco non era formato da un sottile prato verde ma da terra sconnessa, sabbiosa, piena di buche, senza "porte", senza linee di gioco. Vi erano solo quattro sassi, che permettevano di delineare i pali, per tutto il resto, compreso un vero pallone, ci pensavano tutti i giorni l'immaginazione e la fantasia.

Davanti ai miei occhi si trovava molto più che una semplice scuola calcio e l' emozione che provai fu davvero grande.

Pensai a quanto fosse importante, eroica e coraggiosa la voglia di fischiare di quell' uomo, la sua voglia di correggere un "tocco" o di fischiare un fallo. Educandoli al rispetto, insegnandogli delle regole o molto più semplicemente facendoli divertire e togliendoli per poche ore dalla strada, dalla povertà.

Mi venne in mente allora mio padre quando mi insegnò a giocare a pallone.

Mio padre mi allenò per diversi anni, prima nei pulcini poi negli esordienti della squadra locale della mia cittadina. Mi insegnò tanto, tantissimo. Più che a diventare un nuovo Maradona (..sempre che lo si possa fare..) mi insegnò a rispettare l'avversario, a credere nel sacrificio ed a coltivare una certa lealtà delle cose.

Un giorno, durante una partita, appoggiai male la gamba d' appoggio e mi fratturai in modo molto serio la tibia ed il perone della gamba destra.

Un dolore atroce, lo ricordo intensissimo, indescrivibile.

Mio padre era in tribuna ad osservare la partita e poco dopo entrò in campo. Fu la sua sua espressione dopo aver guardato la mia gamba a farmi capire la gravità della situazione. Salimmo entrambi poi sull'ambulanza diretti in ospedale.

Un viaggio quello, che ricorderò per sempre.

Quel giorno fu seguito da settimane di "scuola". Una "scuola" fatta di piccole rinunce, dolori, sensazioni. Ho sempre considerato "quel periodo", durato in totale otto mesi, la mia più importante "scuola di vita". Capii di avere accanto una famiglia, capii l' importanza e la bellezza del sacrificio, capii che valeva davvero la pena dedicarsi a qualcuno nel momento del bisogno. Fu anche il mio primo contatto con quel mondo ospedaliero che mi circonda tutt'oggi, essendo diventato il mio lavoro. Un mondo fatto di infermieri, di assistenza, di volti e storie, di dolori e sofferenze. Fatto di tanta, tantissima umanità.

Un' umanità che mi ha insegnato a rimanere con i piedi per terra, che mi ha insegnato a sentirmi fortunato per le più piccole cose, ed a sentirmi entusiasta di quelle persone, di quelle storie che mi hanno guidato da sempre, con in bocca un fischietto, incoraggiandomi e correggendomi durante tutte le mie partite avvolte da gioiosi polveroni.

Ieri notte ad interrompere i miei pensieri, ad interrompere la tranquillità ed il silenzio notturno, come spesso accade, ci pensò verso le cinque e quaranta  il telefono dell'emergenza. Mi dovetti velocemente recare con l' ambulanza a soccorrere una ragazza coinvolta in un incidente stradale incastrata sotto la sua auto.

E di colpo ti si gela il sangue. E senza accorgertene ti piombano in testa pensieri che non vorresti.

E sembra quasi che tutto ciò che "sei stato" fino a quel momento, serva esclusivamente per affrontare quel determinato momento.


Poi tornai a casa. Dopo aver parcheggiato la macchina mi incamminai verso il mio cortile.

A poche centinai di metri dalla porta della mia abitazione riconobbi ancora una volta Nicolas, un bambino che abita nel mio piccolo paesino.
Lo salutai.

"Ciao-Nicolas..".

Nicolas lo incrocio spesso quando ritorno dal lavoro, di prima mattina.
Lo incontro che si avvia a piedi a prendere lo scuolabus per andare a scuola.

Mi sorride sempre, con una smorfia, scuotendo la testa velocemente strizzando gli occhi e sollevando le spalle, senza mai dirmi nulla, per la timidezza.



Nessun commento:

CHIAVI DI ACCESSO AGLI ARTICOLI

"Cosa penso in merito a..." 33anni33poesie Addis Africa Alagoas Album AmbAdM America Latina Amici Apuane Arbëreshë arte Artisti artists bag Berlino BettyBlue BIKE bike-messenger blog Blues Blues Trigger borghi Bosco Tosca brand Brasil Brasile brooks Calcio camper casetta Castel San Giovanni Chi sono / Cos'è viveresisteresistendo Christiania Cibo Cibo/Culture Ciclabili Cicloesplorazioni CicloFaggioSanFrancesco Cicloturismo Cinelli Città collinePiacentine Commissione Pastorale della Terra Contatti Cooperazione Copenhagen Covid2020 Cultura Danimarca danmark Delta Po Disabilità DollyDagger Dolore/Culture electricbass Eme/Urg/118 Emilia Romagna Enkutatash Escursioni esplorazioni Etiopia Europa eutanasia Evasioni Eventi ExpoMilano2015 Fatima Health Center Festival Film Filosofia fiume PO focus Formazione/Corsi france franchigena Francia frejus Friburgo Germania GiroBikeGarda GiroSalentoBicicletta HarleyDavidson helmets Idroponica illustrations Incontri Infermieristica info Inghilterra internet Intervista Irlanda IrlandaBici Islam Italia italy Kenya Kiva KockaMowMow's kwashiorkor laghi laGrandeStoria laSpritz Lecce Leininger libri life Liguria link London malnutrizione mare Maternage Migranti Milano Mitologia miXilinX Morte/Culture Mostre/Musei Moto MotoEsplorazioni mountainBike MTB music Musica myBand MyMusic Nairobi neve Nursing transculturale nutcase Olmo oltrepòPavese opinio OpinioGlobale OpinioLocale orfanotrofio Otranto ParigiLondrainBici Paris pensieri infermieri personal-fundraising Piacenza Pievetta Plumpynut Poesie PoliticaLocale provenza Pubblica Assistenza Puglia Racconti radici Rassegna Video Religioni Riflessioni Rift Valley RingOfKerryinBici Romaria Salento SANGA Scuole Sem Terra Sicilia specialized Spritz Storia del blog streetArt Strumentazione strutture Sud del Mondo Sudan Teatro Teresina TerziTempi Toscana Transculturale Trappole Transculturali trip umbria urban utility Vaude Veneto viaggi video VideoBike vintage viveresisteresistendo VLOG Volontariato WHO wild Zoom