Il giorno prima di partire per il Sudan, qualche settimana fa, venne in pronto soccorso un simpatico signore.
Sulla sessantina, brizzolato ed elegantissimo con mocassini, pantaloni bianchi, camicia azzurrissima.
Ricordo che ero quasi alla fine del turno, mancava veramente poco, scambiammo comunque due parole. Ci prendemmo cura di lui e gli somministrammo la terapia. Lo sistemammo poi su di una barella, in attesa che i farmaci facessero effetto.
Quando decisi di avviarmi verso l'uscita del reparto, per andare negli spogliatoi, mi venne incontro un medico che mi volle salutare. Gli raccontai del viaggio. Il signore, disteso sulla barella vicino a noi, ascoltò probabilmente tutto e poco dopo, mentre gli passavo accanto, mi afferrò con il braccio rivolgendomi la parola:
" Ragazzo-dove-vai-in-Africa? "
" In-Sudan " gli risposi.
" In-Sudan? Negli-ospedali-di-Gino?... " mi disse con l'inconfondibile e caratteristico accento milanese per poi continuare " ...anch'io-sono-stato-in-Sudan-tanti-anni-fa. Andrai-a-Khartoum-immagino. Come-ti-chiami ? " mi chiese.
" Daniele " risposi.
" Daniele-mi-raccomando-osserva-bene! Ed-una-volta-tornato-racconta-tutto. Lo-feci-anch'io-e-ti-accorgerai-che-molta-gente-non-ti-crederà "
Ed in effetti come fa la gente che ti ascolta a credere ad un posto dove l'uomo fa fatica addirittura ad esistere mentre essa è concentrata nel suo "vivere" quotidiano.
Così diverso.
Credere ad un posto dove centinaia di migliaia di persone esistono, vittime della guerra, bombardate senza colpe, violentate nel tutto, senza acqua, luce, servizi igienici, casa, cure, cibo?
Dove la felicità è clandestina e la misera vita randagia.
Dove Dio esiste per davvero, ed a cercarlo non lo si trova di certo in cielo.
La gente ascolta, forse, ma se non vede gli è difficile credere.
A venti km da Khartoum vi è il grande campo profughi di Mayo.
Ci sono stato. Se provassi a descriverlo mi ascoltereste, forse, ma di sicuro non mi credereste.
Qui Emergency ha costruito un piccolo ma fondamentale centro sanitario pediatrico.
Qui Emergency cura ed assiste gratuitamente le madri ed i loro piccoli sofferenti delle più misere malattie. Diarrea, malnutrizione per farvi alcuni esempi importanti. Patologie nel nord del mondo del tutto curabili se non estinte. Eppure molti bambini muoiono per meno di un raffreddore. O, come mi è successo di assistere in Etiopia, muoiono senza sapere il perchè. Ed è tremendo non sapere perchè muore un bambino. Muore un bambino perchè un dio ha voluto così. Muore un bambino e non è mai esistita una cura, non è mai esistita una diagnosi. Lo ricordo bene ed ancora adesso la cosa mi sconvolge facendomi incazzare come una bestia.
Scrivo tutto ciò perchè da oggi fino al trentuno ottobre, inviando un semplice messaggino al 45506 si potrà donare due euro per l'ospedale di emergency in Sierra Leone.
In Sierra Leone non ci sono stato ma non penso che LE STORIE cambino di tanto.
Non ci sono differenze, le ferite sono le stesse, il dolore è lo stesso.
Perchè la povertà è uguale in tutto il mondo e le sue "malattie" sono nei medesimi posti; Luoghi affamati ed assetati di una vita normale. Nelle guerre. Nei campi profughi miseri, sporchi, e spietati. Nelle metropoli sorde ed indifferenti, nelle campagne abusate ed abbandonate. Nelle anime di quelle persone facenti parte di quell'ultimo miliardo incastrate nelle trappole della povertà. Dove però esistono mamme dolci e protettive come tutte le altre del resto del mondo, dove nascono bambini belli e dolcissimi con una grande voglia di vivere come tutti gli altri del resto del mondo.
Con i loro corpicini, i loro occhi spalancati alla vita, le loro lacrime ed i loro pianti di fame uguali a quelli del resto del mondo.
Non mi credete?
Sulla sessantina, brizzolato ed elegantissimo con mocassini, pantaloni bianchi, camicia azzurrissima.
Ricordo che ero quasi alla fine del turno, mancava veramente poco, scambiammo comunque due parole. Ci prendemmo cura di lui e gli somministrammo la terapia. Lo sistemammo poi su di una barella, in attesa che i farmaci facessero effetto.
Quando decisi di avviarmi verso l'uscita del reparto, per andare negli spogliatoi, mi venne incontro un medico che mi volle salutare. Gli raccontai del viaggio. Il signore, disteso sulla barella vicino a noi, ascoltò probabilmente tutto e poco dopo, mentre gli passavo accanto, mi afferrò con il braccio rivolgendomi la parola:
" Ragazzo-dove-vai-in-Africa? "
" In-Sudan " gli risposi.
" In-Sudan? Negli-ospedali-di-Gino?... " mi disse con l'inconfondibile e caratteristico accento milanese per poi continuare " ...anch'io-sono-stato-in-Sudan-tanti-anni-fa. Andrai-a-Khartoum-immagino. Come-ti-chiami ? " mi chiese.
" Daniele " risposi.
" Daniele-mi-raccomando-osserva-bene! Ed-una-volta-tornato-racconta-tutto. Lo-feci-anch'io-e-ti-accorgerai-che-molta-gente-non-ti-crederà "
Ed in effetti come fa la gente che ti ascolta a credere ad un posto dove l'uomo fa fatica addirittura ad esistere mentre essa è concentrata nel suo "vivere" quotidiano.
Così diverso.
Credere ad un posto dove centinaia di migliaia di persone esistono, vittime della guerra, bombardate senza colpe, violentate nel tutto, senza acqua, luce, servizi igienici, casa, cure, cibo?
Dove la felicità è clandestina e la misera vita randagia.
Dove Dio esiste per davvero, ed a cercarlo non lo si trova di certo in cielo.
La gente ascolta, forse, ma se non vede gli è difficile credere.
A venti km da Khartoum vi è il grande campo profughi di Mayo.
Ci sono stato. Se provassi a descriverlo mi ascoltereste, forse, ma di sicuro non mi credereste.
Qui Emergency ha costruito un piccolo ma fondamentale centro sanitario pediatrico.
Qui Emergency cura ed assiste gratuitamente le madri ed i loro piccoli sofferenti delle più misere malattie. Diarrea, malnutrizione per farvi alcuni esempi importanti. Patologie nel nord del mondo del tutto curabili se non estinte. Eppure molti bambini muoiono per meno di un raffreddore. O, come mi è successo di assistere in Etiopia, muoiono senza sapere il perchè. Ed è tremendo non sapere perchè muore un bambino. Muore un bambino perchè un dio ha voluto così. Muore un bambino e non è mai esistita una cura, non è mai esistita una diagnosi. Lo ricordo bene ed ancora adesso la cosa mi sconvolge facendomi incazzare come una bestia.
Scrivo tutto ciò perchè da oggi fino al trentuno ottobre, inviando un semplice messaggino al 45506 si potrà donare due euro per l'ospedale di emergency in Sierra Leone.
In Sierra Leone non ci sono stato ma non penso che LE STORIE cambino di tanto.
Non ci sono differenze, le ferite sono le stesse, il dolore è lo stesso.
Perchè la povertà è uguale in tutto il mondo e le sue "malattie" sono nei medesimi posti; Luoghi affamati ed assetati di una vita normale. Nelle guerre. Nei campi profughi miseri, sporchi, e spietati. Nelle metropoli sorde ed indifferenti, nelle campagne abusate ed abbandonate. Nelle anime di quelle persone facenti parte di quell'ultimo miliardo incastrate nelle trappole della povertà. Dove però esistono mamme dolci e protettive come tutte le altre del resto del mondo, dove nascono bambini belli e dolcissimi con una grande voglia di vivere come tutti gli altri del resto del mondo.
Con i loro corpicini, i loro occhi spalancati alla vita, le loro lacrime ed i loro pianti di fame uguali a quelli del resto del mondo.
Non mi credete?
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Il campo profughi di Mayo, in Sudan |
Ci rimasi di stucco.
" Mi-raccomando. Ti-auguro-buon-viaggio-e-stai-attento. In-aeroporto-tieni-gli-occhi-ben-aperti."
Fu bello sentirmi dire quelle parole, a poche ore dalla partenza. Cose semplici e forse banali, con il senno di poi, ma vi assicuro che in quel momento mi fecero un gran bene. E' difficile spiegare.
Infine lo salutai, ringraziandolo dei consigli certo però di un fatto.
" La-ringrazio-per-i-consigli-veramente,-terrò-gli-occhi-aperti. Le-garantisco-però-che-qualcuno-mi-crederà..."
2 commenti:
@
Gran bel post Daniele.
Già
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