Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

16 dicembre 2010

il supplizio di tutti noi

In pieno periodo natalizio è un dato di fatto che la vendita di cellulari e console da gioco abbiano un vero e proprio boom di vendite.

Milioni di persone, ragazzi, ragazzini una volta comprata la Play, daranno vita a battaglie epiche, sfidandosi tra di loro, fino all’ultimo respiro. Milioni e milioni di persone, durante le feste, entreranno nei centri commerciali alla ricerca di un nuovo cellulare da sostituirsi a quello vecchio, senza fondamentalmente..nessun motivo.

Anche io sto pensando di cambiare cellulare. E se ci penso bene non c’è un vero e proprio motivo. Quello che uso tutt'ora funziona ancora bene, riceve ed invia i messaggi perfettamente, perché quindi, mi son chiesto, ho in mente da qualche giorno di cambiarlo? Forse perché mio fratello ne ha comprato uno nuovo, più moderno e mi piace? Forse perché proprio per il fatto che siamo “sotto natale“ perciò bombardati da infiniti messaggi promozionali ed offerte che invitano al consumismo, al regalare, mi sento quasi invogliato a comprarne uno nuovo anch'io? Forse. Sta di fatto che molto probabilmente lo cambierò, come faranno milioni di persone e chissenefrega.

Come ho già cambiato, comprandone uno nuovo, qualche settimana fa, un portatile. Mi serviva e l’ho preso, senza troppi se, senza troppi scrupoli, chissenefrega.

Come se non bastasse mi trovo quasi una sera alla settimana con gli amici a giocare, divertendoci come pazzi, alla Play…che battaglie, che ridere…“this is living!!”.

Quasi quasi mi compro anche la Play Station e chissenefrega si vive una volta sola, mi faccio un regalo, lavoro tutto l'anno io ed ogni tanto è giusto premiarsi cazzoooo!

Eppure debolissima ed immobile, Faida Mugangu fissa il muro grigio della sua stanza. Il dottor Ngabo le parla, le tocca delicatamente la mano. Nessuna reazione. La donna, trent’anni, stringe forte, forse troppo forte, il bambino disteso accanto a lei nel letto, avvolto nelle coperte.
Secondo il rapporto medico Faida Mugangu soffre di gastrite, racconta Deogratias Ngabo, medico dell’ospedale Charité Maternelle nella città congolese di Goma.

Fuori dalla stanza il dottor Ngabo ci dice anche che cosa manca veramente alla paziente: qualche settimana fa ha perduto quasi tutta la sua famiglia.

Alle quattro del mattino ha dovuto assistere a uno spettacolo atroce: dei soldati hanno ucciso suo marito con un colpo di arma da fuoco, e tre dei suoi figli a colpi di machete. Lei è riuscita a salvarsi nascondendosi tra i banani con il bambino più piccolo. Il giorno seguente Faida Mugangu ha sepolto nella soffice argilla il cadavere di suo marito e i pezzi dei corpi delle sue due figlie e del figlio maggiore. Poi non ha più mangiato per due, tre settimane, nessuno sa di preciso per quanto tempo. A un certo punto si è presentata alla porta dell’ospedale diocesano, con il bambino stretto in fasce di stoffa sulle spalle, sfinita fisicamente e psicologicamente. Da quel momento non ha più detto una parola. “Nessuno-sa-chi-siano-i-colpevoli”, dice il dottor Ngabo, al quale Faida ha affidato la sua storia

Qui nel Kivu, nella regione occidentale della Repubblica Democratica del Congo, tutti potrebbero essere colpevoli. Nessuno saprebbe dire con certezza chi combatte per chi.

I miliziani, i banditi, i gruppi rivali, ma anche gli stessi eserciti dei partiti della guerra torturano, uccidono, violentano, saccheggiano in nome anche dell’industria elettronica.

Le multinazionali occidentali che sfruttano da tempo le materie prime dei grandi stati dell’Africa centrale non si tirano indietro se si tratta di finanziare i ribelli e gli eserciti. Spesso collaborano persino strettamente con loro.
Perché la posta in gioco è il denaro.

Dall’agosto del 1998 qui infuria la “prima guerra mondiale d’Africa”, una guerra quasi sconosciuta in Europa. Nell’aprile del 2001 questa guerra si era già portata via due milioni e mezzo di vite umane. Si conta che un terzo di loro fossero bambini.

Potrà sembrarvi assurdo, ma il Congo è uno dei paesi più ricchi della terra. Vi si trovano oro, argento, diamanti, petrolio, rame, cobalto, stagno e altri tesori del sottosuolo.

Uno di questi si chiama tantalio.

Da quando i principali metalli sono passati in secondo piano a causa della caduta dei prezzi sul mercato mondiale il tantalio è passato al centro degli scontri.

Il tantalio appartiene ora al gruppo delle materie prime più ricercate, viene usato soprattutto nei condensatori elettrolitici, come quelli che si trovano nei telefonini o nei computer Pentium. Con il boom dei cellulari e lo sviluppo del mercato dei computer o console quali Play Station o Game boy Nintendo, il prezzo del tantalio è salito a livelli vertiginosi.

Il tantalio fu scoperto nel 1802 da un chimico svedese di nome Eckberg. Disperato per il fatto che lo studio di questo metallo resistente all’acidità si rilevasse tanto difficile, diede alla sua scoperta il nome del dio greco Tantalo, costretto all’eterna sofferenza nell’aldilà.

Per tutte le offese agli Dei, Tantalo, dopo la morte, fu gettato nell' Ade dove, a memoria eterna del suo misfatto, non poteva né cibarsi né bere, nonostante fosse circondato da cibo e acqua. Tantalo, infatti, era legato ad un albero da frutto carico di ogni qualità di frutti, fra i quali pere e lucide mele, in mezzo ad un lago la cui acqua arrivava fino al suo mento. Ma non appena Tantalo provava a bere il lago si asciugava, e non appena provava a prendere un frutto i rami si allontanavano, o un alito di vento improvviso li faceva volare via lontano dalle sue mani. Inoltre un grosso macigno incombeva su di lui minacciando di schiacciargli il cranio e facendolo così vivere in uno stato di terrore perenne, il famoso supplizio di Tantalo.

Un nome azzeccato.
(Klaus Werner-Hans Weiss, I Crimini delle Multinazionali, Newton Compton Editori)



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