Una volta tornato in Italia mi è successo di imbattermi in un programma televisivo dove due genitori, per il sesto compleanno della loro viziata bambina, hanno organizzato una mega festa di compleanno dalla "modica" cifra di trentamila dollari: limousine, ruota panoramica, pony, cavalli, torte giganti, abiti firmati, cantanti e personaggi famosi a "noleggio" e tante altre banalità.
L'intera famiglia tuttavia, mi è parsa triste e misera.
A Joaquim Gomes io e Maria andammo in crisi proprio sul concetto di miseria.
Ci trovavamo all'interno della casa di Evida e del suo piccoletto, un bimbo bello come il sole: Otio. Ad accompagnarci fu Michele. Dovevamo consegnarle delle foto e, per raggiungerla, scendemmo nelle "grotte-favelas": le parti più basse del paese, nonché quelle più povere, misere e pericolose..
Evida fu felicissima di riceverci in casa sua; ci fece sedere sul suo letto e ci disse di visitare senza problemi la sua casa: una piccola casetta dignitosissima, avvolta da terra e lamiere e scavata in una minuscola buca nascosta in Brasile. I suoi occhi brillarono di gioia quando videro le foto che la ritraevano chissà dove.
Fu un regalo bellissimo quell'incontro..per lei ma anche per noi!
Io e Maria entrammo in conflitto in quanto ci colpì molto la fierezza di questa donna nell'accoglierci nella sua "miseria". Nell'accoglierci nella sua felicità.
Evida, quarantun anni è gravida al quarto mese.
A pochi isolati, dall'altra parte della cittadina, incontrammo, qualche giorno dopo, un ragazzo di diciannove anni, Daniele, ferito da un misero destino. Lo incontrammo nella sua piccola casa composta da due stanze. Daniele è assistito, ventiquattro ore su ventiquattro, dalla madre. Una donna stanca.
Daniele faceva parte di una banda giovanile. Una sparatoria gli ha conficcato una pallottola nella schiena, tranciandogli il midollo e condannandolo ad essere paraplegico in una delle regioni più povere del mondo. E' difficile perfino immaginare.
E' magrissimo, itterico, astenico, depresso, scavato.
Ogni tanto, improvvisamente, avverte la madre di aver sentito "qualcosa" muoversi nelle gambe. Quando scopre che è stata solamente una percezione, quasi fosse un miraggio nel deserto, ricade nel limbo della miseria e non vede l'ora di riaddormentarsi di nuovo. Non sogna una limousine, una ruota panoramica e nemmeno un pony.
Non sogna più.
I posti più poveri della terra ti mettono con le spalle al muro. Son come grandi nuvole che risalgono minacciose..che ti avvolgono l'anima man mano che incontri persone, osservi cose, comportamenti, man mano che ascolti storie..così lontane e diverse dai normali "canoni" quotidiani che, se dovesse piovere (e potrebbe accadere quando meno te lo aspetti, una volta tornato, anche a distanza di giorni..mesi..), rischieresti davvero di ritrovarti bagnato fradicio,
in mezzo al nulla delle proprie agiatezze quotidiane.
L'intera famiglia tuttavia, mi è parsa triste e misera.
A Joaquim Gomes io e Maria andammo in crisi proprio sul concetto di miseria.
Ci trovavamo all'interno della casa di Evida e del suo piccoletto, un bimbo bello come il sole: Otio. Ad accompagnarci fu Michele. Dovevamo consegnarle delle foto e, per raggiungerla, scendemmo nelle "grotte-favelas": le parti più basse del paese, nonché quelle più povere, misere e pericolose..
Fu un regalo bellissimo quell'incontro..per lei ma anche per noi!
Io e Maria entrammo in conflitto in quanto ci colpì molto la fierezza di questa donna nell'accoglierci nella sua "miseria". Nell'accoglierci nella sua felicità.
Evida, quarantun anni è gravida al quarto mese.
A pochi isolati, dall'altra parte della cittadina, incontrammo, qualche giorno dopo, un ragazzo di diciannove anni, Daniele, ferito da un misero destino. Lo incontrammo nella sua piccola casa composta da due stanze. Daniele è assistito, ventiquattro ore su ventiquattro, dalla madre. Una donna stanca.
Daniele faceva parte di una banda giovanile. Una sparatoria gli ha conficcato una pallottola nella schiena, tranciandogli il midollo e condannandolo ad essere paraplegico in una delle regioni più povere del mondo. E' difficile perfino immaginare.
E' magrissimo, itterico, astenico, depresso, scavato.
Ogni tanto, improvvisamente, avverte la madre di aver sentito "qualcosa" muoversi nelle gambe. Quando scopre che è stata solamente una percezione, quasi fosse un miraggio nel deserto, ricade nel limbo della miseria e non vede l'ora di riaddormentarsi di nuovo. Non sogna una limousine, una ruota panoramica e nemmeno un pony.
Non sogna più.
I posti più poveri della terra ti mettono con le spalle al muro. Son come grandi nuvole che risalgono minacciose..che ti avvolgono l'anima man mano che incontri persone, osservi cose, comportamenti, man mano che ascolti storie..così lontane e diverse dai normali "canoni" quotidiani che, se dovesse piovere (e potrebbe accadere quando meno te lo aspetti, una volta tornato, anche a distanza di giorni..mesi..), rischieresti davvero di ritrovarti bagnato fradicio,
in mezzo al nulla delle proprie agiatezze quotidiane.
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