Gli infermieri italiani sanno come comportarsi in caso di morte di una persona/paziente appartenente alla cultura araba e di fede islamica?
Nel precedente post inerente la morte e la relativa assistenza infermieristica in considerazione dei cinque principali credi, avevamo analizzato la cultura cristiana-cattolica. Oggi analizzeremo la morte in un contesto sanitario di un paziente islamico e vedremo come comportarsi o meglio quali sono i concetti base per non trovarsi impreparati a tale evento con il fine di arricchirci professionalmente!
Abbiamo già ribadito che è fondamentale considerare i dettami di fede della persona assistita.
Oggi più che mai i nostri ospedali, come già ricordato, assistono, oltre che cristiani (di cui cattolici e ortodossi), anche musulmani, persone di religione ebraica, induisti, buddisti, animisti. Direi che questi sono aspetti importanti da considerare non vi pare? Soprattutto ancor più se la persona coinvolta nel processo assistenziale è vicina a quel passaggio unico e delicato che è appunto la morte. La difficoltà da parte delle istituzioni e degli individui spesso consiste nella comprensione dell'altro e nel rispetto delle sue differenze soprattutto, e lo abbiamo già considerato nei precedenti post relativi al nursing transculturale, se lo poniamo in un contesto di salute, malattia e appunto morte. Il professionista infermiere dunque, di fatto e in perfetta sintonia coi tempi, deve tener conto di ciò che cambia nel tessuto sociale per il quale lavora.
Il Codice deontologico dell'Infermiere possiede al suo interno tre articoli molto significativi in merito:
L'articolo 4
"L'infermiere presta assistenza secondo principi di equità e giustizia, tenendo conto dei valori etici, religiosi e culturali, nonché del genere e delle condizioni sociali della persona".
L'articolo 35
"L'infermiere presta assistenza qualunque sia la condizione clinica e fino al termine della vita all’assistito, riconoscendo l'importanza della palliazione e del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale, spirituale".
.. e l'articolo 39
"L'infermiere sostiene i familiari e le persone di riferimento dell’assistito, in particolare nella evoluzione terminale della malattia e nel momento della perdita e della elaborazione del lutto".
Da qui partiamo.
Se dovessi rispondere alla domanda iniziale risponderei di NO, gli infermieri italiani (non tutti, ma credo la maggior parte) non saprebbero come comportarsi. Di questo ne sono certo.
La colpa molto spesso non è esclusivamente del singolo professionista (etnocentrista, poco interessato, ignaro, impreparato, menefreghista, razzista..) ma anche dalla sua stessa Azienda sanitaria che non favorisce e nemmeno promuove adeguati corsi in merito e questo perché la cultura dell'assistenza transculturale è purtroppo ancora poco considerata poche storie .. inoltre, a mio avviso, a livello universitario, gli studenti infermieri non godono della reale culture care: l'antropologia e la demoetnoantropologia, così come la sociologia, sono si affrontate ma in modo troppo generico e spesso non fanno altro che allontanare/annoiare ma soprattutto non incuriosire i futuri infermieri!
Agli studenti infermieri, se si vuole davvero parlare di antropologia, è necessario plasmarla con il nursing transculturale. Se non lo si farà quelle poche ore affrontate serviranno a ben poco. Occorre che siano gli stessi professionisti infermieri, studiosi di transculturalità, a confrontarsi con gli studenti in merito alla multiculturalità in ambito sanitario, con il compito di appassionarli, incuriosirli e abbattere molti pregiudizi stupidi e dannosi per la professione!
Ma torniamo alla fede islamica; ecco dunque una breve descrizione, un semplice appunto, che riguarda il differente approccio e significato della morte nelle principali religioni presenti in Italia. Questa seconda traccia analizzerà la cultura araba, la fede islamica; nei successivi post verranno analizzate le altre religioni prese in considerazione.
L'assistenza infermieristica di fronte alla cultura ARABA (fede islamica - Islam - fede musulmana):
Le diversità esistono, le culture (tutte) arricchiscono.
- L'islamismo (Islam=sottomesso a Dio / Musulmano=da muslim, credente che compie la volontà di Dio) non fa distinzione tra culto e vita civile (la politica non è separata dalla religione..)
- il Corano è la Parola di Dio, trasmessa al mondo tramite il Profeta Maometto (avvengono poi tante interpretazioni del Corano)
- La causa della malattia è legata alla volonta di Dio, che è la risposta di tutte le domande umane
- La vita è gioia (visione positiva della vita) ed attraverso la fede all'uomo viene offerta la possibilità di unirsi a Dio e affrontare al meglio la vita ed i suoi dolori
- La malattia è benedizione (secondo gli hadith, i detti della vita di Maometto); assume spesso un significato profondo per l'essere umano con importanti funzioni spirituali quali per esempio la purificazione (..la malattia vista come punizione per i peccati) o addirittura come una "ricompensa positiva" (meritorietà).
- Se consideriamo la stanza di degenza della persona morente, in questo caso una persona di fede musulmana, la posizione del letto così come la testa deve essere rivolta verso la Mecca
- La persona morente può richiedere la presenza dell'Imam che può presentare alla morte del fedele (non obbligato)
- Potremmo sfruttare la persona da noi individuata come resources man per maggiori informazioni e consigli nel da farsi, tra tutti i famigliari e gli amici stretti riuniti al capezzale, i quali provvederanno inoltre alla tolette funeraria (eseguita da famigliari o persone di religione musulmana) lavando ("grande abluzione") e componendo la salma. Il corpo infatti non dovrebbe essere toccato
- Dopo la toletta funeraria il corpo andrebbe avvolto, lasciando scoperto il viso, in un lenzuolo bianco (purezza-nudità-semplicità) e non lavorato (evitare biancheria cucita!), lasciando scoperto il viso fornito dalla comunità religiosa
- La salma è lavata e composta da maschi per i defunti uomini e da femmine per defunte donne (ma una donna può fare il rito del suo sposo e viceversa)
- La veglia funeraria può essere eseguita con dei versetti del Corano recitati da un Imam o da una persona abilitata
- La comunità pronuncerà la "professione di fede" (uno dei pilastri dell'Islam):
Ash-hadu an la ilaha illa-Llah wa ash-hadu anna Muhammadan rasulu-Llah
..che significa: "Sono testimone che non esiste altro dio all'infuori di Iddio e che Muhammed è il suo Profeta" oppure "Rendo testimonianza che non c'è divinità tranne Allàh e rendo testimonianza che veramente Muhàmmad è l'Apostolo di Allàh"
- In caso di pazienti soli l'infermiere, un assistente spirituale o un mediatore culturale potrebbe recitare la Sura 36 (composta da 83 versetti) che è una bellissima preghiera di benedizione a Dio recitata nei momenti cruciali dell'esistenza
- Qualora sia impossibile pronunciare la "professioen di fede" è sufficiente l'invocazione del nome di Dio
- La morte è una trasformazione, una separazione dal corpo e dallo spirito, un ritorno a Dio
- Sono proibite le cure di conservazione
- Proibita la cremazione
- La salma viene lasciata stesa sul dorso con le braccia lungo il corpo e orientata in direzione della Mecca
- Avvolta quindi in un lenzuolo bianco andrebbe sepolta entro un giorno (il più rapidamente possibile, di principio entro 24 o 48 ore) dalla morte in una fossa scavata in direzione della città santa della Mecca
- Per quanto riguarda la posa nella bara gli operatori eseguono la posa nella bara ed il corpo è disposto con la testa in direzione della Kaʿba
- Il feretro è in legno tenero, con talvolta una fascia verde (colore dell’Islam) con un emblema a forma di mezzaluna
- Nei paesi musulmani il corpo è interrato senza feretro, sul lato destro, con il petto verso la Mecca. La famiglia è presente al trasporto del corpo ed al cimitero, tradizionalmente gli uomini accompagnano il defunto, mentre le donne vi si recano il giorno seguente. L'Imam si pone di fronte al feretro, orientato verso la Kaaba, e gli astanti dietro a lui
- L'Imam pronuncia la preghiera funeraria, la sola preghiera recitata in piedi, senza inchini né genuflessioni
- Ogni persona, anche non musulmana, può accompagnare il defunto al cimitero
- Durante i tre giorni che seguono il decesso la famiglia riceve le condoglianze e vengono recitate delle preghiere per il morto. La comunità circonda la famiglia, i vicini e gli amici accolgono i visitatori e preparano i pasti. Al terzo giorno la famiglia invita amici e vicini per pregare e leggere il Corano.
- Al quarantesimo giorno la comunità si ritrova di nuovo per pregare
- La famiglia del morto si assume la responsabilità di saldare tutti gli eventuali debiti che la persona possa aver contratto in vita e si assume l’impegno di mantenere contatti e relazioni cortesi con gli altri parenti e gli amici
- Nei primi tempi, si continua frequentemente a pregare e a supplicare Allah, spesso digiunando e recandosi presso la tomba, quasi in pellegrinaggio
- La visita alle tombe è raccomandata ai vivi affinché ricordino l’inevitabilità della morte e il giorno di giudizio di Allah
- Di regola non si usano fiori, ma non sono proibiti
- I monumenti funebri devono essere semplici. Le foto sono proibite
- L’80% dei defunti musulmani sono inumati nel loro paese d’origine
Le diversità esistono, le culture (tutte) arricchiscono.
L'infermiere, sorvolando per un attimo tutte le procedure tecniche e le best practice che applica, è un professionista della salute che ha la straordinaria opportunità di vivere in senso olistico, attraverso lo studio e relazionandosi quotidianamente con i sentimenti più controversi dell'Uomo, la conoscenza umana.
Deve approfittarne.
<< Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza >>
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 118-120)
Dante insegna sempre: è la conoscenza, il presupposto base per la valutazione di una persona.
Fonti:
Internet
Nursing nella società multiculturale-Guida per l'infermiere-Laura Aletto, Lorenzo di Leo-Carocci Faber
Antropologia culturale, infermieristica e globalizzazione-A cura di Veronica Agnoletti e Alessandro Stievano-FrancoAngeli
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