Come molti sapranno L'Africa Orientale Italiana cessò definitivamente di esistere nel dicembre 1941, sotto i colpi dell'esercito britannico; l’armata italiana in Etiopia si arrese dunque agli Inglesi e moltissimi nostri soldati furono deportati in Kenya, fatti prigionieri e utilizzati per costruire strade e ponti...
Molto celebre è la storia di Felice Benuzzi, di Trieste, Giovanni Balletto, di Genova e Vincenzo Barsotti, di Viareggio, rinchiusi nel 354 P.O.W. Camp Kenya, situato alle pendici del Monte Kenya, alto oltre 5000 metri e che i tre prigionieri, appassionati di alpinismo, decisero di scalare (promettendo con una lettera che sarebbero tornati al campo di prigionia una volta raggiunta la vetta... cosa che poi fecero!) riuscendo perfino a issare il tricolore sulla vetta.
Una fuga eroica e romanzesca che fece molto clamore (per maggiori info...).
Grazie ai miei viaggi solidali ho avuto l'opportunità di fare piccole scoperte davvero piacevoli.
Una di esse la si trova appunto nella Rift Valley, nel tratto di strada (B3) che collega Nairobi a Nakuru, poco prima del lago Naivasha (guarda la mappa) e si tratta di una graziosa chiesetta costruita nel 1942 proprio dai prigionieri di guerra italiani.
Con mia grande sorpresa ho scoperto dunque che i soldati italiani non sono serviti esclusivamente per costruire strade, sotto un sole cocente ma, compassionevolmente, hanno trovato anche la forza e la volontà di costruire una piccola chiesetta cattolica nel bel mezzo della Rift Valley, in omaggio e in ricordo di tutti i soldati che hanno partecipato alla costruzione della strada e ai fratelli d'Italia caduti nel conflitto.
La piccola chiesa è sopravvissuta alla prova del tempo, ai cambiamenti di regime, alla fame e a presunte o fasulle democrazie.
Al suo interno ho scovato una frase molto bella che vi riporto volentieri:
Haec Est Victoria Quae Vincit Mundum: Fides Nostra
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