Anche quest'anno è stato pubblicato il XXIII rapporto immigrazione 2013 (frutto del lavoro di Caritas e fondazione Migrantes) intitolato "Tra crisi e diritti umani".
Viveresisteresistendo l'ha letto e ha raccolto di seguito alcuni tra gli spunti del dossier, a mio avviso, particolarmente significativi.
Viveresisteresistendo l'ha letto e ha raccolto di seguito alcuni tra gli spunti del dossier, a mio avviso, particolarmente significativi.
Partiamo col fatto che la crisi non ha solo impoverito economicamente la società italiana, ma rischia di indebolire anche la sua democrazia. L’immigrazione, spesso identificata come luogo di povertà, di insicurezza, di conflittualità sociale, oltre che essere luogo di discernimento della qualità dei principi democratici, può diventare risorsa per la crescita dell’Italia: per il milione di ragazzi immigrati che vi nascono e crescono; per i giovani che arrivano nelle nostre città; per le storie familiari; per le culture, le esperienze di fede che invitano al dialogo e all’incontro; per una nuova prossimità vicina e lontana che aiuta a riconoscere ogni persona nella sua dignità, interezza e unicità.
E' necessario un dialogo costante con le istituzioni per superare una volta per tutte la "falsa" emergenza del tema e operare cambiamenti concreti indirizzati all'accoglienza e all'integrazione partendo dal riconoscimento dell'immigrazione dal punto di vista giuridico (un esempio tra i tanti, l'attuazione dello ius soli, espressione giuridica che indica l'acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto di essere nati nel territorio italiano, qualunque sia la cittadinanza posseduta dai genitori).
In generale Il compito più arduo rimane senz'altro quello di raccontare l’immigrazione a tutti, attraverso strumenti adeguati e che siano in grado di avvicinare la gente a questi temi che ancora destano diffidenza, risvegliando antiche paure mai sopite. Vi è dunque un'urgenza d'azione sul piano culturale.
- CONTESTO GLOBALE
Cresce la popolazione mondiale, crescono i migranti. in Italia il fenomeno continua, ma non aumenta. La crescita interna dei migranti – per i ricongiungimenti familiari, le nuove nascite – viene pressoché annullata dai rientri, dalle partenze per altre destinazioni europee e del mondo di numerose persone e famiglie migranti.
In Europa le nazioni maggiormente attrattive sono la Germania e la Francia; negli ultimi anni, però, hanno visto accrescere la presenza di migranti paesi come la Spagna e l’Italia. Circa 5 milioni resta il numero di persone, comunitarie e non, che sono presenti in Italia.
La mobilità umana, dunque, sembra aumentare di pari passo con la crescita della popolazione a livello mondiale. Si tratta di un numero che per molti studiosi è sottostimato. Generalmente ci si concentra sui flussi migratori dal Sud del mondo verso il Nord, mentre poco si parla degli spostamenti tra i paesi in via di sviluppo e ancora meno della mobilità che si registra all’interno di una stessa regione. In alcuni paesi come la Cina e l’India, ad esempio, le migrazioni interne hanno numeri paragonabili a quelli delle grandi migrazioni internazionali.
L’Europa e l’Asia – con oltre 70 milioni di migranti ciascuno – sono i continenti che ospitano il maggior numero di migranti, pari a circa i due terzi del totale mondiale entrambi.
La capacità d’attrazione dell’Unione Europea sui flussi migratori internazionali è rimasta su livelli apprezzabili, nonostante la cattiva congiuntura economica continui ancora ad affliggere molti paesi dell’area.
All’inizio del 2013 risiedevano in Italia 59.685.227 persone, di cui 4.387.721 (7,4%) di cittadinanza straniera. La popolazione straniera residente è aumentata di oltre 334 mila unità (+8,2% rispetto all’anno precedente) proveniente principalmente da Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina.
La maggioranza degli stranieri è concentrata al Nord, di meno al Centro e ancor meno al Sud. Donne e uomini sono equamente distribuiti sul territorio e la maggior parte di loro parla romeno, albanese, arabo, ucraino o cinese.
- BAMBINI - SCUOLA
I bambini figli di genitori stranieri che sono nati in Italia (107 mila nel 2012) e quelli che vanno a scuola hanno superato i loro coetanei che sono venuti da altri paesi. Eppure si parla ancora, incredibilmente, di minori stranieri (SI allo ius soli!).
Un alunno straniero su due è straniero solo sulla carta. Al crescere dell’età aumenta il disagio scolastico.
- LAVORO
Diversi settori ancora tengono e in alcuni casi crescono come la collaborazione domestica e familiare. Cresce l'occupazione, soprattutto al Nord (60%). L'edilizia (18%), l'agricoltura (13%) e i servizi (10,4%) sono i settori maggiormente interessati. Si rileva come le imprese continuino a privilegiare posizioni temporanee a discapito di quelle permanenti. Bloccare semplicemente i flussi di ingresso o non permettere forme di emersione per chi si trova a lavorare in Italia senza un permesso di soggiorno, vuol dire solamente abbassare le tutele e le garanzie dei lavoratori. E se questo è vero per determinati settori di inserimento, è ancor più vero per realtà come il lavoro in agricoltura dove ormai ci siamo abituati a sopportare la vista di decine di migliaia di schiavi moderni, sfruttati sui campi di mezza Italia. Tre euro e mezzo per raccogliere un cassone di pomodori da 300 kg sotto il sole anche a 40 gradi. Due euro e mezzo se si è senza permesso di soggiorno. È questa la paga che un immigrato riceve nelle campagne pugliesi, dove fa anche 14 ore al giorno.
- RELIGIONE
Una legge sulla libertà religiosa è necessaria nella misura in cui andrebbe a rispondere ad un mutamento della società che è sotto gli occhi di tutti: nel giro di qualche decennio le nuove generazioni di cittadini a identità multipla non saranno più naturaliter cattolici ma sikh, musulmani, ortodossi, buddisti, hindu, cristiani neo-pentecostali e carismatici e, dunque, chiederanno il pieno riconoscimento della loro diversità religiosa.
- CRIMINALITA'
È questo uno degli aspetti più spinosi dell’immigrazione e certamente quello che si presta a maggiore strumentalizzazione politica e mediatica. In realtà, le forme che assume la devianza fra i cittadini stranieri sono uno dei fenomeni ad essa ricollegati che ha subito meno variazioni, almeno nelle linee di tendenza, negli ultimi 10 anni.
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