Indignarsi. Illuminante il caso di Platone che, ad un certo punto della sua vita, si occupa di educazione. Perché? Perché già ai suoi tempi (nella democrazia di Atene) aveva osservato che che la classe politica di allora continuava a litigare; arrivò dunque a porsi un interrogativo molto contemporaneo a mio avviso: ma se i giovani vedono questi esempi che provengono dall’ a-l-t-o, che uomini diventeranno? Ampliamo lo scenario ai tanti altri ambiti sociali che ci circondano quali lo sport, la rincorsa sfrenata al consumo, alla ricchezza esteriore, alle dipendenze, a tutte quelle forme di potere che dis-umanizzano l'uomo. Vediamo come l'essenza dell'educazione è facile che svanisca? Vediamo come è facile impoverirsi, soffrire, per poi affidarsi a bisogni compensativi?
Aprire gli occhi dell’anima (cuore e intelletto). Ritornare ad essere nel fiume della vita.
Il potere dominio, il denaro, l'avarizia, la tirchieria di affetto e amore per sé stessi, per gli altri e per la natura ci inquinano la mente. Le nevrosi individuali e collettive si sostengono reciprocamente
E allora che fare? Non smettere mai di "coltivare" sé stessi, di plasmarsi, di arricchirsi il più possibile interiormente impoverendosi esteriormente come fanno da millenni tutti gli esseri viventi di questa terra... tranne l'uomo. Non smettere mai di approfondire la propria identità, di essere compassionevoli, di ricercare la pienezza umana.
E’ dura. Eppure gli strumenti giusti sono in noi.
Le persone normali sono supereroi.
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