Il post di stasera si vuole coraggiosamente soffermare sull'importanza di non perdere mai di vista l'empatia e la sua via (la via emotiva è la meta) nell'adempimento della professione infermieristica, che ritengo essere la disciplina umanistica per eccellenza, nonostante sia sempre più basata sul tecnicismo e sullo scientismo.
Questa mia umile riflessione inoltre, è nata grazie ad alcuni spunti di Mauro Scardovelli, messi in relazione con i principali aspetti teorici infermieristici di Martha Elizabeth Rogers.
Prestate attenzione ai contenuti di questo scritto:
Possono, tali parole, essere in qualche modo correlate alla nostra professione?
Secondo me si. Chi più di noi infatti, noi infermieri, noi stessi, può esercitare empatia. Peccato che, molto spesso, la male-organizzazione correlata alla gestione delle varie UO, della turnistica, della costante carenza di personale, per non parlare del carico di lavoro sempre più impegnativo da un punto di vista burocratico/gestionale ostacolano e deprimono, in un certo senso, ogni buon intento e risulta sempre più difficile trovare il tempo, obiettivamente, per dedicarsi al paziente in modo empatico, in modo autentico.
La slide è tratto da un ebook, "Simboli Aleph" edito Liberodiscrivere (2007), recentemente acquistato per la modica cifra di 4 euro o poco più. In realtà, vi assicuro, il valore intellettuale di tale piccola opera vale molto di più.
L'autore è Mauro Scardovelli.
State per recarvi da una persona per assisterla...
Può dunque l'infermieristica, sempre più analitica, "tecnicizzata", burocratica correre il rischio dunque di non saper più indirizzare ad esercitare empatia? Di veder annebbiare la propria meta?
Credo di si.
Tra le teorie del nursing che più apprezzo, oltre a quella di Madeleine Leininger, vi è senz'altro quella dell'Uomo Unitario di Rogers. Vi è un aspetto molto importante della sua poco conosciuta teoria che credo si possa mettere in relazione con lo spunto di Scardovelli.
Martha Elizabeth Rogers (1914-1994) fu una infermiera, teorica del nursing; nel 1980 pubblicò "Scienza dell'uomo integrato" che rappresenta, sul piano storico, il primo tentativo di teorizzare la centralità della persona rispetto alla salute e addirittura al nursing stesso.
Da un punto di vista transculturale (e lo ripeto sempre agli studenti infermieri che incontro...) è fondamentale considerare, prima ancora della cornice culturale di una persona, la persona stessa.
Rogers era una persona dotata di una mente brillante e di vivida capacità immaginativa, essa si avventurò in dimensioni mai appartenute alla cultura del nursing e utilizzò in modo sinergico la sua vasta formazione accademica, fondata su molte aree di sapere: antropologia, psicologia, fisica e letteratura. Tra i suoi principi teorici fondamentali ve ne è uno, la risonanza (la convibrazione), che evidenzia il cambiamento continuo tra il campo umano e ambientale. Essa ritiene infatti i campi di energia le unità fondamentali che promuovono processi di interazione continui tra l'uomo e il suo ambiente: Il processo vitale degli esseri umani è dunque una sinfonia di vibrazioni ritmiche che oscillano a varie frequenze (integralità).
La sua visione dell'uomo è globale: assoluto protagonista del suo destino, in continuo cambiamento.
Un uomo vibrante, libero, scientifico ma fortemente ancorato e condizionato dall'ambiente e dalla sua umanità empatica e compassionevole.
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