L'originale Panissa cucinata alla Pievetta |
Volete sapere dove poter assaporare l'originale Panissa cucinata sulle rive del grande fiume Po e protetta dalla Santa patrona di barcaioli e contadini?
Naturalmente alla Pievetta e Bosco Tosca di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza.
Questa è la sua storia..
Di Pievetta e Bosco Tosca, delle loro origini, ho già scritto a questi post.
La Santa patrona di queste due piccole frazioni (una volta abitate esclusivamente da pescatori e agricoli..) al confine tra Emilia e Lombardia e localizzate lungo la riva del grande fiume Po è Santa Agnese.
Santa Agnese è la protettrice per tutti quelli che abitano e soprattutto lavoravano (come si narra qui da generazioni.. ) sul Po: barcaioli, contadini, pescatori, cacciatori...
Questo fine settimana si celebra, nei locali della storica canonica, la festa della nostra Santa patrona e proprio qui, in questi giorni, si può assaporare un piatto unico nel suo genere: la Panissa della Pievetta e Bosco Tosca.
La storica chiesa della Pievetta di Castel San Giovanni |
Qui ci tengono a precisare che l'originale Panissa neanche a cinque chilometri di vicinanza è cucinata uguale. La ricetta è custodita gelosamente nel cuore delle massaie locali. L’originale Panissa di Pievetta e Bosco Tosca la si trova dunque SOLO qua, a due passi dalle rive del grande fiume Po, cucinata sotto la luce protettiva di Santa Agnese.
Un'eccezione, mi dicono, può essere fatta per la Panissa vercellese o novarese.. per maggiori info vi rimando a questo link.
Negli stessi locali e nel campo da calcio limitrofo, in estate, si celebra un'altra grande festa un tempo molto famosa, poi sospesa per anni e solo recentemente di nuovo tornata a grande lustro: la festa dell’anatra.
Ma la celebrazione invernale per i giorni della Santa è tutta un’altra cosa e chi ci è nato da queste parti lo sa bene.
Prima di raccontarvi, con grande piacere, di che cosa si tratta, capite bene che per me e per il mio blog, amante delle contaminazioni culturali di ogni genere, è impossibile non raccontarvi che cosa rappresenta questa festa per queste piccole frazioni del comune di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, spesso purtroppo troppo poco considerate e denigrate con brutte parole solo esclusivamente per il fatto di essere localizzate in periferia o per il fatto di ospitare al proprio interno numerosi migranti, di varie nazionalità, come se questo aspetto possa marchiarle alla bella vista di zone apparentemente più “cittadine” e migliori. Tutt’altro amici miei. Vi posso assicurare che nelle frazioni di campagna si può ancora assaporare un clima famigliare e solidale anche tra nuclei culturali e temporali molto diversi tra loro. Attenzione. Lungi da me prendermi meriti che non ho. Non sono la mia generazione, i trentenni, i protagonisti di questa bella storia anzi; non sono nemmeno i tanti ventenni che le abitano. Per noi c'è ancora tata strada da fare..
Le protagoniste di questa storia, coloro che ci insegnano che la condivisione e il rispetto sono alla base di tutto, sono le “massaie” locali, donne e uomini per lo più in pensione, trascinati, bisogna ammetterlo, da un giovane Don dalla mentalità aperta, dai suoi ragazzi dell'oratorio, capaci di "buttarsi" a capofitto nelle cose, nelle persone, senza paure.
Il merito va a loro.
Storiche e originali massaie locali al lavoro.. ahahah! |
Tornando ai piatti tipici locali che caratterizzano Pievetta e Bosco Tosca, l’anatra e la Panissa, per entrambe ci tengo a precisare (a nome di tutti coloro che sanno cucinarle come si deve.. ) che le ricette sono segrete ahahah! quindi non arrabbiatevi ma in questo post non troverete la lista degli ingredienti e nemmeno i dosaggi! Rischierei la vita.
La storia della Panissa è veramente la classica storia centenaria, frutto di tanta povertà e cultura della benevolenza del cibo. La Panissa, inutile nascondersi, era un piatto povero per poveri. La si cucinava perché in mancanza di altro, con quei pochi ingredienti basilari che si riuscivano ad avere e sono contento che oggi, nell’era del consumismo sfrenato, sia emersa in un certo senso, una sua rivendicazione “cultural-popolare”.
Una bella rivincita che dite?
Gli ingredienti principali sono: la farina (in assoluto) e il riso cotto nel brodo di costine. Non è Panissa se non vi è quell’amalgama tra riso, carne e farina a tal punto da renderla quasi “collosa”, in un certo senso cremosa. Diciamo che assomiglia un po’ a un risotto pasticciato o a una polenta bianca.
Non posso dirvi di più sennò mi picchiano!
Vi dico solo che è buonissima e che ieri, accompagnata da un bel bicchiere di Gutturnio e dal calore della gente stretta in piccole stanze umide e scarne di una piccolissima chiesa di campagna in pieno inverno e a due passi dal grande fiume, mi è sembrata una delle cose più buone che abbia mai assaggiato in vita mia.
Non mi rimane altro da fare che invitarvi, per il prossimo anno, a questa povera, piccola e umile festicciola dedicata a Santa Agnese che ci protegge da secoli e che non vedrà l'ora di vedervi al tavolo pronti ad assaporare la Panissa, un piatto davvero unico che non troverete da nessun'altra parte, quindi davvero speciale, ricco di storia e di significato.
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