Questo blog è nato una ventina di anni fa! Ha fatto a cazzotti con i primi guestbook, i primi "siti", con i vari forum ed oggi è bullizzato dai social molto più "veloci" e alla moda.. ma tutto sommato, nonostante mille cose successe, qualche cicatrice e gli acciacchi del tempo, rimane ancora in piedi! Respect!

09 agosto 2018

logistic park


C’è scritto che sei la porta della Val Tidone ma è una gran fregatura.
Io la faccio tutti i giorni questa strada, insieme ai suoi diavoli che l’attraversano e l’eco grasso di quel rutto depravato che fuoriesce da quel gigantesco mostro unto, lussurioso e mai sazio ventiquattro ore su ventiquattro lo si sente per decine di chilometri provenire da quegli ettari di prato ormai fantasma, divorati dal cemento.
I suoi tentacoli arrivano dappertutto e la succhiano la vita di quella gente; italiani e non che, giorno e notte, con le loro facce tristi e ancora assonnate, corrono a masturbarlo per cose che in realtà strozzano solo l’esistenza puoi starne certo: un mutuo, una macchina nuova, una prigione mentale o una moglie da mantenere dopo il divorzio.
Da luglio ad agosto, l’asfalto è un forno incandescente che, tra nuvole di gas di scarico stomachevoli, pomodori caduti a terra alla rotonda da qualche tir stracolmo e lasciati marcire insieme a grasse carcasse di nutrie pelose investite, dalla coda lunga, dura e sottile, trasuda pietà umana.
Sguardi incrociati di camionisti unti, con le loro facce da duri, gli occhiali da sole e la sigaretta in bocca; erbacce incolte ai margini della strada miste a plastica, cellophane e carte abbandonate.. sono lo sfondo di eroi con la pelle negra come le più buie delle notti o mulatta con gli occhi a mandorla, intenti ad andare a lavorare per non rubare e costretti per forza di cose ad attraversare quel serpente di lava e catrame, con addosso un giubbino catarifrangente di color giallo o arancio per paura di lasciarci la pelle. Li vedi arrancare sotto il sole cocente per chilometri a piedi o con vecchie ed arrugginite MTB anni ottanta, piccole bici pieghevoli con le ruote sgonfie o vecchi motorini squadrati. Ogni tanto qualcuno ha pure il coraggio ancora di protestare con un picchetto sindacale, come si faceva una volta, per i propri diritti; sono per lo più stranieri, maghrebini, poveri diavoli, utilizzati nella bassa manovalanza della logistica e forse anche per questo delle loro battaglie non frega nulla a nessuno.
Nelle mattine appena nate li vedi sbucare da ogni angolo della strada precipitarsi verso mastodontiche scatole di cemento armato e consumo che portano il nome di Amazon, Fiege, Geodis, Leroy Merlin.. Timbrare e stimbrare senza che nel mezzo succeda forse nulla e lentamente convincersi che la vita sia davvero poca cosa e a muso duro resistere, tra infiniti pacchi tra le mani da spedire e piccoli, grandi, identici sogni da cullare.

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