Cosa servirà questa lettera di un trentacinquenne nel pieno della sua vita, perso sotto il sole della pianura padana, fra la “via Emilia e il West”, che ama quel suo fiume che lo attraversa, il Po, e adora allo stesso modo quel fiume di esistenza che lo entusiasma da sempre. Ama il suo lavoro, l’energia delle cose che accadono; ama la sua storia, i suoi viaggi, i suoi amori persi e conquistati ma, soprattutto, ama quel senso di scoperta che l’appartiene da sempre e che, da sempre, come un fuoco che arde all'infinito, lo riscalda difendendolo dalle ombre e dal marcio che impregna l’aria che lo circonda (ultimamente non sopporto proprio le "cricche", l'ipocrisia, il perbenismo a tutti i costi e le forzate paraculaggini.. sarà l'età che avanza)
Cosa servirà a dire la sua su questa Italia e la sua sinistra morta per colpa dei tweet, delle camice bianche, di mille stronzate di facciata; delle mille correnti e partiti senza una spina dorsale, senza più identità. Morta per colpa di eccessivi protagonismi e soprattutto di poco, pochissimo coraggio che oggi servirebbe più che mai: il coraggio della sua gente.. Si, del suo popolo. Un popolo che oggi si nasconde, che rimane alla finestra, che non si schiera più e che abbassa la testa davanti a una fake-news, a una ronda, a una bocca-merdosa qualsiasi che dietro ad uno schermo e grazie a una tastiera calpesta la dignità di un'altro essere vivente in difficoltà. Perché di quello dobbiamo parlare, non di altro.
Dei diritti degli ultimi, degli sfruttati, italiani e non italiani, delle classi più deboli. Lavoratori, famiglie, giovani non ancora rassegnati. Per quel popolo non esistono prima questi o altri, esiste un senso di giustizia che non è vero che è “loro”, non è vero che appartiene solamente a “loro”, alla destra più becera e stolta (perché esiste anche un pensiero conservatore, nazionalista “di destra” storicamente colto.. e che rispetto) è anche nostro,
è s-o-p-r-a-t-t-u-t-t-o nostro! Nostro!
Perché ci appartiene da sempre e in cuor mio so di certo che è migliore del loro perché nel mio non esiste distinzione di color di pelle o provenienza; perché si parte tutti alla pari perché, tutti, devono avere le stese opportunità per realizzarsi. Perché il mio paese accoglie e non uccide.
Cazzo ma ritroviamo il coraggio di guardarci indietro per sognare un futuro! Facciamo un passo indietro e torniamo ad ascoltare chi, eroicamente, spesso nell’ombra e con coraggio ha lottato e lotta ancora, senza risparmiarsi, ogni giorno senza paura dell’odio e dell’indifferenza dei nostri tempi, mettendoci la faccia.
Tempi “d’odiOnline”.. che schifo. Andiamo a vedere, senza stupidi pregiudizi, cosa bolle nei luoghi di lavoro e nelle strade e diamo voce a chi rappresenta quel senso di frustrazione che può appartenere, attenzione, a tutti.. perché se è vero che ci raccontano che le “classi sociali” sono morte (piccola borghesia, classe operaia.. ) è vero anche che oggi un grande disagio, un senso di fragilità e ingiustizia sociale purtroppo lo possono vivere dai giovani "blue collar”, alle famiglie degli operai in pensione con reddito medio.. lo possono vivere le famiglie a reddito basso con stranieri.. quelle a reddito basso di soli italiani, anziani soli o giovani disoccupati e perfino le famiglie benestanti.. di impiegati, con "pensioni d’argento"..
Torniamo a dare spazio quindi a chi lotta, a chi ha ancora le palle di stare con i più deboli senza chinare la testa; torniamo a resistere, a combattere il "personaggio" di turno che la spara più grossa disseminando falsità. Torniamo a riconoscere chi s'impegna in silenzio nella realtà.
Chi ama fare il fenomeno che si accomodi pure. Per me può rimanere a farlo, osannato su Facebook.. nel suo bel recinto incantato, a vita. Ma noi si deve uscire allo scoperto e ripartire da zero! Si deve andare dove gli altri non andrebbero mai, si deve andare da chi, in quel recinto, non è permesso entrare, perché non è nato qui, perché è diverso, perché urla per un suo diritto e non lo ascolta nessuno. Perché viene sfruttato come un asino e non può farci nulla.. e subisce a testa bassa ingiustamente come la maggior parte dei lavoratori. Questa è ciò che siamo sempre stati inutile fare quello che non siamo, mettiamocelo in testa. Prenderemo tre voti? Chissenefrega!Prendiamoli ma almeno saranno autentici e ci sentiremo comunque orgogliosi. Mettiamoci la faccia senza avere paura di dire che i veri problemi dell'Italia non sono i migranti o tutto ciò che smuove la pancia della gente.. sono lo sfruttamento, le mafie, il clientelismo, la criminalità organizzata, il costo della vita, la corruzione, l'evasione fiscale.. le enormi disuguaglianze di realizzazione, tutele sociali, assistenza sanitaria, occupazione.. che ci sono tra Nord e Sud, da regione a regione. Ma di cosa stiamo parlando gente?
Poi son tutti bravi a incazzarsi e a scandalizzarsi se "ti postano la foto del migrante" sbarcato con in mano il cellulare.. ma per difendere quei tre diritti fondamentali Cristo.. in difesa di altrettanti cristi abbandonati a sé stessi in Calabria, Sacko Soumayla ci ha lasciato la pelle in maniera disumana e criminale. Per lui non si è troppo scandalizzato nessuno.
Non ci si scandalizza nemmeno ormai più, a dire il vero, per qui pochi, pochissimi, lavoratori ancora con le palle quadrate che protestano davanti ai loro giganteschi capannoni pieni di merci perlopiù inutili.. non ci si scandalizza più per tutta quella gente proveniente da un sacco di paesi che, a pochi chilometri dai centri abitati e dai nostri orticelli mentali ben curati, lungo la tangenziale, o dispersi nel nulla, lavorano sotto un sole battente nei campi a lavorare per pochissimi euro. Ma la cosa peggiore è che, quel popolo, cioè noi, non si lamenta più.. per sé stesso.
Si ha troppa paura, si è perso il coraggio?
Un popolo che lotta con sempre meno coraggio più per tutti i suoi sfruttati, con sempre meno voce, ricattati ogni giorno in maniera subdola, furba e infame nel proprio luogo di lavoro (nella maggior parte dei luoghi di lavoro, pensateci bene).
Un popolo composto da italiani e stranieri, fatevene una ragione; che sono l’Italia di oggi e che saranno, faranno.. l’Italia di domani.
Dei diritti degli ultimi, degli sfruttati, italiani e non italiani, delle classi più deboli. Lavoratori, famiglie, giovani non ancora rassegnati. Per quel popolo non esistono prima questi o altri, esiste un senso di giustizia che non è vero che è “loro”, non è vero che appartiene solamente a “loro”, alla destra più becera e stolta (perché esiste anche un pensiero conservatore, nazionalista “di destra” storicamente colto.. e che rispetto) è anche nostro,
è s-o-p-r-a-t-t-u-t-t-o nostro! Nostro!
Perché ci appartiene da sempre e in cuor mio so di certo che è migliore del loro perché nel mio non esiste distinzione di color di pelle o provenienza; perché si parte tutti alla pari perché, tutti, devono avere le stese opportunità per realizzarsi. Perché il mio paese accoglie e non uccide.
Cazzo ma ritroviamo il coraggio di guardarci indietro per sognare un futuro! Facciamo un passo indietro e torniamo ad ascoltare chi, eroicamente, spesso nell’ombra e con coraggio ha lottato e lotta ancora, senza risparmiarsi, ogni giorno senza paura dell’odio e dell’indifferenza dei nostri tempi, mettendoci la faccia.
Tempi “d’odiOnline”.. che schifo. Andiamo a vedere, senza stupidi pregiudizi, cosa bolle nei luoghi di lavoro e nelle strade e diamo voce a chi rappresenta quel senso di frustrazione che può appartenere, attenzione, a tutti.. perché se è vero che ci raccontano che le “classi sociali” sono morte (piccola borghesia, classe operaia.. ) è vero anche che oggi un grande disagio, un senso di fragilità e ingiustizia sociale purtroppo lo possono vivere dai giovani "blue collar”, alle famiglie degli operai in pensione con reddito medio.. lo possono vivere le famiglie a reddito basso con stranieri.. quelle a reddito basso di soli italiani, anziani soli o giovani disoccupati e perfino le famiglie benestanti.. di impiegati, con "pensioni d’argento"..
Torniamo a dare spazio quindi a chi lotta, a chi ha ancora le palle di stare con i più deboli senza chinare la testa; torniamo a resistere, a combattere il "personaggio" di turno che la spara più grossa disseminando falsità. Torniamo a riconoscere chi s'impegna in silenzio nella realtà.
Chi ama fare il fenomeno che si accomodi pure. Per me può rimanere a farlo, osannato su Facebook.. nel suo bel recinto incantato, a vita. Ma noi si deve uscire allo scoperto e ripartire da zero! Si deve andare dove gli altri non andrebbero mai, si deve andare da chi, in quel recinto, non è permesso entrare, perché non è nato qui, perché è diverso, perché urla per un suo diritto e non lo ascolta nessuno. Perché viene sfruttato come un asino e non può farci nulla.. e subisce a testa bassa ingiustamente come la maggior parte dei lavoratori. Questa è ciò che siamo sempre stati inutile fare quello che non siamo, mettiamocelo in testa. Prenderemo tre voti? Chissenefrega!Prendiamoli ma almeno saranno autentici e ci sentiremo comunque orgogliosi. Mettiamoci la faccia senza avere paura di dire che i veri problemi dell'Italia non sono i migranti o tutto ciò che smuove la pancia della gente.. sono lo sfruttamento, le mafie, il clientelismo, la criminalità organizzata, il costo della vita, la corruzione, l'evasione fiscale.. le enormi disuguaglianze di realizzazione, tutele sociali, assistenza sanitaria, occupazione.. che ci sono tra Nord e Sud, da regione a regione. Ma di cosa stiamo parlando gente?
Poi son tutti bravi a incazzarsi e a scandalizzarsi se "ti postano la foto del migrante" sbarcato con in mano il cellulare.. ma per difendere quei tre diritti fondamentali Cristo.. in difesa di altrettanti cristi abbandonati a sé stessi in Calabria, Sacko Soumayla ci ha lasciato la pelle in maniera disumana e criminale. Per lui non si è troppo scandalizzato nessuno.
Non ci si scandalizza nemmeno ormai più, a dire il vero, per qui pochi, pochissimi, lavoratori ancora con le palle quadrate che protestano davanti ai loro giganteschi capannoni pieni di merci perlopiù inutili.. non ci si scandalizza più per tutta quella gente proveniente da un sacco di paesi che, a pochi chilometri dai centri abitati e dai nostri orticelli mentali ben curati, lungo la tangenziale, o dispersi nel nulla, lavorano sotto un sole battente nei campi a lavorare per pochissimi euro. Ma la cosa peggiore è che, quel popolo, cioè noi, non si lamenta più.. per sé stesso.
Si ha troppa paura, si è perso il coraggio?
Un popolo che lotta con sempre meno coraggio più per tutti i suoi sfruttati, con sempre meno voce, ricattati ogni giorno in maniera subdola, furba e infame nel proprio luogo di lavoro (nella maggior parte dei luoghi di lavoro, pensateci bene).
Un popolo composto da italiani e stranieri, fatevene una ragione; che sono l’Italia di oggi e che saranno, faranno.. l’Italia di domani.
Nessun commento:
Posta un commento