C'è il vicino di casa di mia suocera che ogni volta che mi vede cerca di convincermi a cambiare la macchina..
- Ma non la cambio la Qubo - gli rispondo sempre simpaticamente. È una brava persona, poco più che cinquantenne, sempre scherzoso, una persona tranquilla, abbastanza solitaria. Viene sempre a trovarlo il fratello, poco più anziano, con qualche acciacco e credo che venga spesso a trovarlo per trascorrere un po' il tempo in compagnia. Anche lui soffre di qualche acciacco ma nulla che lo renda rinchiuso in casa o impossibilitato a fare qualcosa. Anzi.
Si è da poco comprato la nuova 3008 Peugeot, che non è niente male, di un arancione metallizzato molto bello e proprio perché gli avevo fatto poco tempo fa degli apprezzamenti su tale scelta.. ogni volta che mi vede, cerca di convincermi a cambiare la mia vecchia Qubo!
Circa un mesetto fa Iris (mi moglie) mi avvisa che questo signore è stato ricoverato causa Covid. È iniziato tutto con la febbre; una lieve insufficienza respiratoria ecc. La 3008 è lì sotto ferma da giorni, qualcosa avevo intuito.. maledetto Covid di merda.
"E fagli godere la nuova macchina.. " penso tra me e me..
Da quando è iniziato tutto il pallino Covid, non ho mai scritto nulla sui social. Non mi interessa convincere nessuno, mi basta quello che ho visto a marzo e aprile soprattutto. Quando in due mesi mi trasferirono in cinque reparti. Ricordo cinquantenni che venivano portati seduti sulla carrozzina per essere ricoverati; erano troppo deboli per camminare, sfiniti da quindici-venti giorni di febbre.. facevano ossigeno con i semplici occhialini per intenderci.. alcuni addirittura portavano già la maschera con il sacchetto che aiuta a concentrare l'ossigeno. Molti entravano scherzosi, erano febbrili, con la pelle sudata, spettinati, un pigiama.. ma di buon umore. Si capiva subito che stavano male da giorni e che in fretta e furia erano stati portati in pronto soccorso dove erano stati diverse ore prima del ricovero. Ricordo come fosse ieri il colore di alcune di quelle borse vecchie di tela.. o piccole valige o trolley nella quale erano contenuti gli oggetti necessari per un breve ricovero. Alcuni arrivavano con un semplice sacchetto di plastica bianco, altri solo con il cellulare, un portachiavi.. All'inizio ero contento perché dopo anni di lavoro sapevo che le brutti febbri bene o male con il ricovero si risolvevano.
Erano solo tante. E anche loro credo la pensassero così.
Ma era tutto.. "troppo". Era tutto così strano.
In breve tempo capimmo un po' tutti che la situazione si faceva sempre più drammatica. E fu spaventoso vedere queste persone peggiorare nel giro di poco, sempre di più (eravamo all'inizio, parlo di metà marzo, nel pieno dello tsunami..).
La cosa che più mi colpì fu vederli passare (non tutti ovviamente ma molti si e questo me lo ricordo bene) giorno dopo giorno, dagli occhialini per poi passare alla maschera con sacchetto, fino al casco, fino al tubo endotracheale. Anche il loro umore, ovviamente, nel giro di poco, cambiò. Alcuni di essi, dopo circa una settimana, erano diventate altre persone . Questo succedeva soprattutto a chi rimaneva sotto il casco per molti giorni. L'irritabilità della situazione era asfissiante, da impazzire. Questa cosa mi colpì molto. Le persone accettate all'ingresso non c'erano più. Non erano più loro. C'era un sacco di lavoro da fare. Una di esse, ricoverato da una decina di giorni, in piena notte tentò il suicidio. Me ne accorsi perché sentii un rumore strano provenire da una camera di degenza e mi precipitai a vedere.. contemporaneamente ricevemmo una telefonata di una donna (che poi scoprimmo essere la moglie..) che ci avvisava della sua intenzione di farla finita e, presa dal panico, chiamò in ospedale. Si era tolto casco e flebo e in un attimo voleva farla finita buttandosi dalla finestra. Delirava, era esausto ma con uno sprazzo di lucidità era riuscito a comunicare con la moglie, riuscendo a mandarle un messaggio e salutandola per l'ultima volta.
Lo fermammo in tempo.
Era il periodo più brutto, quando in piena notte i pazienti venivano trasferiti in elicottero anche da piccoli ospedali di provincia.
Giuro, lo giuro, ricordo ancora alcune delle loro facce. Essendo molte volte trasferito da un reparto all'altro, di molti ho perso le tracce e non ho più saputo nulla. Di tre-quattro persone ci terrei un sacco a sapere se ce l'hanno fatta. Ma non ricordo nemmeno i loro nomi. E forse è meglio così, non sapere più nulla. Ricordo, mentre scrivo a getto..una stanza in particolare. Al suo interno c'era in uno dei due letti un professore di lettere e filosofia, nell'altro un meccanico. I primi giorni (quando più o meno stavano nelle stesse condizioni) si incoraggiavano a vicenda e sembravano già molto legati ma dopo un po' la situazione.. cambiò. Uno peggiorò con i giorni e venne trasferito, l'altro migliorò e venne poi dimesso.
Ma nel frattempo la malattia li aveva resi.. indifferenti l'uno con l'altro; tanto da arrivare a ignorarsi.
Ricordo un altro signore che entrò in pronto soccorso con me.. scambiammo anche due parole perché sapevo che proveniva dalla mia stessa valle, la Val Tidone. Era febbrile e seduto sulla carrozzina. Lo ritrovai poi dopo in uno dei reparti covid al quale fui assegnato, per poi rivederlo ancora quando tornai a lavorare in rianimazione. Dopo due mesi e mezzo di calvario morì lì. Anche la sua storia mi colpì molto.
Ben presto, dentro la mia testa, scattò un meccanismo strano. Quando vedevo arrivare in reparto persone tipo mio padre (fino a qualche giorno prima del ricovero quindi in perfetta salute, ok cardiopatici, diabetici.. ecc ma tutto sommato ancora in forma e pieni di vita..), mi abituai a scrutarli dalla testa ai piedi e la prima cosa che guardavo era la borsa che tenevano fra le mani, se scherzavano o no. Se arrivavano già con gli occhialini dell'ossigeno o già con la maschera..
Due giorni fa Irisneida mi avvisa che il vicino di casa è morto. Molto probabilmente per le conseguenze del Covid. Era una persona semplice, solitaria ma simpatica. Camminava sulle sue gambe e ok aveva qualche acciacco ma sono quelle cose che uno ha e se le cura e porta dietro per anni..
Due giorni fa Irisneida mi avvisa che il vicino di casa è morto. Molto probabilmente per le conseguenze del Covid. Era una persona semplice, solitaria ma simpatica. Camminava sulle sue gambe e ok aveva qualche acciacco ma sono quelle cose che uno ha e se le cura e porta dietro per anni..
La 3008 è lì.
E' parcheggiata lì, sotto a noi, l'ho vista poco fa.
È nuovissima, praticamente mai usata.
Lo sentivo arrivare, aprire il garage..
Era contento della sua nuova macchina.
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