Ne ho scelte alcune.
La prima. Marzo 2020. Io che porto in giro il cane sotto casa in periodo lockdown. Il mondo si ferma.
Che silenzio c'era tutto attorno? Avremmo mai immaginato di vivere una cosa così?
Che cosa stava accadendo?
Poi. Indimenticabile quella dove mi si vede fradicio, letteralmente fradicio, dopo essermi tolto la tuta protettiva alla fine di un turno (marzo, aprile 2020, a Piacenza e provincia fu un dramma). Pazzesco.
C'è quella tutta offuscata dove mi si vede vestito con la tuta protettiva. Ogni tanto ne inviavo qualcuna a mia moglie (incinta e a casa) prima di entrare in reparto, senza scrivere una parola. Era come dirsi: -ciao-io-vado-è -tutto-ok-
Per la serie "Audentes fortuna iuvat".. ma anche "Gratatio pallorum omnia mala fugat.. ".
Le altre sono particolari: c'è quella dove mi trovo di spalle al Dott. Magnacavallo in pronto soccorso a Piacenza.
La ricordo facile perché è stata spesso usata da diverse testate giornaliste online locali per postare notizie generiche relative al Covid in tutti questi mesi (dai bollettini, agli aggiornamenti..). C'è stato un periodo che veniva pubblicata continuamente e ogni volta che la incontro/incontravo per caso, anche a distanza di tempo, mi ha sempre fatto uno strano effetto.. Ricordo che in quei giorni avevo una paura boia e non avevo un centimetro di pelle esposto. In quei giorni (marzo/aprile 2020) il pronto soccorso era come un ospedale da guerra. Ho ricordi molto intensi di quei giorni. Direi quasi offuscati.
La foto con la mascherina in primo piano invece è stata scelta insieme ad altre migliaia di foto di lavoratori e persone comuni e finì tra le pagine de Repubblica.it: ero ufficialmente diventato un "essential workers". Nelle due successive sono impegnato nella somministrazione dei vaccini tanto attesi (un momento di svolta?) durante la famosa campagna di vaccinazione di massa anti-Covid (in corso ancora oggi..): il fiore scelto è la primula, che trasmette l’idea di serenità e rigenerazione poiché sboccia per prima dopo l’inverno, annunciando il risveglio della primavera..
E poi.. forse quella a cui tengo di più.
Quella insieme ai miei colleghi in uno dei reparti Covid nel periodo più brutto (sono stato trasferito più volte, in varie situazioni). Eravamo in tanti: giovani e meno giovani. Qualcuno si ammalava e quando qualcuno si ammalava, si andava a sostituire. E quando si andava sostituire, non sapevi mai che cosa poteva capitare. Insomma si ruotava parecchio.
Ci si riconosceva all'inizio o a fine turno, guardandosi negli occhi, sentendosi parlare o leggendo qualcosa di scritto con il pennarello sulla divisa. Io non mi scrissi addosso mai nulla.
Ricordo un turno con una collega di Roma, mai vista prima, traferitasi apposta per l'emergenza. Non seppi più nulla di lei dopo quel turno; non la incontrai più. Eppure fu un turno faticosissimo, uno di quelli che ti ricorderai per molto tempo e se ci penso.. uno passa la vita a fare turni con gli stessi colleghi di sempre e ogni tanto te li racconti, li ricordi.. e così io posso dire di aver vissuto uno dei turni più intesi della mia carriera con una persona che, alla fine, non ricordo nemmeno il nome! A volte la vita è davvero strana.
Ricordo giovanissimi infermieri neoassunti, alla loro prima esperienza, che mai nessuno premierà.
Persone arrivate da tutta Italia, colleghi infermieri catapultati in piena emergenza poco dopo aver terminato il loro periodo di studi o precari da anni.. con tanto coraggio e voglia di fare. Quanti ragazzi sono stati davvero super.
Infine l'ultima, la più recente, a fine turno su un mezzo delle Usca (le unità speciali che "curano" il Covid a casa..). Completamente bardato, per ore, dalla testa ai piedi, vedo il mondo là fuori, oltre la visiera, un mondo incazzato, con tanta voglia di dimenticare, di ricominciare.. un mondo purtroppo ancora troppo spesso senza mascherina (post aggiornato a gennaio 2022: la mascherina sarebbe obbligatoria all'aperto.. ). Tuttavia "dentro" quella medesima visiera, "dall'altra parte" so molto bene che c'è in corso una pandemia mondiale gravissima e quasi inimmaginabile. Lo sai perché la vedi, la misuri, la tocchi, la vai a scovare nelle case. Turno dopo turno. E tu sei uno dei tanti che in silenzio, si lascia scivolar addosso tutte le polemiche, ed è chiamato a combatterla. Tutti i giorni. E non puoi stare nel mezzo.
C'è quella tutta offuscata dove mi si vede vestito con la tuta protettiva. Ogni tanto ne inviavo qualcuna a mia moglie (incinta e a casa) prima di entrare in reparto, senza scrivere una parola. Era come dirsi: -ciao-io-vado-è -tutto-ok-
Per la serie "Audentes fortuna iuvat".. ma anche "Gratatio pallorum omnia mala fugat.. ".
Le altre sono particolari: c'è quella dove mi trovo di spalle al Dott. Magnacavallo in pronto soccorso a Piacenza.
La ricordo facile perché è stata spesso usata da diverse testate giornaliste online locali per postare notizie generiche relative al Covid in tutti questi mesi (dai bollettini, agli aggiornamenti..). C'è stato un periodo che veniva pubblicata continuamente e ogni volta che la incontro/incontravo per caso, anche a distanza di tempo, mi ha sempre fatto uno strano effetto.. Ricordo che in quei giorni avevo una paura boia e non avevo un centimetro di pelle esposto. In quei giorni (marzo/aprile 2020) il pronto soccorso era come un ospedale da guerra. Ho ricordi molto intensi di quei giorni. Direi quasi offuscati.
La foto con la mascherina in primo piano invece è stata scelta insieme ad altre migliaia di foto di lavoratori e persone comuni e finì tra le pagine de Repubblica.it: ero ufficialmente diventato un "essential workers". Nelle due successive sono impegnato nella somministrazione dei vaccini tanto attesi (un momento di svolta?) durante la famosa campagna di vaccinazione di massa anti-Covid (in corso ancora oggi..): il fiore scelto è la primula, che trasmette l’idea di serenità e rigenerazione poiché sboccia per prima dopo l’inverno, annunciando il risveglio della primavera..
E poi.. forse quella a cui tengo di più.
Quella insieme ai miei colleghi in uno dei reparti Covid nel periodo più brutto (sono stato trasferito più volte, in varie situazioni). Eravamo in tanti: giovani e meno giovani. Qualcuno si ammalava e quando qualcuno si ammalava, si andava a sostituire. E quando si andava sostituire, non sapevi mai che cosa poteva capitare. Insomma si ruotava parecchio.
Ci si riconosceva all'inizio o a fine turno, guardandosi negli occhi, sentendosi parlare o leggendo qualcosa di scritto con il pennarello sulla divisa. Io non mi scrissi addosso mai nulla.
Ricordo un turno con una collega di Roma, mai vista prima, traferitasi apposta per l'emergenza. Non seppi più nulla di lei dopo quel turno; non la incontrai più. Eppure fu un turno faticosissimo, uno di quelli che ti ricorderai per molto tempo e se ci penso.. uno passa la vita a fare turni con gli stessi colleghi di sempre e ogni tanto te li racconti, li ricordi.. e così io posso dire di aver vissuto uno dei turni più intesi della mia carriera con una persona che, alla fine, non ricordo nemmeno il nome! A volte la vita è davvero strana.
Ricordo giovanissimi infermieri neoassunti, alla loro prima esperienza, che mai nessuno premierà.
Persone arrivate da tutta Italia, colleghi infermieri catapultati in piena emergenza poco dopo aver terminato il loro periodo di studi o precari da anni.. con tanto coraggio e voglia di fare. Quanti ragazzi sono stati davvero super.
Infine l'ultima, la più recente, a fine turno su un mezzo delle Usca (le unità speciali che "curano" il Covid a casa..). Completamente bardato, per ore, dalla testa ai piedi, vedo il mondo là fuori, oltre la visiera, un mondo incazzato, con tanta voglia di dimenticare, di ricominciare.. un mondo purtroppo ancora troppo spesso senza mascherina (post aggiornato a gennaio 2022: la mascherina sarebbe obbligatoria all'aperto.. ). Tuttavia "dentro" quella medesima visiera, "dall'altra parte" so molto bene che c'è in corso una pandemia mondiale gravissima e quasi inimmaginabile. Lo sai perché la vedi, la misuri, la tocchi, la vai a scovare nelle case. Turno dopo turno. E tu sei uno dei tanti che in silenzio, si lascia scivolar addosso tutte le polemiche, ed è chiamato a combatterla. Tutti i giorni. E non puoi stare nel mezzo.
Invidio molto chi non teme il Covid. Me lo ripeto da mesi. Ma ogni testa è un mondo e non tocca a me cercare di convincere nessuno. E se anche raccontassi, o meglio, facessi vivere esattamente ciò che, insieme a tanti colleghi, ho vissuto soprattutto nel periodo più catastrofico, sono convinto che difficilmente convincerei qualcuno.
Ma dico solo una cosa e la dico con molta serenità e compassione. Il Covid è una malattia molto imprevedibile, molto contagiosa, che provoca tante complicanze, ad ampio spettro, "multiorgano" si dice; che sono poi il vero nocciolo della questione, il vero problema in termini di cura.
È una malattia lenta ma allo stesso tempo, drammaticamente veloce, disumana, spietata.
Chi ha visto, assistito, con i propri occhi, con le proprie mani, gli effetti di forme medio-gravi non dimenticherà mai e si porterà per sempre dentro certe cose, che a raccontarle qui non ha nemmeno senso, tanto sono serie, dolorose e delicate.
Chi ne ha solo letto o "sentito dire" un po' lo invidio, perché già il fatto di non averci mai avuto a che fare, di non vederlo realmente all'opera, dovrebbe rendere il tutto più facile..
dovrebbe.
**Aggiornamento Gennaio 2022, ondata Omicron**
Sembrava tutto così tranquillo e invece no! E' arrivata la variante Omicron son risaliti dunque i contagi, i ricoveri.. i morti. Vengo di nuovo trasferito, questa volta nell'unità operativa esterna denominata Drive Through: tu arrivi con la macchina e, senza nemmeno scendere, noi ti facciamo il tampone. Una nuova esperienza che sicuramente ricorderò perché vissuta con splendidi colleghi.
3 commenti:
Daniele sei una persona che stimo davvero tantissimo. Abbiamo anche condiviso qualche turno in quel periodo orribile e come sempre sei stato un ottimo professionista e collega. Ma la cosa che ti rende una persona rara,ed è la cosa più importante, è il tuo cuore immenso e quel grande senso di responsabilità e di altruismo.
Non perdere mai la voglia di "buttare" giù due righe...
Scriverei di più.. ma davvero sono stritolato dagli impegni. Ma mi son promesso che in questo spazio rispunterà qualcosa ogni tanto..
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